
Il Papa sull’infertilità di coppia: prevalga scienza orientata alla dignità dell’uomo
Il matrimonio tra uomo e donna, “unico
‘luogo’ degno per la chiamata all’esistenza di un
nuovo essere umano, che è sempre un dono”
Il Papa si rivolge ai circa 200 partecipanti alla XVIII Assemblea
generale della Pontificia Accademia per la Vita, ricevuti oggi in
Vaticano a conclusione dei lavori congressuali dedicati al tema
“Diagnosi e terapia
dell’infertilità”, partiti giovedì
scorso nell’Aula nuova del Sinodo.
Proseguire “il cammino
intrapreso di una scienza intellettualmente onesta e affascinata
dalla ricerca continua del bene dell’uomo”, non
disdegnando “il dialogo con
la fede”. Questa l’esortazione di Benedetto XVI
ai partecipanti alla XVIII Assemblea generale della Pontificia
Accademia per la Vita, ricevuti in udienza e accompagnati dal
presidente, mons. Ignacio Carrasco de Paula. Ricordando
“la fiducia che la Chiesa
ha sempre riposto nelle possibilità della ragione umana e in
un lavoro scientifico rigorosamente condotto, che tengano sempre
presente l’aspetto morale”, il Papa ha
riflettuto sul tema dell’Assemblea, “Diagnosi e terapia
dell’infertilità”, citandone la
“rilevanza umana e
sociale”, il “peculiare valore scientifico” e
l’espressione della “possibilità concreta di un fecondo
dialogo tra dimensione etica e ricerca
biomedica”.
Un incoraggiamento, quello del Pontefice,
all’“onestà
intellettuale” del lavoro svolto, “espressione di una scienza che mantiene desto
il suo spirito di ricerca della verità, a servizio
dell’autentico bene dell’uomo, e che evita il rischio
di essere una pratica meramente funzionale”. Davanti
al problema dell’infertilità della coppia, ha detto il
Santo Padre ai partecipanti, “avete scelto di richiamare e considerare
attentamente la dimensione morale, ricercando le vie per una
corretta valutazione diagnostica ed una terapia che corregga le
cause dell’infertilità”:
“Questo approccio muove dal
desiderio non solo di donare un figlio alla coppia, ma di
restituire agli sposi la loro fertilità e tutta la
dignità di essere responsabili delle proprie scelte
procreative, per essere collaboratori di Dio nella generazione di
un nuovo essere umano. La ricerca di una diagnosi e di una terapia
rappresenta l’approccio scientificamente più corretto
alla questione dell’infertilità, ma anche quello
maggiormente rispettoso dell’umanità integrale dei
soggetti coinvolti. Infatti, l’unione dell’uomo e della donna
in quella comunità di amore e di vita che è il
matrimonio, costituisce l’unico ‘luogo’ degno per
la chiamata all’esistenza di un nuovo essere umano, che
è sempre un dono”.
Rammentando l’Istruzione Donum vitae, Benedetto XVI ha
sottolineato come le “legittime aspirazioni genitoriali della
coppia che si trova in una condizione di
infertilità” debbano “pertanto trovare, con l’aiuto della
scienza, una risposta che rispetti pienamente la loro
dignità di persone e di sposi”:
“La
dignità umana e cristiana della procreazione, infatti, non
consiste in un ‘prodotto’, ma nel suo legame con
l’atto coniugale, espressione dell’amore dei coniugi,
della loro unione non solo biologica, ma anche
spirituale”.
Lo sguardo del Papa si è quindi allargato alla
società contemporanea: “dinanzi al fascino della tecnologia della
fecondazione artificiale” che spinge alcuni colleghi a
considerare “desuete” l’umiltà e
la precisione con cui i membri della Pontificia Accademia per la
Vita approfondiscono queste problematiche, Benedetto XVI ha
espresso “incoraggiamento e
sostegno” al “generoso servizio in difesa e a favore della
vita”, anche se talora avviene “in un contesto medico-scientifico dove la
dimensione della verità risulta offuscata”.
Già in occasione del X anniversario dell’Enciclica
Fides et ratio, il Pontefice nel 2008 aveva ricordato come
“il facile guadagno o,
peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al
Creatore” svolgano a volte “un ruolo
determinante”, assumendo “caratteristiche pericolose
per la stessa umanità”:
“Effettivamente
lo scientismo e la logica del
profitto sembrano oggi dominare il campo
dell’infertilità e della procreazione umana, giungendo
a limitare anche molte altre aree di
ricerca”.
D’altra parte la Chiesa “presta molta attenzione alla sofferenza delle
coppie con infertilità, ha cura di esse e, proprio per
questo, incoraggia la ricerca medica”. La scienza,
tuttavia, “non sempre
è in grado di rispondere ai desideri di tante
coppie”:
“Vorrei allora ricordare
agli sposi che vivono la condizione dell’infertilità,
che non per questo la loro vocazione matrimoniale viene frustrata.
I coniugi, per la loro stessa vocazione battesimale e matrimoniale,
sono sempre chiamati a collaborare con Dio nella creazione di
un’umanità nuova. La vocazione all’amore,
infatti, è vocazione al dono di sé e questa è
una possibilità che nessuna condizione organica può
impedire. Dove, dunque, la scienza non trova una risposta, la
risposta che dona luce viene da Cristo”.
Benedetto XVI, nell’Enciclica Deus caritas est, aveva
già spiegato come la fede permetta “alla ragione di svolgere in modo migliore il
suo compito e di vedere meglio ciò che le è
proprio”. E oggi ha ricordato che “la matrice culturale creata dal cristianesimo
– radicata nell’affermazione dell’esistenza della
Verità e dell’intelligibilità del reale alla
luce della Somma Verità – ha reso possibile
nell’Europa del Medioevo lo sviluppo del sapere scientifico
moderno”.
L’appello agli “illustri scienziati” e a tutti i
membri dell’Accademia “impegnati a promuovere la vita e la
dignità della persona umana” è stato
dunque quello a tenere “sempre presente anche il fondamentale ruolo
culturale” che svolgono nella società e
l’influenza che esercitano “nel formare l’opinione
pubblica”. Rammentando il Concilio Vaticano II e le
esortazioni agli scienziati di Giovanni Paolo II, un’ultima
raccomandazione del Papa:
“La gente ha fiducia in voi
che servite la vita, ha fiducia nel vostro impegno a sostegno di
chi ha bisogno di conforto e di speranza. Non cedete mai alla tentazione di trattare il
bene delle persone riducendolo ad un mero problema tecnico!
L’indifferenza della coscienza nei confronti del vero e del
bene rappresenta una pericolosa minaccia per un autentico progresso
scientifico”.