
Obiezione di coscienza: più che un diritto, un dovere
Comunicato Stampa N. 24
Il Comitato Verità e Vita appoggia con forza l’appello del Pontefice Benedetto XVI affinchè sia garantito anche ai farmacisti un pieno e totale diritto all’obiezione di coscienza.
Il compito dell’arte medica – che è il frutto dell’azione combinata di medici, infermieri, farmacisti e altri professionisti del settore – è quello di curare il paziente, mai di ucciderlo. Quando una condotta o un principio attivo provoca la morte di un innocente – come nel caso di alcuni prodotti disponibili oggi nelle farmacie – il farmacista ha il diritto e anzi il dovere di non cooperare a questi omidici odiosi. Del resto, l’obiezione di coscienza in quanto tale, non ha certo bisogno di una autorizzazione legale.
Il ministro Turco dice che “non esistono farmaci che uccidono”, e ha ragione: infatti, una pillola che uccide il concepito non è un farmaco, e non dovrebbe nemmeno essere prodotta e commercializzata. Speriamo che il ministro della salute provi almeno un po’ di vergogna di fronte alla carica di morte che le sue parole seminano nella cultura e nella società. Del resto, questa è la mentalità di chi da sempre promuove l’aborto libero, la fecondazione artificiale, il dominio della donna sulla vita nascente.
Verità e Vita coglie questa occasione anche per promuovere e ricordare l’esistenza di obiezioni di coscienza già garantite dall’ordinamento, che sono però spesso sconosciute: l’obiezione di coscienza alla legge 194 che legalizza l’aborto; e l’obiezione di coscienza alla legge 40, che regolamenta la fecondazione artificiale. Lanciamo un appello affinchè la classe medica, i farmacisti, e tutte le persone coinvolte dicano un no fermo e pubblico all’uccisione dell’innocente per definizione: l’essere umano concepito.
Per il Comitato Verità e Vita
Il presidente
Mario Palmaro