
La legge 194 è, e rimane, una legge radicalmente iniqua

2005-11-24
Comunicato Stampa N. 9
Con riferimento al dibattito suscitato in questi giorni in merito alla legge 194 da alcune dichiarazioni di esponenti di forze politiche e del Movimento per la Vita, circa la necessità di applicare la legge stessa nelle parti ritenute positive, in quanto tese alla prevenzione dell’aborto volontario, nonché alla proposta del Ministro della salute sulla eventuale presenza dei volontari pro-life nei consultori familiari, il Comitato Verità e Vita ritiene necessario richiamare alcuni punti fondamentali ai fini della chiarezza:
- La legge 194 è una legge radicalmente iniqua perché rinuncia alla tutela del bimbo concepito e, in nome dell’autodeterminazione, lo consegna alla volontà insindacabile della donna, in una sorta di nuovo ius vitae ac necis.
- Le cosiddette parti “buone” della 194 – art.1 e alcune parte degli art.2 e 5 – rimangono inapplicati in quanto in radicale contrasto con lo spirito della legge che stabilisce di fatto “il diritto di aborto”.
L’espulsione dai Consultori familiari del personale antiabortista e dei volontari per la vita, oltre a essere di ciò diretta conseguenza, si rende perciò necessaria affinché gli stessi non divengano un passaggio obbligato della procedura che esita nell’aborto. La loro presenza sarebbe invece legittima ed auspicabile nel momento in cui i Consultori familiari fossero veramente il luogo del sostegno alla coppia e alla famiglia, secondo lo spirito della legge 405/75 che li ha istituiti, e non, come avviene oggi, dei semplici erogatori della certificazione per l’aborto, la quale invece sarebbe rilasciata da altre strutture. - E’ assolutamente falso che la legge 194 abbia causato la diminuzione degli aborti volontari, come si va affermando da parte di molti. Se le cifre degli aborti sono diminuiti in assoluto dai primi anni di attuazione della legge, ciò è ascrivibile a un quadro demografico e sociologico profondamente mutato quanto a composizione e comportamenti – calo delle fasce fertili rispetto alle età più avanzate, matrimoni diminuiti e ritardati – nonché alla diffusione di pratiche abortive precoci che sfuggono ad ogni certificazione.
Per quanto appena affermato il Comitato verità e Vita ribadisce che la 194 è una legge che deve essere sostituita da una del tutto rispettosa della vita umana, nello spirito e nel dettato.
Affermare che non occorre cambiarla, ma soltanto applicarla nelle parti “buone” come vanno facendo ultimamente anche personalità prestigiose ed autorevoli, significa non solo cedere a una insanabile contraddizione, ma confondere le coscienze e rivestire di buoni panni una legge di morte che, da quando è in vigore ha causato quasi 5 milioni di vittime.
Affermare che non è possibile cambiarla perché “non ci sono le condizioni politiche” significa voler rinunciare a un impegno di chiarezza non solo in sede politico-legislativa, ma anche nell’opinione pubblica, nella cultura, nella società tutta.
Per il Comitato Verità e Vita
Il Presidente
Mario Palmaro