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Riceviamo lettera di critica da un amico

2008-09-29

Da parte nostra non possiamo pensare che la parola di un
presidente di Conferenze episcopale sia – a prescindere -
“incriticabile” a causa della fonte da cui
proviene.

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Carissimi amici, raccolgo l’invito del Comitato
Verità e Vita posto a conclusione del comunicato stampa
n° 53 del 23/9/2008 (“ci auguriamo che altri vogliano
esprimere la propria contrarietà a passi che possono aprire
voragini di morte”) e scrivo per esprimere semplicemente il
mio parere di credente, amante della Vita, in merito alle recenti
affermazioni del cardinale Angelo Bagnasco sulle questioni morali
ed antropologiche sollevate dallo stato della persona di Eluana
Englaro. Se c’è una contrarietà che desidero
manifestare non è, tuttavia, nei confronti delle
affermazioni del Presidente della CEI, ma è riguarda il tono
e il contenuto della vostra presa di posizione, che presume di
giudicare l’operato di un uomo di Dio come Bagnasco,
attribuendogli “motivazioni essenzialmente politiche”
in quello che viene definito con gergo calcistico e poco rispettoso
della persona “un clamoroso autogol”.



Non posso pensare che il Presidente dell’ Assemblea generale
dei Vescovi italiani non goda dell’approvazione del Vescovo
di Roma, Pastore dei Pastori, in tutto ciò che costituisce
il suo ministero, specialmente quando si tratta di dichiarazioni
ufficiali in tema di morale e verità sull’uomo;
immagino invece che egli abbia previamente valutato con grandissima
attenzione ogni parola del suo intervento, con ogni implicazione
possibile, comprese quelle fatte osservare dai vostri comunicati
stampa. Personalmente non entro nel merito delle questioni
specifiche, non essendo assolutamente esperto in materia, ma
desidero come voi, con tutto il cuore, collocarmi nella splendore
della Verità che solo Cristo ha rivelato, affidandola alla
Sua Chiesa. Per questo Dio stesso suggerisce alla mia coscienza di
accreditare piena fiducia ad un uomo, come il cardinale Bagnasco,
che certamente la gode interamente da parte del Papa Benedetto, e
che, in forza del suo alto ufficio, parla con l’assistenza
profonda di quello Spirito di Verità che conduce sia lui che
noi, gregge del suo pascolo, alla “VERITA’ TUTTA
INTERA” (Gv 16,13).



[….] penso qui alle parole di santa Teresa d’Avila, [….]
, proclamata Dottore della Chiesa nel 1970 assieme a santa Caterina
da Siena. Teresa scrive: “Mi chiedevo una volta perché
Dio ami tanto l’umiltà, e mi venne in mente,
d’improvviso, senza alcuna mia riflessione, che ciò
deve essere perché Egli è somma Verità, e che
l’umiltà è verità” (Castello
interiore, seste mansioni, cap.10, n°7). Poiché
l’umiltà è verità, allora la
Verità non ha che un modo per farsi largo nel mezzo della
menzogna: il modo dell’ umiltà, la quale si mostra
aliena da certe prese di posizione, alquanto drastiche e perfino
sconcertanti quando giudicano non solo il contenuto delle
affermazioni del Magistero della Chiesa, ma la stessa intenzione
morale di chi le fa, attribuendogli motivazioni che nulla hanno a
che fare con la fedeltà a Cristo, come quelle definite
“essenzialmente politiche” dal Comitato Verità e
Vita.



Tutto ciò dispiace moltissimo, perché non sembra
avere il volto limpido della Verità, e non giova di certo
alla causa della Vita in cui tutti noi, amici di vecchia data,
crediamo e ci impegnamo all’estremo. E’ assolutamente
necessario, per fronteggiare il comune Nemico della Vita, evitare
affermazioni capaci solo di alimentare confusione e
disorientamento, pregiudizi e divisioni tra noi e nel popolo della
vita, screditando la Chiesa stessa agli occhi di molti.



Proprio oggi, XXVI domenica del tempo ordinario, la liturgia ci fa
ascoltare uno “scongiuro affettuoso e pressante su tutto
ciò che vi è di più santo e caro. E’ un
appello all’unità nell’umiltà:
l’umiltà ostacola quella specie di carie che frantuma
la comunità religiosae che è la divisione settaria.
Ciò che rende la Chiesa “UN’UNIONE DI
SPIRITI” (Fil 2,4) è appunto l’umiltà,
descritta negativamente (“NON FATE NULLA PER SPIRITO DI
VANITA’ O DI VANAGLORIA”) e positivamente
(“CIASCUNO CONSIDERI GLI ALTRI SUPERIORI A SE STESSO”)
nel verso 3. Il grande esempio sul quale conformarsi è
là, sullo sfondo della chiesa di Filippi, è la figura
del Cristo “SERVO” che il celebre inno successivo
presenta.” (G: Ravasi).



Concludo collocandomi con voi tutti nel mistero dell’Ultima
Cena: Colui che ha detto: “IO SONO LA VERITA’ E LA
VITA” (Gv 14,6), ci ha lasciato un testamento da non
dimenticare mai, se davvero vogliamo compiere la Sua volontà
servendo la vita, la supplica per l’unità dei credenti
in Lui, che della Chiesa è il Capo e il Corpo (“SAULO,
SAULO, PERCHE’ MI PERSEGUITI?” – Atti 9,4):
“NON PREGO SOLO PER QUESTI, MA ANCHE PER QUELLI CHE PER LA
LORO PAROLA CREDERANNO IN ME; PERCHE’ SIANO TUTTI UNA COSA
SOLA” (Gv 17,20-21).



Con stima e affetto vi abbraccio e saluto, (lettera
firmata)






Risposta



Carissimo [….],



vorrei ringraziarla della mail che ci ha scritto, perché ci
offre molti elementi di riflessione personale, soprattutto circa la
nostra miseria di uomini peccatori, che anche quando fanno qualche
cosa di buono hanno spesso intenzioni confuse e non del tutto
purificate. Il richiamo all’umiltà e alla prudenza
è sempre da accogliere e da affidare al proprio esame di
coscienza.



Detto questo, le confermo che sono assolutamente convinto della
giustezza della nostra iniziativa, e della necessità
pertanto di proseguire nella linea che caratterizza l’anima e
il senso stesso di Verità e vita.



Provo a riassumere:



1. Non vedo perché dovremmo giudicare la persona del
Cardinale Bagnasco, la sua fede, la sua intelligenza. A noi questo
non compete e ci sottraiamo volentieri a questo compito, che
sarebbe davvero temerario;



2. Ci aspettiamo possibilmente lo stesso trattamento: chi legge i
nostri comunicati non ci giudichi, non dica di noi che siamo
“pazzi”, o “nemici della Chiesa”, ma
verifichi il contenuto di ciò che scriviamo;



3. La natura “Politica” della posizione della Cei non
è una nostra illazione, ma è confermata dai fatti,
dai contenuti della prolusione. Del resto, non è un delitto
avere anche una visione politica della realtà. Il guaio
può essere avere “solo” una visione
politica….



4. Non possiamo pensare che la parola di un presidente di
Conferenze episcopale sia – a prescindere -
“incriticabile” a causa della fonte da cui proviene.
Basterebbe una breve ricognizione storica di ciò che negli
ultimi trent’anni hanno scritto e detto le diverse conferenze
episcopali nel mondo per accorgersi che in non poche occasioni esse
hanno oggettivamente sbagliato, allontanandosi dal Magistero e dal
Papa;



5. La Chiesa stessa ci insegna che ciò che conta non
è la fedeltà cieca all’ipse dixit, ma la
fedeltà alla Chiesa in coerenza con la Tradizione e la retta
dottrina; altrimenti, l’eresia potrebbe essere stata
scambiata molte volte nei secoli per “la posizione della
Chiesa”, visto che eretici furono talvolta importanti fette
dello stesso episopato (si pensi all’arianesimo, ad esempio,
o al modernismo)



6. A noi però, come Verità e Vita, non tocca
primariamente fare una disamina ecclesiologica (che ci interessa
molto come credenti), ma rendere testimonianza alla verità
che riguarda la vita umana, e la verità tutta intera;



7. In questo caso la situazione è piuttosto semplice: la
stessa Conferenza episcopale ha per anni “tenuto duro”
sulle questioni di fine vita; negli ultimi mesi è stata
avviata una trattativa politica riservata (di cui siamo
assolutamente certi) che è culminata con la decisione di
assumere una pubblica posizione di apertura che tenga insieme la
dottrina della Chiesa (no all’eutanasia, mai) con una legge
dello Stato italiano che regolamenti in qualche modo la fine vita.
Ripeto: fino all’altro ieri era la stessa Cei a non
accogliere le istanze ad esempio del centrosinistra di Romano Prodi
sull’argomento; ora è stata decisa una sterzata, e noi
la critichiamo, perché siamo convinti che:



a. Si semina –involontariamente – confusione dottrinale
nella testa della gente, che ha capito questo: “la Chiesa
è a favore del testamento biologico, si può fare, si
deve fare, faranno una legge cattolica sull’argomento”
(si riveda il “film” della legge 40 del
2004…)



b. Il dibattito parlamentare produrrà un testo di
compromesso, nel quale ci saranno dei bei buchi, idonei a far poi
passare l’eutanasia, magari con altre sentenze
“forzate”



8. Posso assicurarle in tutta sincerità che molti altri
esperti, leader di movimenti pro-life, studiosi, tutti cattolici
molto migliori di noi, condividono lo sconcerto espresso da
Verità e Vita. L’unica differenza è che costoro
preferiscono tacere e non dire nulla. Noi invece pensiamo che si
debba avere il coraggio di parlare per testimoniare la
verità. L’ho già scritto altre volte: Tommaso
Moro rimase l’unico, con pochi padri francescani, a non
riconoscere il primato del Re sul Santo Padre, in
un’Inghilterra che era tutta omologata, vescovi compresi,
alla “svolta” di Enrico VIII. Talvolta la verità
ci chiede di imboccare la strada della solitudine, e
dell’incomprensione di amici e fratelli. E’ triste, ma
si deve accettarlo. Per noi la vita è sacra. Ma una vita
senza verità, a che cosa serve?



Con immutata stima e amicizia

Mario Palmaro






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