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Risposta all’articolo de Il Giornale su obiezione di coscienza e aborto

2009-08-7

Risponde il Dr. Roberto Algranati

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Il sig. Filippo Facci, su “il Giornale” del 4/8 u.s.,
chiede di spiegargli come mai l’ 85% degli Italiani sia
favorevole alla legge 194 mentre il 70% dei ginecologi si dichiara
obbiettore di coscienza.

Come medico volentieri lo accontento.

La gente comune, che sa poco o nulla di embriologia umana, e non ha
mai visto l’ecografia di un utero gravido, ha delle idee
molto vaghe su che cosa è un essere umano nel seno materno,
su cosa è un aborto e anche su quanto prescrive la legge
194/78.

Domandiamoci: gli italiani, intervistati nell’inchiesta
citata dal Sig Facci, sapevano che la legge 194 prevede
l’aborto a semplice richiesta della donna nei primi 90 giorni
di gravidanza, l’aborto delle minorenni all’insaputa
dei genitori, l’aborto dei feti malati o malformati anche
quando potrebbero essere guariti prima o dopo la nascita? Sanno,
gli italiani, che dalla 7°settimana  in poi  i
“feti” sono dei  bambini in miniatura e che con
l’aborto chirurgico vengono fatti a pezzi vivi?

Nel “materiale abortivo” destinato
all’inceneritore si possono vedere manine e piedini 
perfettamente formati, e altri frammenti dei corpicini
smembrati  (questi resti io li ho visti e fotografati). Questi
cose i ginecologi le sanno benissimo.

Perciò molti di loro ricorrono all’obbiezione di
coscienza. Ma, grazie al progresso della medicina, i ginecologi
avevano sempre più ridotto le indicazioni del vero aborto
terapeutico che, già negli anni ’70, era diventato
raro.

Le morti poi per aborto clandestino, contrariamente a quanto si
faceva credere, erano già in quegli anni rarissime (circa 30
all’anno in Italia). Sono stati i politici e non i medici a
volere la legge 194/78: non per curare meglio le donne, ma per
riconoscere loro, di fatto, il diritto all’aborto, come
richiesto dalle femministe e, recentemente, anche
dall’Assemblea del Consiglio d’Europa con la
risoluzione n°1607 del 16/ 4 / 2008.

Dr. Roberto Algranati





Articolo di Filippo Facci su Il Giornale del 4/8/2009:

Il presidente della Cei ha
auspicato che «l’obiezione di coscienza nata da
profondi convincimenti cresca ancora» in quanto
l’ammissione della pillola Ru486 rappresenta «una
discesa della civiltà del nostro Paese». Io invece
penso che l’obiezione di coscienza sia una truffa scandalosa
e che rappresenti, essa sì, una discesa della civiltà
del nostro Paese. Lo dimostrano i numeri.


Dovete spiegarmi, altrimenti,
come sia possibile che l’85 per cento degli italiani sia
favorevole alla legge 194 (percentuale in crescita) ma i ginecologi
obiettori sono passati dal 58 per cento del 2005 al 70 per cento
del 2007; gli anestesisti obiettori invece sono passati dal 45,7 al
52,3 per cento; il personale paramedico, infine, dal 38,6 al 40,9.
In alcune regioni molto «tipiche», poi, le percentuali
dei ginecologi obiettori sono ormai da capogiro: in Campania
l’83,9, in Basilicata l’84,1, in Sicilia l’83,5.
Forza, ditemi che sono i «profondi convincimenti», e
non ragioni di comodo e di carriera, a invertire le percentuali tra
gli italiani e queste categorie; ditemi che Campania e Basilicata e
Sicilia sono note per i loro «profondi convincimenti»
etici. Mi direte pure, un giorno, perché un obiettore
pro-life debba per forza fare il ginecologo: che è come un
obiettore pacifista che scelga ostinatamente la carriera
militare.




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