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Categoria: Seminario Palmaro

Evangelium vitae 25 anni dopo

Il 25 marzo 1995, san Giovanni Paolo II firmava l’enciclica Evangelium vitae, frutto di un articolato processo di elaborazione, che aveva attivamente coinvolto l’episcopato di tutto il mondo: infatti, nella Pentecoste del 1991, il Papa aveva scritto una lettera personale a ogni vescovo del mondo, al fine di avere la sua collaborazione nella redazione di uno specifico documento, auspicato dai cardinali nel Concistoro straordinario svoltosi a Roma dal 4 al 7 aprile 1991, dedicato al “problema delle minacce alla vita umana nel nostro tempo”: tale documento magisteriale avrebbe dovuto “riaffermare con l’autorità del Successore di Pietro il valore della vita umana e la sua inviolabilità, in riferimento alle attuali circostanze ed agli attentati che oggi la minacciano” (EV, 5).

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L’evidenza dell’umano

Prima di iniziare questo mio intervento, vorrei brevemente raccontarvi perché da più di vent’anni mi prendo cura delle persone in SV. Sono un geriatra mi sono sempre occupato della cura degli anziani. Ho incontrato per la prima volta questa condizione nel 1996. Allora di cosa fosse lo SV sapevo  davvero poco. Nonostante ciò, quando è stata chiesta la mia disponibilità ad assumere la responsabilità di un reparto ad essa dedicato ho detto subito di si. L’ho fatto perché ero rimasto profondamente colpito da questo strano e per certi versi ancora misterioso modo di continuare a vivere, colpito dalla sua povertà esistenziale e dalla radicalità delle domande, di cura, ma non solo, che pone.

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Ragioni di vita o propagande

Appare utile riflettere sui media e sulle propagande appare assai opportuna quest’anno – a 25 anni, da Evangelium Vitae – perché nel primo capitolo di quella straordinaria enciclica san Giovanni Paolo II, denunciata l’«oggettiva “congiura contro la vita”», osservò che non si può «negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell’opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all’aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita» (n.17).

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