
La fecondazione artificiale omologa uccide embrioni. – La Dignitas personae conferma le tesi sempre sostenute da Verità e Vita
Comunicato Stampa N. 61
Oggi è un giorno importante per il mondo cattolico, che riceve dalla Chiesa un documento chiaro e inequivocabile come la Dignitas personae. E’ un giorno importante per tutti gli uomini di buona volontà, perché gli insegnamenti della Chiesa in questi ambiti si fondano non solo sulla fede, ma su quella retta ragione che è alla portata di credenti e non credenti.
Ma è un giorno importantissimo per Verità e Vita. Perché oggi la nostra piccola associazione ha visto confermate dalla autorevole voce della Congregazione per la dottrina della fede alcune verità che sono all’origine della nostra nascita, avvenuta nel 2004, e dell’azione che conduciamo indegnamente e poveramente da allora.
Dignitas personae è un documento ricchissimo, che dovrà essere studiato e approfondito, e che non può essere ridotto a un solo aspetto o argomento. Ma una cosa ci appare subito chiarissima: la condanna senza appello della fecondazione artificiale extracorporea, sia essa omologa o eterologa, a causa della “pacifica accettazione dell’altissimo tasso di abortività delle tecniche di fecondazione in vitro” (n. 16).
Il documento della Congregazione per la dottrina della fede contiene alcune affermazioni che pesano come macigni su ogni tentativo di legittimare sul piano morale e giuridico le tecniche in vitro omologhe. Nel prossimo comunicato indicheremo nel dettaglio i passaggi salienti del documento. E’ chiaro che da oggi sarà molto più difficile per un cattolico difendere in toto la legge 40 del 2004.
Intendiamoci: non siamo di fronte ad alcuna svolta nel Magistero ecclesiale. E’ anzi la conferma di quanto la Chiesa ha sempre insegnato. Tuttavia, queste parole spazzano via gli equivoci, le astuzie, i sofismi con cui taluni, purtroppo anche in casa cattolica, tentavano di “sdoganare” le tecniche di fecondazione extracorporea omologa. Dalla lettura del documento si possono ricavare i seguenti giudizi:
- La fivet tratta gli embrioni come cose, accettando e presupponendo la morte di un numero impressionante di esseri umani (in nota il documento cita l’ 80% di perdite);
- Il tentativo di parificare questo orrore all’abortività spontanea è decisamente respinto, collocando le morti degli embrioni dentro l’orizzonte della colpa: i tecnici sembrano del tutto insensibili al diritto alla vita di ciascun embrione;
- La perfettibilità delle tecniche non c’entra, poiché tutte le tecniche operano come se l’embrione fosse un ammasso di cellule da usare e da scartare; non esistono “fivet buone”.
- La pluralità di soggetti che vengono impiantati – anche nell’ipotesi limitata a tre embrioni ex lege 40/2004 – è la prova lampante di questo uso strumentale della vita e del disprezzo del valore di ogni singolo individuo;
- Quando ogni anno si rendono pubblici i dati dei bambini nati a norma della legge 40, si deve avere l’accortezza di aggiungere a quel numero la cifra spaventosa di fratelli che le tecniche hanno silenziosamente fatto morire per soddisfare “il desiderio di maternità”; ecco perché appare del tutto fuori luogo ogni trionfalistico elogio della legislazione vigente in Italia;
- La fivet separa colpevolmente la procreazione dall’atto coniugale. Ma la Dignitas Personae colloca significativamente questa importante osservazione morale dopo aver denunciato la “eliminazione volontaria di embrioni”. E aggiungendo una osservazione acutissima: affidare la procreazione a un tecnico indebolisce la consapevolezza di dover rispettare la vita umana;
- E’ del tutto evidente che la natura occisiva di queste tecniche presenta profili rilevanti non solo sul piano morale, ma anche su quello giuridico. E’ del tutto evidente che queste tecniche aggrediscono il fondamentale diritto alla vita degli embrioni umani, e che il diritto – oltre che le coscienze individuali e le agenzie morali – è chiamato a intervenire per proteggere “chi non ha voce”.
- E’ del tutto evidente che da questo documento esce totalmente ridimensionata ogni ipotesi di distinzione giuridica fra tecniche eterologhe e tecniche omologhe. Dal punto di vista del disprezzo degli embrioni umani, infatti, non vi è alcuna sostanziale differenza tra le due modalità, che pure sono così diversamente trattate dalla vigente legge italiana, preoccupata esclusivamente delle conseguenze per i figli che – in esigua minoranza – sopravvivranno alle metodiche artificiali extracorporee.
Verità e Vita ha sostenuto da sempre queste verità: la fivet uccide; la fivet, anche omologa, non riguarda solo le coscienze ma è materia di rilevanza giuridica; è necessario denunciare all’opinione pubblica l’olocausto di embrioni umani che si profila ogni anno a norma della legge 40 e di ogni altra normativa permissiva; la condizione degli embrioni crioconservati “determina una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile”, con la conseguenza che non esiste alcuna via d’uscita moralmente onorevole. L’unica strada è dire no, sempre, alle tecniche di riproduzione artificiale extracorporea.
Questa posizione ci è costata incomprensioni, minacce, censure, accuse di eterodossia. Sono fiorite perfino delle leggende su di noi, che pure siamo un’associazione aconfessionale pro-life: Verità e Vita non ascolta la Chiesa; Verità e Vita è pericolosa. Noi abbiamo molta pazienza, e per amore della verità accettiamo anche di essere calunniati ingiustamente. Ora, grazie alla Dignitas personae, vediamo con soddisfazione che la verità ha la testa dura, anche se si lascia mettere in croce. E, alla fine, vince. Speriamo che adesso sia a tutti chiaro come stanno le cose e chi, fino ad oggi, ha purtroppo sbagliato strada.