
Il 25 marzo in Perú la «Giornata del bambino che deve nascere»
A colloquio con monsignor Panizza Richero, segretario generale
della Conferenza episcopale – di Francesco Ricupero
Sarà celebrata in Perú il prossimo 25 marzo la
Giornata del bambino che deve
nascere, indetta dalla Commissione episcopale per
la famiglia e la difesa della vita della Conferenza episcopale. Una
giornata dedicata al feto, proprio in questi momenti in cui la vita
è minacciata in tanti modi e all’essere umano in formazione
vengono negati i diritti che qualunque nascituro possiede. A motivo
della celebrazione la Commissione ha pubblicato un messaggio
intitolato “Il bambino che deve nascere: così umano come
uno già nato“, nel quale afferma che questa
concelebrazione invita tutti “a contemplare il periodo di tempo che
ogni uomo e ogni donna hanno vissuto fino al momento di aprire i
loro occhi al mondo creato. Il progresso della tecnologia rende
più familiare e vicina quella creatura che è in
attesa di nascere, facendoci scoprire i tratti del suo volto
umano.
“L’uomo, alla ricerca della verità, studia i primi istanti
dell’esistenza dell’essere umano, quando quest’ultimo è solo
una cellula. E così sappiamo – si legge nel messaggio – che
esiste un delicato dialogo di molecole biochimiche fra il corpo
della donna madre e il suo minuscolo figlio, una realtà che
la scienza contempla con meraviglia.
“Si è inoltre riusciti a far sì che bambini nati
molto prematuramente – che prima dovevamo accettare di vedere
agonizzare – possano ora vivere; che malattie congenite – che prima
inevitabilmente si aggravavano per mancanza di un trattamento
immediato – siano oggi vinte con interventi medico-chirurgici
già nel grembo materno.
“La scienza si apre così alla verità del nascituro -
dal momento zero della sua esistenza fino alle sue ultime settimane
di vita intrauterina – e constata quello che è: un essere
umano, tanto membro del genere umano quanto uno già nato. Il
nascituro – si legge ancora nel messaggio della Commissione
episcopale per la famiglia e la difesa della vita – non è
una questione opinabile, non è una fantasia, non è
un’illusione. Possiede tutto il peso e tutta la forza della
realtà che non si può ignorare né occultare
alla ragione umana.
“Ne consegue che l’inviolabilità della vita umana
nascente non è solo un comandamento della fede cristiana, ma
anche una legge naturale inscritta nel profondo del cuore di ogni
uomo e di ogni donna, valida per i credenti – di qualsiasi credo -
e per gli agnostici. Fedele al suo ministero, il Santo
Padre Benedetto XVI ha parlato recentemente del bisogno di coraggio
per ricercare la verità, esortando a mantenere sveglia la
sensibilità per la verità e insistendo nell’invitare
continuamente la ragione a ricercare la verità, il bene e
Dio. Accogliamo questo appello, apriamoci alla verità del
nascituro e siamo coerenti con essa. La verità della vita -
conclude il messaggio dei vescovi – che oggi resuscita e si alza
trionfatrice sul peccato e sulla morte, risplendeva già nel
grembo purissimo di Maria Vergine, quando con il suo “sì”
generoso accettò di essere madre di quel nascituro che era
il Figlio di Dio. Che Ella protegga i piccoli che nel nostro Paese
corrono il rischio di non venire al mondo! E che ottenga per noi la
grazia di restare fedeli alla Verità e di impegnarci con la
vita!”.
“La scelta di ricordare questa giornata – ha spiegato al nostro
giornale il vescovo di Carabayllo, monsignor Lino Mario Panizza
Richero, segretario generale della Conferenza episcopale del
Perú – è dettata dalla volontà di
sensibilizzare l’opinione pubblica peruviana al diritto del feto
non ancora nato”.
Perché una giornata rivolta al bimbo che deve
nascere? Si tratta di un’iniziativa che ha precedenti in altri
Paesi dell’America Latina?
I vescovi del Perú, facendo propria l’iniziativa
dell’Argentina, hanno istituito la “Giornata del Nascituro” a
livello ecclesiale nel 2001. Diversi gruppi pro-vita hanno fatto
una raccolta di firme per poi presentarle al Congresso della
Repubblica, e il Governo del Perú ha accettato la richiesta
della Conferenza episcopale di celebrare la giornata attraverso la
legge 27.654 del 2002. In Perú, l’idea di dichiarare il 25
marzo di ogni anno “Giornata del Nascituro” è stata lanciata
per rafforzare il rispetto che si deve a ogni persona dal momento
stesso del suo concepimento, riaffermando la convinzione che ogni
bambino è un dono e un’espressione concreta della fiducia di
Dio nell’essere umano, per ringraziare per il dono della vita.
È stato scelto il 25 marzo perché in questo giorno si
celebra l’Annunciazione-Incarnazione del Verbo Divino nel grembo di
Maria Santissima. È il giorno in cui il Figlio di Dio,
grazie all’azione dello Spirito Santo, si è fatto uomo e,
come ogni persona, è stato embrione umano, neonato, bambino,
adolescente, giovane e adulto. Questa celebrazione non basta per
difendere la vita del concepito, ma è una preziosa
opportunità per far prendere coscienza alla popolazione
della dignità e della sacralità della vita concepita.
È anche un’occasione per annunciare il Vangelo della Vita e
denunciare le manovre che diffondono leggi che favoriscono il
crimine dell’aborto attraverso protocolli che erroneamente chiamato
“aborto terapeutico”. I Paesi in cui questa celebrazione è
stata ufficialmente istituita sono: Argentina (sua promotrice),
Guatemala, Cile, Costa Rica, Bolivia, Nicaragua, Repubblica
Dominicana, Perú, Filippine, El Salvador ed Ecuador. Si
stanno compiendo sforzi per istituirla anche in altri Paesi come il
Messico e il Brasile, e la Chiesa lo celebra in forma indipendente
a Cuba.
È vero che la Commissione per la famiglia e la
vita chiede a ogni diocesi una speciale creatività e
iniziativa per ricordare questo giorno?
La Commissione episcopale per la famiglia e la vita ha
preparato un manifesto e un messaggio inviati a tutte le diocesi,
le parrocchie, i movimenti ecclesiali, le municipalità, le
cliniche, le scuole e i laici impegnati nella difesa della
vita. Sono stati stampati quindicimila volantini da
distribuire quel giorno grazie a giovani volontari, per giungere
così a un maggior numero di persone. Come ogni anno, ha
inoltre suggerito alle diocesi alcune iniziative: preparare
manifesti che ricordino la celebrazione e porli in luoghi
strategici dove possano essere visti da molte persone. Camminata
familiare che si potrebbe fare la domenica precedente alla festa,
per riunire le famiglie come una manifestazione di gioia per la
vita e per la famiglia. Riunione e camminata per le vie delle
città di donne incinte e dei loro bambini. La camminata
potrebbe dirigersi verso un luogo dove le madri e i figli possano
essere consacrati alla Vergine (parrocchia, santuario) e
partecipare a una Messa con la benedizione delle madri. Comunicare
alla pastorale giovanile diocesana di sostenere i giovani che
potrebbero organizzare un concerto o qualche altra manifestazione a
favore della vita. Lanciare palloncini bianchi, a un’ora precisa,
da un parco, una piazza. Organizzare concorsi dove partecipino i
giovani: poesie a favore della vita, disegni, manifesti. Cercare di
ottenere nei municipi un monumento che alluda o dedicato al
nascituro o un parco che rechi il suo nome. Sappiamo che
nell’arcidiocesi di Lima, in quella di Arequipa e in diversi
movimenti pro-vita si stanno preparando marce. Nell’arcidiocesi di
Piura vi saranno danze, una messa e la benedizione delle future
madri.
Crede che il coinvolgimento della popolazione
sarà massiccio? Vi saranno dibattiti, processioni, funzioni
religiose?
Sappiamo che si stanno organizzando attività attorno alla
“Giornata del Nascituro” in diverse parrocchie, movimenti e
istituzioni come Ceprofarena che ha organizzato una grande marcia a
Lima. Le persone, in generale, accolgono con entusiasmo questa
celebrazione ma sono ancora poche le istituzioni che la
festeggiano.
Quali sono, al momento, i punti di forza e di debolezza
della Chiesa in Perú?
Attualmente la forza nella Chiesa peruviana è l’azione degli
agenti di pastorale familiare e i movimenti pro-vita. Vi sono molti
laici che stanno lavorando intensamente e con particolare dedizione
per la difesa della vita. È inestimabile la collaborazione
di numerosi gruppi pro-vita, che cercano di combattere la minaccia
sempre più aggressiva e insistente della legalizzazione
dell’aborto, che chiamano erroneamento “aborto terapeutico”. Con
questo termine si propone la “soluzione” al dramma della gravidanza
di un bambino malformato o frutto di uno stupro il crimine
dell’aborto. La Commissione episcopale di famiglia, infanzia e vita
conta su un gruppo di difesa della vita e su un gruppo di bioetica
che dà consulenze alla Conferenza episcopale peruviana in
questi temi. Questi gruppi sono formati da laici professionisti
(medici, avvocati, giornalisti) che come volontari prestano un
prezioso servizio alla difesa della vita.
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Osservatore Romano 19 marzo 2008