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Padre Serra, la difesa della verità

2012-01-29

RICORDO di Padre Serra, a cura di Mario Palmaro 28-01-2012

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Con la morte di Padre Angelo Serra, avvenuta a Roma nella notte del
20 gennaio, la comunità scientifica perde uno dei più
importanti genetisti, e il mondo cattolico perde uno dei più
seri e rigorosi bioeticisti italiani. Serra rappresenta un raro
esempio di studioso nel quale si univano una grande preparazione
scientifica, una modestia sincera e sorprendente, e un rigore
dottrinale e morale assoluto.





Ho conosciuto Padre Serra nel
1995, da studente
, quando frequentavo il corso di
specializzazione in Bioetica presso l’Istituto Scientifico
del San Raffaele di Milano. Si trattava di un corso organizzato con
serietà, guidato da docenti intelligenti e preparati, ma
all’interno di una visione morale piuttosto elastica,
disposta a sconfinare dai contorni netti della dottrina cattolica
sulla vita e sulla medicina. Fra i docenti si susseguivano
monsignor Sgreccia e, appunto, Padre Serra; ma anche Edoardo
Boncinelli (“per me – ci diceva – la ricerca
scientifica è una cosa, la riflessione morale
un’altra”) e Fernanda Pivano, che fu invitata a tenere
una lezione sull’eutanasia parlando del suicidio
dell’amico Hernest Haminguay. Il tema dell’aborto fu
affidato, tanto per dare un’idea, al professor Giovanni
Berlinguer, relatore della legge 194 al parlamento italiano.





In quella giornata al San
Raffaele, a Serra non ci volle molto
per accorgersi che, a
dispetto della cornice in cui avveniva la sua lezione, non stava
“giocando in casa”: che l’embrione fosse un
essere umano fin dal concepimento, che la fecondazione artificiale
fosse incompatibile con il rispetto di quell’uomo, che il
Rapporto Warnock dicesse delle corbellerie, era tanto chiaro per
Serra quanto discutibile per alcuni dei suoi allievi. Sulle prime
ebbi l’impressione che quel gesuita, piccolo di statura, dal
tratto delicato e gentile, incapace di alzare la voce, con lo
sguardo che ti voleva bene a ogni costo; ebbi l’impressione,
insomma, che quel buon prete sarebbe stato del tutto inadeguato a
far fronte alle obiezioni, talvolta sarcastiche di una platea
così provocatoria. Una specie di don Abbondio in mezzo ai
“vasi di ferro” della bioetica
cattolica-possibilista.



Si trattava, in fondo, di una
platea che aveva fatto già perdere la pazienza a
Sgreccia
, che alla fine della sua burrascosa lezione mi
aveva confidato “Io qui non ci vengo più, mi attaccano
sempre”. Ma la mia valutazione di Padre Serra si rivelò
presto del tutto sbagliata: Padre Angelo, con quell’aria
serafica e impassibile, difese le posizioni senza mollare di un
millimetro, impugnando di volta in volta le armi della biologia,
della genetica, della filosofia, della logica elementare.



Non ci fu niente da fare: più lo provocavano, e più ne
veniva fuori con calma e con forza. Ne rimasi molto colpito, anche
perché Serra non godeva, né godette negli anni
successivi, di quella fama che avrebbe meritato, anche nel mondo
cattolico. Era schivo, e non cercava i riflettori; e con quelle
idee ortodosse che si ritrovava, tanto meno venivano a cercarlo i
responsabili di giornali e Tv, anche cattolici.





Rividi Padre Angelo molti anni
dopo, per una circostanza della vita assai strana
: insieme
ad altri amici, avevamo fondato un’associazione pro life
– il Comitato Verità e Vita – spinti dalla
necessità di dire pubblicamente che la fecondazione
artificiale, anche nella sua forma omologa, quella legalizzata
dalla legge 40 del 2004, rimane una pratica inumana, immorale e
contraria al diritto naturale. Una pratica che dovrebbe essere
vietata dalle leggi di uno stato civile. Una pratica che dovrebbe
essere sempre estranea a un medico e a un ospedale cattolico.



Non immaginavamo che questa iniziativa ci avrebbe tirato addosso
così tanti guai proprio da parte del mondo cattolico; ma non
immaginavamo nemmeno che questa scelta ci avrebbe fatto incontrare
tante persone straordinarie, spesso sconsociute ma qualche volta
autorevoli e prestigiose, contagiate esse stesse da una certa
“emarginazione” culturale per via dell’amicizia
con “quelli di Verità e Vita”. Padre Angelo fu uno
di questi: quando si trattò di mettere in luce
l’altissima abortività indotta dalla fecondazione
artificiale, non ebbe esitazioni, e iniziò a tenere pubbliche
conferenze, organizzate anche da noi, per spiegare a tutti come
stessero le cose.





Ovviamente sarebbe riduttivo
limitare a questo snodo bioetico
la ricchezza di vita di
Padre Serra. Genovese, 93 anni dei quali 78 trascorsi nella
Compagnia di Gesù, padre Serra è stata una figura di
primissimo piano nel campo della genetica, interpretata sempre nel
rispetto della dignità di ogni essere umano. Era uno studioso
apprezzato in tutto il mondo: nel 1964 ha insegnato alla Harvard
Medical School di Boston. Tornato in Italia, per 30 anni ha
risieduto nella comunità della Civiltà Cattolica ed
è stato docente presso la facoltà di Medicina
dell’Università Cattolica di Roma dove ha fondato e
diretto l’istituto di genetica umana. Presidente della
Confederazione italiana dei consultori di ispirazione cristiana,
negli ultimi anni padre Serra è stato membro della Pontificia
Accademia per la Vita e del Pontificio Consiglio per la
Salute.





Penso che la sua morte sia una
grave perdita per la comunità scientifica
, per la
Chiesa e per la famiglia della Compagnia di Gesù. Ma è
una perdita molto grave anche per l’esiguo (e talvolta
tiepido) fronte pro life italiano. Padre Angelo Serra è sempre
stato un fiero avversario delle tecniche antiumane applicate alla
genetica, e un trasparente nemico delle leggi ingiuste che
permettono l’aborto, la fecondazione artificiale, la
sperimentazione sugli embrioni umani. Una posizione difficile da
sostenere verso il mondo laico dei colleghi; ma per paradosso,
difficile da sostenere anche rispetto a certe derive della bioetica
e della sanità “cattoliche”.



Per questo mi sembra giusto
ricordare di lui questo profilo
che lascia a tutti noi una
sorta di “testamento bioetico”: Serra sostenne sempre
la illiceità di ogni tecnica di fecondazione artificiale
extracorporea, e la profonda ingiustizia di una legge come quella
italiana, la 40 del 2004, che – fatte salve le buone
intenzioni e il contesto in cui venne votata – permette di produrre
l’uomo in provetta. Più di una volta, Padre Angelo mi ha
confidato la sua sofferenza profonda per la confusione diffusa
anche nel mondo cattolico sui temi della bioetica; non capiva i
silenzi, i compromessi, le ambiguità, i veri e propri errori,
i silenzi intorno alla fecondazione artificiale, e in particolare
il clima di generalizzata “difesa” della fivet omologa
a norma di legge 40.



Il suo sorriso è la grande lezione che ci rimane più
impressa: imparare ogni giorno a difendere la verità, senza
odiare nessuno.


http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-padre-serra-la-difesa-della-verit-4349.htm







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