
Un commento sull’editoriale di Ognibene su Avvenire
Persone di buona volontà oggi sono tratte in inganno da
trionfalistici commenti sugli esiti della legge 40
Pienamente d’accordo con il giornalista Ognibene quando
–Avvenire di domenica 29/3,- stigmatizza l’andazzo del
sistema mediatico, accreditato presso la cultura egemone, di tacere
quando la realtà dei fatti viene a contraddire teorie
prefabbricate a tavolino.
Credo che ormai tutti abbiamo raggiunto la consapevolezza che la
grancassa dell’informazione nel nostro Paese suona quando lo
decidono i maitre a penser, e mette la sordina o tace del tutto
quando dovrebbe occuparsi di fatti che non tornano, di argomenti
fastidiosi perché non ideologicamente allineati.
E’ ovvio pertanto che la maggior parte dei quotidiani sia
stata piuttosto reticente sulla presentazione dell’annuale
relazione sulla legge 40, che regolamenta la procreazione
artificiale, avvenuta venerdì 27/3 ad opera del
sottosegretario Roccella. Ovvio, perché la relazione ha
smentito quei paladini della deregulation procreativa che fin dai
tempi della discussione alle Camere si erano stracciate le vesti di
fronte a quei pochi veti posti dalla maggioranza, preconizzando il
sicuro sorgere di un turismo procreatico possibile solo ai
ricchi.
Il quale, invece, non si è verificato. Pare che la legge 40
funzioni bene, nel senso che –dice la relazione- ha fatto
aumentare il numero di cicli di fecondazione in vitro effettuati e
il numero dei bambini nati.
Pienamente d’accordo con Ognibene perciò su questo
punto, mentre tocca poi rilevare che lui stesso finisce con
l’inciampare nella mala abitudine contestata ad altri
giornalisti. Vede insomma la pagliuzza della censura
nell’occhio del collega e non si accorge della trave della
mistificazione nel proprio.
Perché proprio di mistificazione si tratta quando si tesse
l’elogio dei risultati della legge 40 -con l’unica
liberatoria- ripetuta ormai come un refrain dagli estimatori della
suddetta – che “non è certo una legge
cattolica”, omettendo di fornire dati e cifre che farebbero
chiarezza sulla pratica della fecondazione in vitro (fivet) che la
stessa L. 40 consente e regolamenta.
Pratica che per l’anno 2007 -e sono i dati forniti dalla
relazione del sottosegretario- è stata messa in atto su
55.000 coppie per un totale di 75.000 tentativi e che ha visto
l’inizio di 11.685 gravidanze con la nascita di ben (sic!)
9137 bambini.
Ciò significa che delle 55.000 coppie che hanno fatto
ricorso alla fivet ben 45863 sono tornate a casa senza il bambino
desiderato, nonostante la reiterazione per molte di esse dei
tentativi (75.000 per 55.000 coppie).
Significa inoltre che, se 75.000 tentativi hanno ottenuto la
nascita di 9137 bambini, gli
embrioni appositamente prodotti e avviati a morte sono stati
più di 190.000 se per ogni ciclo se ne sono usati 3,
come consentito dalla legge, e circa 140.000 se ne sono stati prodotti e
impiantati solo due, ipotesi che può valere per una
parte minoritaria dei tentativi, nel caso, meno frequente, in cui
la donna non sia vicina ai 40 anni d’età.
Cifre mostruose in ogni caso, su cui si dovrebbe ragionare e
riflettere, che dovrebbero essere fornite –una sorta di
consenso informato- a coloro che abbiano intenzione di accedere
alle pratiche della procreazione artificiale, e a tutte le
persone di buona volontà
che oggi sono invece tratte in inganno da trionfalistici commenti
sugli esiti della legge 40, anche alla luce anche di quanto
è stato ribadito dalla recente Istruzione Dignitas Personae
ai nn. 14, 15, 16: “… il numero degli embrioni sacrificati
è altissimo” “Tutte le tecniche di fecondazione in vitro si
svolgono di fatto come se l’embrione umano fosse un semplice
ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e
scartate” ”Spesso si obietta che tali perdite di
embrioni sarebbero il più delle volte preterintenzionali o
avverrebbero addirittura contro la volontà dei genitori e
dei medici. (….) E’ vero che non tutte le perdite di
embrioni nell’ambito della procreazione in vitro non hanno lo
stesso rapporto con la volontà dei soggetti interessati. Ma
è anche vero che in molti casi l’abbandono, la
distruzione o le perdite di embrioni sono previsti e
voluti”.
Marisa Orecchia
Vice presidente Comitato Verità e Vita