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The DAT After – Episodio VI: le dichiarazioni anticipate di trattamento del giovane palestrato

Comunicato Stampa N. 109

La legge sulle DAT è una buona legge. Come la legge 40 sulla fecondazione artificiale, e come la legge 194 sull’aborto”. Sono in molti, all’interno del mondo cattolico e delle associazioni pro-life, a pensare che la legge sulle dichiarazioni anticipate sia un provvedimento necessario per impedire svariate forme di eutanasia. Fatta salva la buona fede di molti, purtroppo questa tesi è gravemente erronea. Verità e Vita ha spiegato da anni, con analisi molto dettagliate, perché questa legge va nella direzione opposta alla difesa del diritto alla vita. Per dimostrarlo, abbiamo preparato una sorta di fiction a puntate – “ The DAT After ” – che affronta ogni volta un caso diverso, partendo da una simulazione: che la legge in discussione sia stata effettivamente approvata e sia diventata una legge dello Stato italiano. Queste storie dimostrano che, purtroppo, la legalizzazione delle DAT è una trappola colossale. A scriverle non è stato un filosofo o un teorico del diritto, ma un magistrato, che conosce molto bene il diritto così com’è e come esso viene applicato nelle nostre aule giudiziarie. Speriamo che la lettura di questi brevi racconti possa aprire gli occhi a molte persone.

Mario Palmaro – Presidente del Comitato Verità e Vita

LE DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO DEL GIOVANE PALESTRATO

di Giacomo Rocchi

Il caso:

Attualmente i nostri figli diciottenni non possono disporre in nessun modo sulle terapie che, se e quando, nella vita che li attende, saranno colpiti da malattie o da traumi, potranno essere loro erogate.

Non pare davvero che, fino ad oggi, questi ragazzi si siano sentiti lesi in qualche diritto …

Cosa succederà con la nuova legge?

Per firmare le dichiarazioni anticipate di trattamento bastano 18 anni. A quell’età un soggetto potrà, con una semplice firma in calce ad un modulo dattiloscritto, così disporre: “Io sottoscritto, nel pieno delle mie facoltà mentali e in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue: in caso di a) malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante, b) malattia che mi costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione, chiedo di non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico o di sostegno” (si tratta del modulo proposto da Umberto Veronesi; attualmente la rinuncia al trattamento di sostegno è parzialmente inefficace): potrà, quindi, ad esempio, disporre che, nel caso in cui si trovi in coma, vengano staccate le attrezzature di rianimazione.

Ma se le DAT sono un’estensione del consenso informato alle terapie, quel ragazzo che tipo di informazione avrà?

Come si fa ad essere davvero informati di una malattia (nemmeno nominata!) se siamo in piena salute e abbiamo la vita davanti a noi?

Ci penserà il medico di famiglia ad informare compiutamente il ragazzo?

Motivazione giuridica

L’articolo 4 comma 1 del progetto di legge prevede che “Le DAT non sono obbligatorie, sono redatte in forma scritta con atto avente data certa e firma del soggetto interessato maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere dopo una compiuta e puntuale informazione medico-clinica , e sono raccolte esclusivamente dal medico di medicina generale che contestualmente le sottoscrive”.

Come fa il medico di base a dare ad un diciottenne in piena salute una compiuta e puntuale informazione medico-clinica che riguardi il suo futuro?

Dovrebbe rappresentare al ragazzo tutte le malattie da cui potrebbe essere affetto nei prossimi 80 anni, di qualunque tipo (e se il ragazzo da grande viaggerà? Sarà meglio anche parlare delle malattie tropicali …), nonché di tutti gli incidenti ed accidenti che gli potrebbero capitare nella vita; dovrà poi descrivere i sintomi di ciascuna malattia o trauma, le possibili evoluzioni, la percentuale di guarigione, gli effetti della malattia sul corpo e sulla mente, lo stato della ricerca scientifica sulle malattie (in 80 anni qualche progresso ci sarà!) ecc. ecc.

La “compiuta informazione medico clinica” nelle DAT è palesemente una finzione.

Giacomo Rocchi

Comitato Verità e Vita

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