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Obama e Blair. Il messianismo reinterpretato

2009-05-18

di Michel Schooyans

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L’elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti
ha suscitato numerose aspettative in tutto il mondo. Negli Stati
Uniti, gli elettori hanno votato per un presidente giovane,
meticcio e brillante, Si aspetta da lui che, secondo le sue
promesse, corregga gli errori del presidente che l’ha preceduto.
Sono state utilizzate delle formule fin eccessive, affermando, ad
esempio, che l’ora era venuta di “riedificare” gli Stati Uniti o di
riorganizzare l’ordine internazionale. Si noterà qui
l’influenza di Saul D. Alinsky (1909-1972), uno dei maestri del
pensiero del nuovo presidente e di Hillary Clinton. Non hanno
mancato di zelo gli ammiratori del vivace neoeletto, che hanno
demonizzato lo sventurato presidente George W. Bush, invocando che
sia distrutta il più presto possibile la politica che aveva
sviluppato. Ora, l’amministrazione Bush, che pure non manca di
meriti, si caratterizza per dei fallimenti riconosciuti, anche
nella cerchia più stretta di questo presidente. Tuttavia, su
un punto essenziale e fondamentale, il presidente Bush ha promosso
una politica meritevole di rispetto e di continuità: ha
offerto all’essere umano non nato, così come al personale
medico, una protezione giuridica, senza dubbio insufficiente, ma
efficace.

Gli elettori che hanno portato Barack Obama alla presidenza non
hanno percepito la debolezza e l’ambiguità delle
dichiarazioni fatte dal loro candidato a proposito di questo punto
decisivo. Più ancora, una volta eletto, una delle prime
misure del presidente Obama è stata quella di revocare le
disposizioni prese dal presidente Bush per proteggere il diritto
alla vita dell’essere umano non nato.

Il presidente Obama reintroduce così il diritto a
discriminare, a “mettere da parte” taluni essere
umani.
Con lui, il diritto di ogni individuo
umano alla vita e alla libertà non è più
riconosciuto né tanto meno protetto. Il presidente
Obama contesta, di conseguenza, l’argomentazione
che è stata invocata dai suoi stessi fratelli di razza nel
momento in cui rivendicavano, a giusto titolo, che fosse
riconosciuto il diritto di tutti alla stessa dignità,
all’uguaglianza e alla libertà. Nella sua variante
prenatale, il razzismo è stato restaurato negli Stati
Uniti
.

Il nuovo presidente trascina così il diritto in un processo
di regressione che altera la qualità democratica della
società che l’ha eletto. Di fatto, una
società che si dice democratica, nella quale i governanti,
invocando “nuovi diritti” soggettivi, permettono l’eliminazione di
talune categorie di esseri umani, è una società che
è già avviata sulla strada del
totalitarismo.
Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, 46 milioni di aborti sono effettuati
ogni anno nel mondo. Revocando delle disposizioni giuridiche che
proteggono la vita, Obama va ad allungare la lista funebre delle
vittime di leggi criminali. Il cammino è aperto
perché l’aborto diventi legalmente esigibile. Lo stesso
diritto potrà essere affondato nell’indegnità qualora
fosse strumentalizzato e sospinto a legalizzare qualsiasi cosa e
messo, per esempio, al servizio di un programma di eliminazione di
innocenti. A partire da qui, la realtà dell’essere umano non
ha più in sé alcuna importanza.

La conseguenza evidente del cambiamento deciso dal Obama è
che il numero di aborti va ad aumentare nel mondo. Il presidente
Bush aveva tagliato le sovvenzioni destinate a programmi
comportanti l’aborto, in particolare al di fuori degli Stati Uniti.
La revoca di questa misura dalla nuova amministrazione limita il
diritto del personale medico all’obiezione di coscienza e permette
ad Obama di aumentare i sussidi erogati a organizzazioni pubbliche
e private, nazionali e internazionali, che sviluppano dei programmi
di controllo della natalità, di “maternità senza
rischio”, di “sanità riproduttiva” che includono l’aborto
tra i metodi contraccettivi e lo promuovono.

Il presidente Obama apparirà dunque inevitabilmente come uno
dei principali responsabili dell’invecchiamento della popolazione
degli Stati Uniti e delle nazioni “beneficiarie” di programmi di
controllo della natalità presentati come condizione previa
allo sviluppo. Come un leader politico bene informato può
ignorare che una società che abortisce i suoi figli è
una società che abortisce il suo avvenire?

La misura presa da Barack Obama è destinata ad avere
ripercussioni sul piano mondiale. Il “messianismo” nordamericano
tradizionale si vantava di offrire al mondo il migliore modello di
democrazia. Con il permesso di uccidere legalmente degli innocenti,
questa pretesa è sulla via di oscurarsi. Al
suo posto emerge un “messianismo” che annuncia l’estinzione dei
principi morali scritti nella Dichiarazione d’indipendenza (1776) e
nella Costituzione degli Stati Uniti (1787). D’ora in avanti il
riferimento al Creatore è rigettato. Nessuna realtà
umana si impone più in virtù della sua dignità
intrinseca. Prevale ormai la volontà presidenziale. Stando
alle sue stesse parole, il presidente non dovrà più
riferirsi a delle tradizioni morali e religiose
dell’umanità
. La sua volontà
è fonte di legge. A proposito, che ne pensa il congresso
americano?

Ora, dato che il peso degli Stati Uniti è quello che pesa di
più nelle relazioni internazionali, bilaterali e
multilaterali, e specialmente nel quadro dell’ONU, si può
prevedere che presto o tardi l’aborto sarà presentato
all’ONU come un “nuovo diritto umano”, un diritto che permette di
esigere l’aborto. Ne conseguirà che non vi sarà
più posto, nel diritto, per l’obiezione di coscienza.
Questo stesso processo permetterà al
presidente di manifestare la sua volontà di includere nella
lista altri “nuovi diritti” soggettivi, come l’eutanasia,
l’omosessualità, il ripudio, la droga,
ecc.

Rifare le religioni? Rifare il cristianesimo?


In questi programmi, il presidente Obama potrà contare
sull’appoggio della coppia Tony Blair e Cherie Booth. Il think tank
fondato dall’ex primo ministro britannico sotto il nome di
Tony Blair Faith Foundation avrà, tra le
sue attribuzioni, quella di riedificare le grandi
religioni
, come il suo collega Barack Obama
riedificherà la società mondiale. Con questo scopo,
la fondazione in oggetto dovrà espandere i
“nuovi diritti”,
utilizzando a questo fine le
religioni del mondo e adattando queste ai loro nuovi compiti. Le
religioni dovranno essere ridotte allo stesso comune denominatore,
vale a dire svuotare della loro identità. Ciò non
potrà farsi se non grazie all’instaurazione di un diritto
internazionale ispirato a Hans Kelsen (1881-1973) e chiamato a
convalidare tutti i diritti propri delle nazioni sovrane. Questo
diritto dovrà anche imporsi alle religioni del mondo in modo
che la nuova “fede” sia il principio unificatore della
società mondiale. Questa nuova “fede”, questo principio
unificatore, dovrà permettere di fare avanzare i Millennium
Development Goals. Tra questi obiettivi figurano al numero 3:
“Promote gender equality and empower women”; e al numero 5:
“Improve maternal health”. Sappiamo bene ciò che coprono ed
implicano queste espressioni. Per far decollare il programma della
Foundation, è stata annunciata una campagna contro la
malaria. Essa fa parte dell’obiettivo nunero 6: “Combat HIV/AIDS,
malaria and other diseases”. Questo annuncio è fatto in modo
che, sottoscrivendo questa campagna, si sottoscrive l’insieme degli
obiettivi del Millenario.

Di fatto, il progetto di Tony Blair prolunga e amplifica la United
Religions Initiative, apparsa diversi anni fa. Prolunga inoltre la
Dichiarazione per un’etica planetaria di cui Hans Küng
è uno dei principali ispiratori. Questo piano non
potrà realizzarsi che a prezzo del sacrificio della
libertà religiosa, dell’imposizione di una lettura
“politicamente corretta” delle Sacre Scritture e del sabotaggio dei
fondamenti naturali del diritto. Già Machiavelli
raccomandava l’utilizzo della religione a fini politici…

La “conversione” molto propagandata dell’ex primo ministro
britannico al cattolicesimo, così come la sua intervista
alla rivista gay “Attitude” dell’aprile del 2009 permettono di
capire ancor meglio le intenzioni di Tony Blair riguardanti le
religioni, a cominciare dalla religione cattolica. I discorsi del
Santo Padre, in particolare sul preservativo, appartengono a
un’altra generazione. Il fresco “convertito” non esita a spiegare
al papa non solo ciò che deve dire, ma anche quello che deve
credere! È cattolico? Blair non crede all’autorità
del papa.

Eccoci così ritornati ai tempi di Hobbes, per non dire di
Cromwell: è il potere civile che definisce ciò che si
deve credere. La religione è svuotata del suo contenuto
proprio, della sua dottrina; non rimane che un residuo di morale,
definito dal Leviatano. Non si dice che occorra negare Dio, ma
d’ora in avanti Dio non ha più nulla a che fare con la
storia degli uomini e dei loro diritti: si ritorna al deismo. Dio
è sostituito dal Leviatano. Spetta a questo di definire, se
lo vuole, una religione civile. A lui di interpretare, se e come lo
vuole, i testi religiosi. La questione della verità della
religione non ha più alcuna pertinenza. i testi religiosi, e
in particolare biblici, devono essere compresi nel loro senso
puramente “metaforico”; è ciò che raccomanda Hobbes
(III, XXXVI). Al limite, solo il Leviatano può interpretare
le Scritture. Occorre inoltre riformare le istituzioni religiose
per adattarle al cambiamento. Occorre prendere in ostaggio alcune
personalità religiose, chiamate a convalidare la nuova
“fede” secolarizzata, quella della “civil partnership”.

I diritti dell’uomo così come sono concepiti nella
tradizione realista sono qui passati a fil di spada. Tutto è
relativo. Dei diritti non restano che quelli definiti dal
Leviatano. Come scrive Hobbes, “la legge di natura e la legge
civile si contengono l’una nell’altra e sono di uguale estensione”
(I, XXVI, 4). Della verità non resta che quella enunciata
dallo stesso Leviatano. Solo lui decide come il cambiamento
dev’essere compiuto.

Il ritorno dell’aquila a due teste


Il progetto Blair non può realizzarsi senza rimettere
in questione la distinzione e i rapporti tra la Chiesa e lo Stato.
Questo progetto rischia di farci regredire a un’epoca in cui il
potere politico si attribuiva la missione di promuovere una
confessione religiosa o di cambiarla. Nel caso della

Tony Blair Faith Foundation, si tratterebbe anche di promuovere una
e una sola confessione religiosa, che un potere politico
universale, globale, imporrebbe all’insieme del mondo. Ricordiamo
che il progetto Blair, imprgnato di New Age, è stato
preparato ideologicamente sia dalla United Religions Initiative sia
dalla Dichiarazione per un’etica planetaria prima citate, ed
è appoggiata da numerose fondazioni similari.

Questo progetto ricorda evidentemente la storia dell’anglicanesimo
e della sua fondazione da parte del “difensore della fede” Enrico
VIII. Il progetto delle religioni unite e ridotte a un comune
denominatore è tuttavia ancor più criticabile di
quanto fosse il progetto di Enrico VIII. In effetti, la
realizzazione di questo progetto postula la mess in oopera di un
governo mondiale e di una polizia globale delle idee. Come si
è visto a proposito di Barack Obama, gli architetti del
governo mondiale si dedicano a imporre un sistema di positivismo
giuridico che fa procedere il diritto da una volontà
suprema, dalla quale dipende la convalida dei diritti particolari.
Insomma, se mai dovesse realizzarsi il progetto di Blair, gli
agenti del governo mondiale imporrebbero, con un nuovo Atto di
Supremazia, una religione unica, convalidata dagli interpreti della
volontà suprema, il cui Vicario generale è forse
già stato scovato (Hobbes, III, XXXVI).

Ciò che rivela l’analisi delle decisioni di Barack Obama e
del progetto di Tony Blair è che si profila un’alleanza di
due volontà convergenti, miranti l’una a soggiogare il
diritto e l’altra a soggiogare la religione. Questa è la
nuova versione dell’aquila a due teste. Diritto e religione sono
strumentalizzati per “legittimare” qualunque cosa.

Questa doppia strumentalizzazione è mortale per la
comunità umana. È ciò che risulta da diverse
esperienze realizzate nel quadro dello Stato-Provvidenza. Questo, a
forza di voler piacere agli individui, ha moltiplicato i “diritti”
soggettivi di condiscendenza, per esempio in materia di divorzio,
di sessualità, di famiglie, di popolazione, ecc. Ma
così facendo, questo Stato-Provvidenza ha creato
innumerevoli problemi che è incapace di risolvere. Con
l’estensione di questi “diritti” di condiscendenza su scala
mondiale, i problemi di precarizzazione e marginalizzazione si
moltiplicano a tal punto che nessun governo mondiale potrà
risolverli.

Lo stesso per la religione. Da quando è acquisita la
separazione tra la Chiesa e lo Stato, è inammissibile che lo
Stato si serva della religione per rafforzare il suo dominio sui
cuori, i corpi e le coscienze. Come dice l’arcivescovo Roland
Minnerath, lo Stato non può incatenare la verità
religiosa e deve anche garantirne la libera ricerca.

Verso un terrorismo politico-giuridico


Per questi canali, e con l’appoggio della coppia Blair, il
presidente-giurista Obama si appresta a lanciare un nuovo
messianismo nordamericano, totalmente secolarizzato. Egli beneficia
in ciò dell’appoggio del suo fedele sodale, candidato
presunto alla presidenza dell’Unione Europea. La volontà
suprema del presidente degli Stati Uniti convaliderà il
diritto delle nazioni e il diritto delle relazioni tra le nazioni.
Sulle sue orme, i “Trentanove Articoli” della nuova religione
saranno promulgati dal suo collega britannico.

A partire dalla sommità di questa piramide, la
volontà del Principe è destinata a circolare per i
canali internazionali dell’ONU e a raggiungere i canali nazionali
particolari. In prospettiva questo processo, come si può
intuire, spegne l’autorità dei parlamenti nazionali,
abolisce l’autorità degli esecutivi e rovina l’indipendenza
del potere giudiziario. È per queste ragioni che, nella
logica di Obama, il ruolo di un tribunale penale internazionale
è chiamato ad estendersi, e che esso deve essere armato per
reprimere i recalcitranti – ad esempio i cattolici –
che rifiutano questa visione del potere e del diritto, di un
diritto reso vassallo del potere. Come non vedere questa
verità abbagliante: che noi assistiamo all’emergere di un
terrorismo politico-giuridico senza precedenti nella storia?

Per finire, facciamo lo sforzo di ricordare che la Chiesa non ha il
monopolio del rispetto del diritto umano alla vita. Questo rispetto
è proclamato dalle più grandi tradizione morali e
religiose dell’umanità, spesso anteriori al cristianesimo.
La Chiesa riconosce pienamente il valore degli argomenti forniti
dalla ragione a favore della vita umana. Come l’arcivescovo
Minnerath ha mirabilmente mostrato, la Chiesa completa e consolida
questa argomentazione avvalendosi dell’apporto della teologia:
rispetto della creazione; l’uomo immagine di Dio; amore del
prossimo; nuovo comandamento, ecc. Questi argomenti sono
frequentemente esposti nelle dichiarazioni della Chiesa e nei
numerosi documenti cristiani sulla questione.

Ma quando le più alte autorità delle nazioni, e
persino della prima potenza mondiale, vacillano di fronte al
rispetto del diritto umano fondamentale, è un dovere per la
Chiesa fare appello a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona
volontà perché si uniscano al fine di costituire un
fronte unico per difendere la vita di ogni essere umano. La prima
attitudine che si impone a tutti, secondo le responsabilità
di ciascuno, è l’obiezione di coscienza, che d’altra parte
Obama vuol circoscrivere. Ma questa obiezione deve essere
completata da un impgno ad agire nella sfera politica, nei media e
nelle università. La mobilitazione deve essere generale e
darsi come scopo l’obiettivo centrale di tutta la morale, e
specialmente di tutta la morale cattolica: riconoscere e amare il
prossimo, a cominciare dal prossimo più piccolo e più
vulnerabile.



LINK DI RIFERIMENTO


> Tony Blair Faith
Foundation


> Millennium Development
Goals


> United Religions
Initiative


> Global Ethic
Foundation


>
Attitude




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