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Massimiliano, rinascere con un segno di croce

2010-02-11

È un ragazzo felice e ringrazia Dio se tre medici su
cinque si opposero al distacco dalle macchine.

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Da
Avvenire
del 9/2/2010

Massimiliano, rinascere con un segno di croce
Due vite parallele, quelle di Eluana e Massimiliano, almeno
per un lungo tratto: hanno entrambi 21 anni quando un incidente
d’auto, a pochi mesi l’uno dall’altro, interrompe
il corso normale della vita e spazza via pensieri, azioni,
speranze. Per entrambi è l’inizio del lungo sonno,
chiusi in un corpo che sembra non comunicare più nulla a
nessuno. Poi nella vita di Max succede qualcosa e tra i due giovani
è il bivio: «Dopo quasi 10 anni di stato vegetativo,
la sera di Natale del 2000 Max ha sollevato la mano e ha fatto da
solo il gesto che gli avevo sempre fatto fare io, il segno della
Croce. Credevo di essere impazzita» . Così Lucrezia
Tresoldi, la mamma che, con il marito Ernesto, aveva passato giorni
e notti attorno a quel figlio, parlandogli, muovendogli braccia e
gambe, stimolandolo senza sosta.



Qual era stata la diagnosi?
Il cervello era
così lesionato che i medici escludevano nel modo più
assoluto qualsiasi ripresa anche parziale. Un neurologo fece un
paragone: Max era come una centralina elettrica, se tagli i fili
non ci sarà mai più alcun contatto. Sulla cartella
clinica scrivevano ogni giorno ‘ non collabora’. Non vedevano segni
di risposta, loro.



Perché, voi li vedevate?

Io un giorno colsi il movimento di un mignolo. Ma i neurologi
dissero che era un riflesso condizionato, che mi illudevo. Negli
anni quante volte ci hanno dato degli illusi o dei
visionari…



Oggi i fatti vi danno ragione, ma in effetti non era facile
credervi, allora.


Il fatto incredibile è che quelle lesioni cerebrali Max le
ha ancora, come rileva la risonanza magnetica, il che prova quanto
poco si sappia del cervello umano. Per tanti anni nessun segno di
coscienza. Poi? Dopo nove anni di stato vegetativo abbiamo visto un
sorriso. I neurologi sostenevano che era uno spasmo involontario,
ma la cosa si ripeté e mai per caso, sempre quando gli amici
di Max lo venivano a trovare. Un anno dopo, quando nostro figlio si
è risvegliato, ci ha spiegato quei sorrisi… Durante quei
lunghi dieci anni Massimiliano era sempre stato ‘ qui’, con noi,
solo che non poteva comunicarlo. Al risveglio ricordava
perfettamente chi in passato era venuto a trovarlo, raccontava
episodi avvenuti in camera sua…



Quanto conta che lo abbiate portato a casa e la famiglia
gli sia sempre stata accanto?


Gli studi dimostrano che lo stimolo maggiore per questi casi
è proprio il contatto con i genitori. Anche
l’infermiere più bravo non potrà mai
trasmettere le sensazioni, i rumori, gli ‘ odori’ della famiglia,
soprattutto l’amore, che sul cervello ha effetti molto forti.
Quando lo abbiamo portato a casa, dopo 8 mesi di ospedali e di
sondino, aveva già ricevuto l’estrema unzione, non
poteva più deglutire, pesava 39 chili, era tutto piagato,
aveva 40 di febbre. Noi a casa gli abbiamo tolto il sondino e,
cucchiaino per cucchiaino, lo abbiamo imboccato con i frullati, a
ogni sorso gli muovevamo il collo perché imparasse il
movimento giusto. Ci sono voluti mesi.



Il giorno prima della morte, l’équipe di Udine
ha provato a far bere acqua a Eluana per dimostrarne
l’incapacità.
Una follia: a una persona
in agonia? E con i liquidi Max si strozza anche oggi che mangia
spaghetti e cotolette. Comunque ci vogliono mesi e mesi di
esercizio costante, dopo anni di sondino.



Max accetta la sua disabilità?

È un ragazzo felice e ringrazia Dio se tre medici su cinque
si opposero al distacco dalle macchine. Da un mese a questa parte
sta pronunciando sempre nuove parole e ora ha il sogno di
camminare, grazie a uno speciale ausilio che però aspettiamo
dall’Asl… Lo vedremo mai?



Che aiuti ricevete dalla Asl?

Tre ore a settimana di fisioterapia, cioè zero. Ci siamo
comprati il letto antidecubito, l’aspiratore per il catarro,
la palestra. Solo da un anno ci possiamo permettere il logopedista,
ma quanti anni fa Max avrebbe parlato, se le sedute fossero
iniziate prima? Perché nessun genitore in questo anno ha
seguito la via aperta da Englaro? Tutti combattono per ottenere gli
aiuti e garantire a questi figli le cure cui hanno diritto, non per
farli morire. Magari avessimo tutti le suore
Misericordine.

Lucia Bellaspiga






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