
Roma compie un salto mortale: dal curatore del ventre passa all’evacuatore del ventre

Comunicato Stampa 185
Da giorni i mass media ci bombardano con la notizia dell’assunzione a tempo indeterminato di due ginecologi non obiettori dopo apposito bando per “Dirigente Medico disciplina OSTETRICIA e GINECOLOGIA (da destinare al Settore del Day Hospital e Day Surgey) per l’applicazione della Legge 194/1978 – interruzione volontaria della gravidanza”.
Quando una legge dello stato, ingiusta, disumana, gravemente lesiva del diritto alla vita del più debole ed indifeso tra gli uomini, il concepito, consente ad una donna di uccidere il proprio figlio nei primi 90 giorni di gravidanza per qualsiasi motivo – negli stampati della maggior parte dei documenti rilasciati dal medico per l’aborto volontario non c’è una riga con l’indicazione: motivazioni che inducono all’aborto volontario ! – non c’è da stupirsi se anche altri diritti universali dell’uomo vengono calpestati per rendere più agevole questa strage, che fino al 31 dicembre 2015 ha prodotto 5.746.004 di vittime innocenti. Le motivazioni false e strumentali addotte per giustificare questo bando di concorso sono smentite dall’ultima relazione al Parlamento del Ministro della Salute (dic. 2016), nella quale si legge che il carico di lavoro medio dei ginecologi non obiettori nel Lazio è di 3,2 (min. 0,7 e max 7) aborti volontari/settimana pur essendoci una percentuale di ginecologi obiettori pari al 78,2%. Nella stessa relazione è riportata anche la copia del pronunciamento definitivo del 6 luglio 2016 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che ha respinto la denuncia presentata in data 17 gennaio 2013 dalla CGIL contro l’Italia in merito alla mancata applicazione della legge 194/78 riguardo all’accesso ai servizi IVG in relazione all’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari.
Il fatto che il Presidente della Regione Lazio e che un’Azienda Ospedaliera di Roma si prendano la licenza di indire e portare a compimento un siffatto concorso per assumere a tempo indeterminato due ginecologi con il compito di praticare aborti volontari per tutta la durata del loro impiego oltre a costituire la manifesta violazione di un altro diritto fondamentale della persona, all’obiezione di coscienza, rappresenta un attacco diretto alla figura del medico ed in particolare dell’ostetrico ginecologo, che – durante la gravidanza ha due o più pazienti che insieme si affidano alle sue cure: la madre ed i/il figli/o – che si tenta di ridurre a semplice esecutore della loro volontà e a cooperatore od a esecutore dell’uccisione di uno o più dei suoi piccoli ed indifesi pazienti. Il vero motivo per cui si attacca la figura del medico ed in particolare del ginecologo obiettore è che la massiccia presenza di medici obiettori – che non sono in prevalenza mossi da motivazioni etico/religiose – sta a ricordare a tutti che il medico sa con certezza che l’aborto volontario è sempre l’uccisione di un bambino innocente ed indifeso nell’utero materno, il primo luogo dove si sperimenta la solidarietà umana ed il luogo più sicuro al mondo fino a che leggi disumane ed ingiuste, che consentono l’aborto volontario, l’hanno trasformato in un campo di stermino. L’altro motivo è che per i fautori di leggi di morte il medico che opera secondo scienza e coscienza non è funzionale ai loro progetti per cui debbono ridurlo a puro funzionario delle loro scelte legislative, che sempre più si connotano di totalitarismo e di dittatura ideologica. Quando è prevista come in questo caso l’obiezione di coscienza la calpestano e nelle leggi più recenti neanche la inseriscono nel testo legislativo come sta accadendo alla Camera nel ddl sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento. Ridurre il medico a puro esecutore delle altrui volontà sacrificando tutto il patrimonio di cultura scientifica, umana e solidaristica, che da sempre contraddistinguono la professione medica, mortificando e calpestando la sua coscienza può essere funzionale solo ad un regime dittatoriale, ma sicuramente non giova alle persone che hanno bisogno del suo aiuto professionale ed umano, perché il medico da sempre ha la missione di curare, alleviare il dolore e – quando non può fare altro – prendersi cura della persona che a lui si affida.
L’aborto volontario, inoltre, non è – come qualcuna si ostina a declamare ed a scrivere – una conquista della donna, un suo strumento di potere, ma una bruciante sconfitta in quello che lei ha di unico, più peculiare ed esclusivo rispetto all’uomo, cioè di essere il luogo dove ha inizio una nuova vita umana e dove amorevolmente si sviluppa attraverso scambi di intimi e continui messaggi che incominciano nell’attimo stesso in cui ha inizio la vita del figlio; un doloroso dramma che lascia segni per tutta la vita e conseguenze psichiche ben documentate da ampia letteratura scientifica internazionale; dramma che coinvolge anche la coppia, la famiglia, le persone che direttamente o indirettamente l’hanno spinta verso l’aborto volontario, la società tutta che ha creato questa cultura di morte e che ne subisce le conseguenze, di cui l’inverno demografico e l’abbrutimento delle coscienze sono solo alcuni dei sintomi più evidenti, ma trascurati completamente dai legislatori e dagli amministratori, che invece di modificare i propri comportamenti e le scelte di morte si prodigano a fare altre leggi di morte per eliminare le persone che non producono.