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III MARCIA NAZIONALE PER LA VITA: DIFFIDARE DALLE IMITAZIONI

2013-05-6

di Mario Palmaro, Presidente Nazionale del Comitato
Verità e Vita

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1. La Marcia è pensiero e
azione




La Marcia per la Vita – che si svolge a Roma domenica 12
maggio – è una forma nobile e concreta di impegno: per la
vita, per il bene, per la verità. Ogni sana bioetica
è, come il cattolicesimo, pensiero e azioni: dal ben-pensare
segue il ben agire. Distinguo il bene dal male, e di conseguenza
scelgo di fare il bene e di fuggire il male (anche se questo non
sempre mi riesce, perché sono un uomo, e talvolta scelgo il
male anche quando so che è male).

La Marcia per la Vita esprime pensiero, prima che azione: tanto
è vero che la Marcia è tradizionalmente preceduta da
un Convegno presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Quest’anno, al convegno interverranno fra gli altri due
convinti difensori della vita, il Cardinale Carlo Caffarra,
arcivescovo di Bologna, e monsignor Crepaldi, arcivescovo di
Trieste.

D’altra parte, un convegno non fa notizia. Ecco allora la
necessità di mobilitare un popolo, numeroso e determinato,
coraggioso e ben formato, disposto a scendere in piazza. Come
scesero in piazza gli ungheresi di fronte ai carri armati
sovietici, o i polacchi di fronte alla prevaricazione comunista.
Perché in Italia e nel mondo è stata dichiarata
guerra alla vita, una guerra condotta con l’arma della
legalità formale, sancita dalla ingiusta legge 194 del 1978.
Echi non vuole diventare complice di questa guerra contro la vita
deve fare qualcosa, deve dire qualcosa, deve osare qualcosa.



2. La Marcia è l’evento
più importante per la cultura pro-life in
Italia




In soli tre anni la Marcia Nazionale per la Vita è diventata
un evento fondamentale per il mondo pro-life italiano: anzi,
l’appuntamento più importante dell’anno. Lo
dimostrano le adesioni che sono per qualità e numero
impressionanti. Lo dimostra il carattere per molti versi spontaneo,
che viene dal basso, della manifestazione, che si è
sottratta fin dal principio da possibili strumentalizzazione di
natura politica, partitica, settaria. La Marcia non è la
creatura di qualche singolo uomo politico, ma è
l’espressione più sincera e autentica di una
volontà: quella di non rassegnarsi mai all’esistenza
di una legge dello Stato che rende diritto l’aborto
volontario.

L’anno scorso confluirono a Roma 15.000 persone,
quest’anno sono annunciati pullman da tutti Italia e
dall’Europa.



3. Un messaggio chiaro e
semplice




Perché la Marcia riscuote questo successo, in un Paese che
è a grande maggioranza abortista? La forza della Marcia sta
nel suo messaggio, chiaro e semplice: no all’aborto e no alla
legge 194 del 1978 . Inoltre, la Marcia non ha carattere
ecclesiale, non è una processione, non è un incontro
di preghiera: ad essa partecipano cattolici e altri cristiani,
esponenti di altre religioni, credenti e non credenti. Molti
tacciono, molti altri pregano, in un clima di grande
libertà. In questo modo, la Marcia documenta la
ragionevolezza delle ragioni della vita. La Marcia è
autonoma e indipendente, e si garantisce una libertà che la
sottrae a condizionamenti, compromessi, tattiche, censure interne,
pavidità travestite da prudenza.



4. Un evento fecondo



La Marcia si dimostra un evento fecondo. L’anno scorso
giornali e tv – soprattutto laici – ne hanno dovuto
parlare, e lo hanno fatto con crescente preoccupazione. Molti
gestori del media system ritenevano che ormai il mondo pro-life in
Italia avesse accettato come un dato irremovibile la legge
sull’aborto e che si potesse confinare ogni rigurgito antiabortista
dentro il comodo recinto dell’assistenza sociale. Sì
all’aiuto alle donne con gravidanze difficili – o almeno a
quelle che vogliono essere aiutate – no a qualunque tentativo
di mettere in discussione il diritto alla scelta della donna
stessa. Una trappola concettuale nella quale certamente sono cadute
fette importanti del mondo pro-life. Ma non vi è caduta la
Marcia Nazionale per la Vita.

Questo seme sta già germogliando anche a livello locale,
dove sono nate quasi dal nulla Marce per la vita locali, come ad
esempio in Sicilia e in Piemonte. La Marcia ha poi propiziato la
nascita dei Giuristi per la vita, che si propongono di dare
assistenza legale alle persone che concretamente si battono contro
l’aborto, e che vengono minacciate nell’esercizio del loro
lavoro, come ad esempio accade sempre più spesso a medici e
infermieri obiettori di coscienza. E’ nata la rivista
“Notizie pro Vita”, diretta da un professionista serio
e preparato come Toni Brandi.



5. Un fatto nuovo per
l’Italia




La Marcia Nazionale è un fatto nuovo per la cultura pro-life
italiana: dal 1978, in oltre trent’anni non sono mai state
organizzate manifestazioni importanti, massicce e in grado di
coinvolgere tutto l’associazionismo cattolico contro la
legalizzazione dell’aborto e contro la 194 . Tanto è
vero che l’associazione pro-life più importante
italiana, il Movimento per la Vita, dopo tre anni e almeno fino ad
ora non ha aderito ufficialmente alla Marcia Nazionale per la Vita.
Perché questa omissione? La mancanza di una tradizione di
piazza dei pro-life italiani ha diverse cause: c’è una
oggettiva difficoltà nel mobilitare la gente, soprattutto
l’associazionismo cattolico, su questo tema scomodo.
C’è soprattutto la paura di scontrarsi con il mondo:
chi critica una legge, automaticamente critica lo Stato, e questo
genera il timore delle sue reazioni. C’è poi una
diffusa confusione dottrinale anche all’interno dello stesso mondo
pro-life e mondo cattolico, una carenza nella “ortodossia per
la vita”. C’è sempre più diffuso il
rischio che si affermi nella prassi un volontario formalmente
pro-life che aiuta la donna concreta a non abortire, ma che in
linea di principio ritiene legittimo che la donna possa scegliere
se abortire o no. Un volontario che prova a dissuadere la donna, ma
che è parimenti disponibile ad accompagnarla in ospedale ad
abortire “per non lasciarla sola”.

C’è, insomma, l’affermarsi nella stessa cultura
pro-life italiana di uno stile più moderato, dialogico,
social-filantropico, focalizzato in modo ormai esclusivo
sull’azione consultoriale e assistenziale, pronto ad abbandonare
definitivamente l’azione culturale e giuridica. Propenso,
piuttosto, a qualche sortita politica di carattere dimostrativo,
tendente a ottenere qualche piccolo risultato parziale, che non
intacchi nemmeno a parole il quadro normativo esistente. Un mondo
pro-life, insomma, che sembra essersi stancato di denunciare
pubblicamente le leggi ingiuste – conseguenza:
l’opinione pubblica metabolizza e digerisce le leggi
ingiuste. Ecco perché migliaia di persone hanno deciso
improvvisamente di scendere in piazza, non trovando più
rappresentato il loro sdegno e la loro opposizione alla legge
abortista vigente.

Certo, la Marcia nasce anche dalla positiva emulazione della
manifestazione che si svolge ogni gennaio a Washington, per
protestare contro la sentenza Roe vs. Wade. Una marcia che vede
sfilare centinaia di migliaia di americani per dire, semplicemente,
“stop abortion”: chissà che un giorno anche in
Italia non si possa assistere a qualche cosa di simile.



6. Perché è importante
partecipare.




E’ importante partecipare a questa marcia per due generi di
motivi: sia esterni al mondo pro-life, che interni ad esso.
Cominciamo dai motivi “esterni”.



Motivi extra moenia

a) Viviamo ormai nella civiltà dell’aborto. Nel mondo
si contano ogni anno circa 45 milioni di aborti volontari, le leggi
abortiste si stanno estendendo a tutte le nazioni, la
sensibilità dell’opinione pubblica di fronte a questo
fenomeno sta declinando in maniera inesorabile verso
l’assuefazione e l’assenso acritico.

b) Vogliamo richiamare l’attenzione dei mass media e
dell’opinione pubblica con un messaggio forte e non
compromissorio: l’aborto uccide e fa male a milioni di
anime.

c) Vogliamo dimostrare che il popolo della vita c’è,
è minoranza ma non si rassegna e vuole combattere.

d) Vogliamo denunciare pubblicamente le leggi ingiuste.



Motivi intra moenia

a) Dobbiamo scuotere le coscienze assopite o confuse degli stessi
credenti, e di non pochi esponenti del mondo pro-life.

b) Dobbiamo riaffermare l’ortodossia pro-life di fronte alle
“eresie” dottrinali: ad esempio, pensiamo a una serie
di slogan che ormai sono ripetuti da giornali e mass media
cattolici o di area teoricamente pro-life. Ad esempio, che
“la legge 194 è una buona legge”; che
“è stata solo applicata male, e ora va applicata
tutta”; che essa “prevede l’aborto come extrema
ratio.”

c) Dobbiamo rilanciare un certo associazionismo pro-life che appare
sonnolento e remissivo, dedito al compromesso politico, afono,
clericale e dunque non cattolico, impegnato da anni in estenuanti e
spesso inconcludenti raccolte di firme.

d) Dobbiamo supportare l’agire con un pensiero forte. In
troppi ambiti pro-life da anni si vive di un “pensiero
debole”, di una sorta di “pensiero liquido” che
amalgama identità pro-life ed identità pro-choice.
Dobbiamo farlo per dire di no alla riduzione
dell’attività per la vita a mera distribuzione di
pannolini e passeggini, prevalentemente a extracomunitari e a
persone meno abbienti. Nella tragica illusione che la causa
dell’aborto sia di natura economica e sociale, secondo una
lettura che è – a ben guardare – tardivamente ed
essenzialmente marxista.

e) Dobbiamo sottrarre i principi non negoziabili a un uso
strumentale da parte della politica e di politici dediti al
compromesso e all’annacquamento sistematico della verità;
strategia che fra l’altro non ha impedito, ma anzi ha
accelerato il processo di espulsione dei principi non negoziabili
dai programmi dei partiti nelle recenti elezioni.

f) Dobbiamo evitare l’annacquamento del tema aborto dentro
una più generica e fumosa difesa della vita. Dobbiamo
evitare che una certa retorica della povertà – legata
alla effettiva crisi economica – serva a non parlare
più dei più poveri fra i poveri, come li chiamava
Madre Teresa: i bambini non nati uccisi con l’aborto.



7. Diffidare dalle
imitazioni




Nessuno di noi può pensare di poter fare qualcosa di
risolutivo di fronte a questo scenario agghiacciante. Tuttavia,
qualche cosa si può fare. Per esempio, partecipare in prima
persona alla Marcia Nazionale per la Vita. In secondo luogo, far
conoscere la marcia tra amici, in parrocchia, nella diocesi, nel
mondo dell’associazionismo. Per vincere la barriera di
indifferenza e spesso di vera e propria censura che avvolge questa
manifestazione. Non bisogna nemmeno spaventarsi o scandalizzarsi di
alcuni maldestri tentativi che sono stati messi in atto per
offuscare la Marcia, trasformando la giornata del 12 maggio in
qualche cosa di altro e di diverso, e per fare in modo che i mass
media, soprattutto cattolici, quel giorno parlino d’altro e
non della Marcia.

Purtroppo il processo di annacquamento del Movimento pro-life in
Italia genera anche forme meschine di concorrenza e di censura,
alle quali però si deve rispondere con serenità e in
modo composto. Il popolo della vita non è stupido: osserva,
ed è in grado di capire e di giudicare. Il tempo è
galantuomo, e farà prevalere per una volta la moneta
autentica su quella falsa.



Mario Palmaro, Presidente
Nazionale del Comitato Verità e Vita



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