
Trentaduesima giornata per la Vita “La forza della Vita una sfida per la povertà”
Ripropongo a distanza di 32 anni la dichiarazione semplice,
chiara e limpida in 10 punti dei Vescovi italiani del 1978
all’indomani dell’entrata in vigore della legge sull’aborto
Un’altra Giornata per la Vita Italiana indetta
dalla Cei la 32.ma come sempre la prima
domenica di Febbraio, il titolo “La forza della
Vita una sfida per la povertà”. Quando
all’indomani della legalizzazione dell’aborto in Italia fu
istituita questa giornata era persino più semplice difendere
la vita. Oggi la difesa della vita nascente e morente è
sempre più difficile. Una deriva morale, anche tra i
cattolici, ha comportato uno scivolamento di contenuti, di
formazione e a volte anche di semplice buon senso. Ruth E. Renkel
mi ha insegnato che non debbo mai avere paura delle ombre.
Significano solamente che c’è della luce che splende
lì vicino. Ma bisogna anche saper discernere tra l’ombra e
la luce altrimenti si cade nella zona grigia e facili le confusioni
tra opinioni e verità, le manipolazioni della Verità
stessa, la diluizione, la dispersione per arrivare all’inversione
dei contenuti. L’unico modo allora è attenersi al principio
di realtà. Quell’embrione è un figlio di uomo e di
donna e viene ucciso. Poco mi importa se chirurgicamente o
farmacologicamente. La realtà è che viene ucciso
nelle strutture sanitarie con le nostre tasse. In altre parole Lo
Stato mette a disposizione soldi, strutture e personale medico per
uccidere i suoi figli, il suo futuro. Abbiamo le immagini di Haiti
su tutti i telegiornali, partono aiuti, persino la protezione
civile ma per la mattanza dei nostri figli concepiti nemmeno un
aumento degli aiuti alle madri in difficoltà nei vari budget
istituzionali. Abbiamo appena passato il giorno della memoria della
shoah, anche lì abbiamo visto le immagini ma se facciamo
vedere l’immagine del procedimento di aborto chirurgico o
farmacologico e quale è il risultato di quel corpicino
allora diventi un terrorista psicologico. Dov’è la
differenza? Nel non voler vedere anche se si guarda. Non c’è
occhio più cieco di quello che non è collegato alla
coscienza morale naturale del giusto e dello sbagliato, del non
uccidere, senza che questo comporti anche una scelta di campo, un
impegno, un andare controcorrente, con tutto quello che esso
comporta in termini di conseguenze personali, non solo ormai nel
campo della difesa della vita nascente ma anche nel prossimo
dibattito sul cosiddetto fine vita. Un’altra grossa sconfitta se si
legifererà su un altro periodo delle vita così
delicato. In questo momento di crisi economica il messaggio della
CEI afferma : ‘che non è la ricchezza economica a
costituire la dignità della vita, perchè la vita
stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va
strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una
volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto
dell’aborto’ Ma di che realtà stiamo parlando? Oltre 5
milioni di aborti dal 1978. Nel 2007 in Emilia-Romagna sono stati
11.274, nel 2008 11.124 e, nel primo trimestre 2009, 2.986. Nel
2007 quelli con RU486 sono state 563 (5,7% del totale), nel 2008
sono state 526. Nel 1° trimestre 2009 gli aborti farmacologici
sono stati 161, pari al 5,4% del totale degli aborti. Oltre 700
annui a Ravenna. Volete l’immagine: trasformate quei numeri in
corpi degnamente sepolti in un cimitero con delle croci bianche
l’effetto è come la distesa di quelle croci nei cimiteri
dopo lo sbarco in Normandia. E questi piccoli non erano nemmeno
soldati con fucile ed elmetto da essere uccisi per legittima
difesa! Che devo dire a quell’infermiera obiettrice che ha visto
agonizzante un piccolo ma ‘aborto terapeutico’ a 21 settimane
con iniezione salina, che ha chiamato il medico per assisterlo e le
ha detto ‘ non posso fare niente,è un aborto’ .Non
intendo soffermarmi sull’applicazione della 194/78 riguardo la
procedura farmacologia della Ru486, se è fatta a norma o
meno, perché sarebbe ammettere che la legge 194 è
buona e se applicata bene, va bene. NO. Il mio no è deciso,
gridato anche se nel deserto. La legge sull’aborto ha permesso
questo e quello, è integralmente ingiusta. Che devo dire
alle madri che hanno abortito sulla loro sofferenza che il loro
dolore dipende dalla più o meno buona applicazione della
legge, che è un problema di procedura? La legge sulla
fecondazione artificiale ha permesso di produrre i bimbi in
provetta e grazie alla tecnica stessa di produrne in
quantità, sapendo che molti non vedranno la luce. Anche qui
il giudizio è deciso :aborti volontari in causa. Legge
40/2004 integralmente ingiusta. Che devo raccontare a quelle madri
che hanno vissuto il dramma di decine di embrioni prodotti e nessun
bimbo in braccio? E adesso ci provano col testamento biologico.
L’attuale dibattito comporterebbe una più ampia discussione
sui contenuti ma di nuovo sarà una legge che
discriminerà chi deve vivere e chi no e sarà cavallo
di Troia per l’eutanasia. Di nuovo NO! Ma allora sì a che
cosa? Alla chiarezza, alla coerenza, alla non indifferenza, al
coraggio della Verità tutta intera anche nel mondo
cattolico. Penso che il fare memoria sia importante ed è per
questo che ripropongo a distanza di 32 anni la dichiarazione
semplice, chiara e limpida in 10 punti dei Vescovi italiani del
1978 all’indomani dell’entrata in vigore della legge sull’aborto
che obbliga tutti a una serie di riflessioni.
1.NESSUNALEGGE UMANA PUO’ MAI SOPPRIMERE
LA LEGGE DIVINA
2.OGNI CREATURA UMANA, FINA DAL SUO
CONCEPIMENTO NEL GREMBO MATERNO, HA DIRITTO DI NASCERE
3.L’ABORTO VOLONTARIO E PROCURATO, ORA
CONSENTITO DALLA LEGGE ITALIANA, E’ IN APERTO CONTRASTO CON LA
LEGGE NATURALE SCRITTA NEL CUORE DELL’UOMO ED ESPRESSA NEL
COMANDAMENTO ‘ NON UCCIDERE’
4. CHIUNQUE OPERA L’ABORTO, O VI COOPERA
IN MODO DIRETTO, ANCHE CON IL SOLO CONSIGLIO,COMMETTE PECCATO
GRAVISSIMO CHE GRIDA VENDETTA AL COSPETTO DI DIO E OFFENDE I VALORI
FONDAMENTALI DELLA CONVIVENZA UMANA
5. IL PERSONALE SANITARIO, MEDICO O
PARAMEDICO, HA IL GRAVE OBBLIGO MORALE DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA,
CHE E’ PREVISTA PURE DALL’ART 9 DELLA LEGGE IN CORSO
6. IL FEDELE CHE SI MACCHIA DELL’
“ABOMINEVOLE DELITTO DELL’ABORTO”, SI ESCLUDE
IMMEDIATAMENTE ESSO STESSO DALLA COMUNIONE CON LA CHIESA ED E’
PRIVATO DEI SACRAMENTI
7. ALLA GESTANTE IN DIFFICOLTA’ SI DEVE
OFFRIRE L’AIUTO EFFETTIVO DELLA COMPRENSIONE E DELL’ASSISTENZA IN
FAMIGLIA E NELLA COMUNITA’ CRISTIANA, E IN PARTICOLARE NEI
CONSULTORI E NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA ISPIRATI A SANO ORIENTAMENTI
MORALI.
8. SI IMPONE CON URGENZA LA NECESSITA’
DI UN RINNOVATO IMPEGNO PER L’EDUCAZIONE AL RISPETTO DELLA VITA
UMANA IN OGNI FASE DELLA SUA ESISTENZA, CON IL RIFIUTO DI OGNI
FORMA DI VIOLENZA MORALE, PSICOLOGICA E FISICA
9. “ SPETTA ALLA COSCIENZA DEI
LAICI, CONVENIENTEMENTE FORMATA”, DI ADOPERARSI SENZA POSA,
CON TUTTI I MEZZI LEGITTIMI ED OPPORTUNI, PER “ ISCRIVERE LA
LEGGE DIVINA NELLA VITA DELLA SOCIETA’ TERRENA”
10. E’ NECESSARIO RICORDARE CHE
L’ADESIONE ALLA VOLONTA’ DEL SIGNORE, ANCHE QUANDO COMPORTA DELLE
DIFFICOLTA’, RICHIEDE IL CORAGGIO DI UNA TESTIMONIANZA
FEDELE .
Svegliati coscienza mia, svegliati coscienza dei
cattolici Ravennati, svegliati Ravenna! La cultura per la difesa
della vita deve volare alto, la difesa della vita comporta un
guardare oltre. E’ giunta l’ora.
Cinzia Baccaglini