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La legge 40 tutela davvero tutti i soggetti coinvolti?

Comunicato Stampa N. 66

Davanti al Tribunale di Palermo si sta svolgendo un processo a carico di alcuni medici accusati di avere provocato la morte di una donna per averla maldestramente curata della sindrome da iperstimolazione ovarica che l’aveva colpita dopo essersi sottoposta, a Bologna, ad un ciclo di fecondazione assistita.
La donna era morta a Palermo il 18 aprile 2004, pochi giorni dopo l’entrata in vigore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.
Prescindendo dalla questione delle responsabilità individuali dei sanitari, il triste evento ricorda a tutti un fatto: la procreazione “medicalmente assistita” (così la legge 40 la denomina, qualificandola per l’assistenza medica che viene prestata alla donna e agli embrioni) è, in realtà – con espressione molto più aderente alla verità – fecondazione “artificiale extracorporea”, una pratica che va contro le regole della natura.
Le vittime di questa artificialità le conosciamo: le migliaia di embrioni prodotti e destinati a morte certa, ma anche – per fortuna in numero molto inferiore – le donne, sottoposte a pratiche quanto meno naturali possibile, con gravi sindromi e stress.
La sindrome da iperstimolazione ovarica è la tipica patologia indotta dalla fecondazione artificiale: la donna, prima di sottoporsi al prelievo degli ovociti da fecondare, viene colpita da un bombardamento ormonale che, in certi casi, non la lascia indenne nemmeno fisicamente (senza parlare delle conseguenze psicologiche).
La Relazione del Ministro della Salute dell’anno 2007 riporta 36 casi di iperstimolazione ovarica conseguente all’inseminazione semplice e 161 casi conseguenti alla fecondazione in vitro, oltre a 182 altri casi in cui si sono presentate complicanze di carattere sanitario. Ma l’area del rischio per la salute delle donne, secondo la valutazione dei sanitari, è stata molto più ampia: 1.108 cicli di inseminazione semplice sospesi per risposta eccessiva del corpo della donna, 885 casi di mancato prelievo degli ovociti per lo stesso motivo, 192 casi di congelamento degli ovociti per rischio di iperstimolazione ovarica e 265 casi di embrioni congelati in presenza dello stesso rischio.
Non possiamo, poi, dimenticare le gravidanze ectopiche (171 casi), gli aborti spontanei (1.702 casi), le morti intrauterine (40 casi).
In definitiva: in un solo anno 197 donne sono state colpite dalla patologia che provocò la morte della donna siciliana; complessivamente 360 donne hanno subito complicanze di carattere medico; altre 1.913 donne hanno intrapreso una gravidanza che si è interrotta spontaneamente (in alcuni casi sicuramente anche con gravi rischi di carattere fisico). Le donne ritenute dagli stessi medici correre un certo rischio di contrarre la sindrome da iperstimolazione ovarica (tanto da interrompere ogni trattamento) sono state 2.450.
Nel frattempo: quanti concepiti morti?
Ma la legge non tutelava i diritti di tutti i soggetti coinvolti?

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