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La Corte di Cassazione vuole legalizzare il “diritto di uccidere” in Italia

Comunicato Stampa N. 23

Il Comitato Verità e Vita denuncia come un fatto gravissimo la sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro. Questa decisione apre infatti le porte del nostro sistema giuridico all’eutanasia.

Con la decisione del magistrato Maria Gabriella Luccioli il principio di indisponibilità della vita umana – caposaldo della tradizione giuridica occidentale – viene scardinato brutalmente, facendo leva sulla tempesta emotiva che il caso di Luana Englaro si porta con sé.

L’opinione pubblica probabilmente non comprende fino in fondo quale sia la posta in palio. Molti credono che sia accettabile e perfino doveroso lasciar morire una persona nelle condizioni di Eluana. Ma c’è un particolare: benché gravemente menomata, e incapace di esprimere le qualità razionali tipiche dell’essere umano, Eluana è indiscutibilmente, incontestabilmente viva. Si può anche ritenere (sbagliando) che la sua sia una vita inutile, assurda, subumana, vegetale, intollerabile. Ma resta il fatto che, togliendole cibo e acqua si sta parlando di un gesto preciso: la sua uccisione volontaria.
Non dimentichiamo che lo stato vegetativo permanente non è identificabile con il coma irreversibile: Eluana può risvegliarsi da un momento all’altro!

Decidendo per “il diritto a morire” di Eluana, la Cassazione ha automaticamente imboccato una strada terribile, lungo la quale incontreremo dieci, cento, mille casi pietosi – eguali e diversi da quelli della Englaro – caratterizzati da vite umane “senza valore”. Feti nati prematuri, bambini cerebrolesi, ragazzi forti e belli inchiodati a letto da un incidente, malati di mente, anziani in preda all’Alzheimer: è solo questione di tempo, e in ognuna di queste situazioni si invocherà il principio sancito dai giudici per il caso di Eluana: a certe condizioni, “per il bene del paziente”, si può uccidere.
Il Comitato Verità e Vita non intende assistere passivamente a questa nuova offensiva della “cultura della morte” e invoca una mobilitazione generale di tutte le realtà che ancora vogliono contrastare la diffusione dell’omicidio legalizzato. Consapevoli che se noi taceremo, allora parleranno le pietre.

Per il Comitato Verità e Vita
Il Presidente
Mario Palmaro

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