
7 Febbraio 2017 – Contro la legalizzazione dell’eutanasia: nessun compromesso! Salviamo i neonati “imperfetti” dalla morte!

Comunicato Stampa 184
La guerra nei confronti dei bambini non desiderati prosegue, ormai, da tanti decenni nella società contemporanea: le leggi che hanno legalizzato l’aborto sulla base del principio di autodeterminazione permettono alle madri di far uccidere il figlio per qualsiasi motivo, tutte le volte in cui egli costituisce un ostacolo od una difficoltà; ma ben presto alle ragioni individuali si sono affiancate quelle sociali, cosicché l’aborto volontario, con le tecniche di diagnosi prenatale, è diventato lo strumento per eliminare tutti i bambini “imperfetti”, che non devono fare ingresso nella comunità perché inutili, costosi, non produttivi e “scandalosi”. Le tecniche di fecondazione in vitro e di diagnosi preimpianto hanno la medesima finalità: produrre bambini solo quando “servono” agli adulti che pagano e solo se privi di imperfezioni, mentre gli altri embrioni si buttano o si utilizzano per gli esperimenti scientifici.
L’eutanasia dei neonati – una antica pratica barbara che ritorna! – è la chiusura del cerchio: è necessaria per eliminare i bambini che sono riusciti a superare fortunosamente tutte le pratiche di selezione: il famigerato Protocollo di Groningen “classifica” ogni neonato (soprattutto quelli prematuri, che rischiano di sopravvivere con disabilità) per verificare se la sua condizione faccia prevedere una qualità della vita, in caso di sopravvivenza, “accettabile”, facendo morire quelli bocciati; l’aborto post-nascita, teorizzato da Giubilini e Minerva, uccide i neonati sulla base di un ragionamento più radicale: se la legge, alla luce delle condizioni di quel bambino (ad esempio: affetto da sindrome di Down) autorizzava la donna ad abortire dovrebbe essere permesso eliminarlo anche subito dopo la nascita, se la sua esistenza crea problemi per la sua famiglia e per la società che l’aborto avrebbe potuto evitare.
I bambini non più dono, speranza e gioia della vita degli uomini, ma “oggetti” nelle mani degli adulti, la cui vita è permessa solo se utili alla società; cosicché i neonati possono essere anche commissionati e comprati, privati per sempre dell’affetto della loro madre e obbligati a vivere con genitori che non lo sono affatto.
Il progetto di legge in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento che sta per giungere all’Aula della Camera dei Deputati legalizza esplicitamente l’uccisione dei minori per decisione dei loro genitori. L’art. 2 permette l’uccisione dei neonati prematuri o disabili.
Dal punto di vista giuridico, la soluzione più “semplice” per ottenere il risultato perseguito è di far decidere i genitori – ovviamente influenzandoli nella loro decisione con la previsione di scarse possibilità di successo delle terapie e di futuri problemi derivanti dall’avere dei figli disabili.
Ebbene: i genitori potranno decidere di non far intraprendere manovre di rianimazione neonatale e di far sospendere qualsiasi trattamento intensivo (incubatrici ecc.); più in generale, la possibilità per i genitori di negare il consenso per qualsiasi attività diagnostica e terapeutica permetterà la morte procurata di questi bambini.
L’introduzione nell’art. 2 del “dovere per il legale rappresentante di prendere decisioni sempre e solo per tutelare la vita del minore e dell’incapace” operata in commissione il 31 gennaio, non tutela sufficientemente la vita dei neonati, perché, ai sensi dell’art. 1 della proposta di legge, “nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato” e, ai sensi del comma 7 dell’art. 1, “il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente” e, quindi, quanto ai minori, quella espressa dai genitori.
Ecco che gli straordinari progressi della rianimazione neonatale e della pediatria e la ricerca costante e fruttuosa di strumenti per aiutare i bambini disabili o con malformazioni genetiche si devono fermare rispetto ad una domanda alla quale la società di oggi non sa più rispondere affermativamente: ne vale la pena?
Contro questa proposta di legge – lo ripetiamo con ferma convinzione – occorre una presa di posizione dura, basata sulla verità del suo contenuto totalmente inaccettabile e che deve condurre i Parlamentari rispettosi della vita e della Costituzione ad una opposizione decisa, senza la ricerca di alcun compromesso.