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E se c’è vita, allora c’è PERSONA.

2010-08-13

Riflessione di un nostro lettore in merito ai morti per
fecondazione extracorporea

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Pubblichiamo un commento di un amico in
relazione al numero dei morti a seguito della Fecondazione
extracorporea, per approfondimenti e ulteriori commenti vedi il
blog
http://veritaevita.blogspot.com/2010/08/numeri.html



Leggendo i numeri spaventosi sugli
embrioni sacrificati mi si pone una riflessione.

 

Io personalmente ho, in perfetto accordo con voi, l’idea
che la vita (di tutte le creature che si riproducono in
maniera sessuata, uomo incluso) inizia con la fecondazione.
Cioè ritengo che lo zigote, l’embrione e il feto non siano
“cose” o “grumi di cellule”, ma PERSONE. E questa nostra presa di
posizione non è un’idea o una convinzione arbitraria, ma
è la semplice affermazione di un principio scritto in
maniera indelebile nella natura delle cose, natura delle cose
decisa non certo da noi, ma piuttosto da Chi ci ha creati,
cioè Dio.



E anche la scienza (perlomeno quella vera, cioè non piegata
agli interessi e ai compromessi della tecnica, dell’economia e
degli interessi particolari), sebbene nessuno dica niente, è
in grado di affermare e dimostrare che l’inizio della vita è
il MOMENTO STESSO in cui lo spermatozoo incontra l’ovulo,
cioè che la vita inizia con la fecondazione
e non 14 giorni dopo (limite quantomai arbitrario, e
perciò non scientifico, fissato ad hoc per le tecniche di
fecondazione assistita), né tantomeno 90 giorni
dopo (limite anch’esso arbitrario, e quindi
non scientifico, fissato ad hoc per l’aborto
“legalizzato”).

Infatti, prima della fecondazione non ci può esere nuova
vita: se l’ovulo non incontra lo spermatozoo, si ha, nel giro di un
mese, la mestruazione, mentre gli spermatozoi nei testicoli
del maschio vanno incontro a continuo ricambio (ne muoiono di
vecchi e ne nascono di nuovi in ogni istante). Ma se l’ovulo
incontra lo spermatozoo, le due cellule si fondono per formarne una
(questa è la vera fecondazione) ed inizia quel
complesso di eventi che chiamiamo vita. E se c’è vita,
allora c’è PERSONA.

Perciò: soltanto quegli interventi contraccettivi di
barriera (es. preservativi, diaframmi) o chimici (spray spermicidi)
che agiscono PRIMA delle fecondazione, cioè impedendo
l’incontro ovulo-spermatozoo, anche se moralmente
inaccettabili, non hanno la gravità di uccidere
una persona (niente fecondazione –> niente nuova vita). Ma
quelle pratiche contraccettive (ma sarebbe meglio dire abortive)
come la pillola del giorno dopo, la spirale intrauterina, gli
anelli vaginali di vario tipo e pure la “normale” pillola, che
hanno in comune l’azione DOPO la fecondazione, cioè
impediscono l’annidamento uterino – con conseguente morte – di uno
zigote (= persona) già formato, sono da vedersi come mezzi
per compiere un omicidio. Peggio ancora, se possibile, è
ciò che avviene con la Ru486, con l’aborto chirurgico e
con il sacrificio (uccisione) di embrioni per scopi di fecondazione
assistita o di ricerca sulle cellule staminali embrionali (che
vanno ben distinte dalle staminali adulte, le quali non
solo non comportanto l’uccisione di un individuo e
pertanto non presentano problemi etici, ma sembrano pure
più promettenti, terapeuticamente parlando, delle
embrionali).

 

Ma il problema più grosso che io, come immagino tanti di
voi, incontro nel parlare con la gente nell’intento di spiegare
queste cose è il continuo “scontro” con quella
mentalità tutt’altro che umana (ma anche tutt’altro che
scientifica, secondo quanto ho detto qualche riga più
sù) che pretende di avere ragione nell’affermare che gli
embrioni, essendo invisibili ad occhio nudo e non avendo due
braccia, due gambe, una testa, ecc…, non sono persone ma soltanto
sono “oggetti biologici”, che si ostina ad affermare che
finché un figlio non è nato non è una persona,
ma è una creatura a disposizione della volontà della
madre (madre che, secondo questa perversa mentalità, lo
potrebbe anche abortire, visto che ne è la sovrana
assoluta), che continua a ritenere un figlio un diritto (neanche
fosse un cane, un gatto, un’automobile…) invece che un dono,
diritto al quale sacrificare tranquillamente (“tanto” – mi dicono
– “sono grumi di cellule”) tanti embrioni. Poi io sono uomo
(nel senso di maschio) e quindi mi viene fatto capire che l’aborto
è una cosa che riguarda solo la donna (perché, sempre
secondo questa mentalità, il bimbo che ha in grembo non
è una persona ma soltanto una sua
proprietà, di cui può disporre come vuole) e che
perciò un uomo “non potrà mai capire”. Così
compromettono il femminismo con la cultura mortifera. E, infine, mi
accusano di essere oscurantista e arretrato, mentre loro, che
sfoderano dottrine astruse e inverosimili (varie e peregrine, come
direbbe San Paolo), vogliono ergersi a moderni paladini della
scienza (mentre la vera scienza li
sbugiarderebbe tutti…).

 

Che fare, dunque? Andare avanti sempre a parlare con pacatezza,
umiltà ma anche con decisione e preparazione (io ritengo che
tutti possano parlare delle ragioni della vita, ma in molti
contesti oramai si esige una preparazione specifica – di tipo
biologico, medico, farmacologico, antropologico, ecc…, oltre che
teologico – sull’argomento, al fine di sapersi spiegare con quanta
più appropriatezza e verità possibile, come la
situazione richiede) di queste cose, stando sicuri che, prima o
poi, la natura delle cose, in quanto voluta da Dio, avrà il
modo di affermarsi.

 

Daniele (Studente in Chimica e
Tecnologia Farmaceutiche)




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