
E brava la Livia Turco, ex ministro alla salute dell’ex governo Prodi!
In pochi mesi di prorogatio ha fatto quasi più che in
due anni di mandato a capo del suo dicastero.
Ha peggiorato la già disgraziata legge 40 accentuando
attraverso una pesante modifica delle linee guida la deriva
eugenetica insita nella legge stessa, con l’introdurre
l’analisi preimpianto nonchè il riconoscimento dello
stato di infertilità ai soggetti affetti da malattie
sessualmente trasmissibili.
Ha tentato di introdurre, in sede di conferenza unificata
Stato/Regioni, delle linee guida, consapevolmente respinte dalla
Lombardia e dalla Sicilia, per l’applicazione della 194 e per
la prevenzione dell’aborto volontario, sulla base di sue
personali e fantasiose considerazione sulla tutela della salute
delle donne da cui risulterebbe che l’aborto si previene
aumentando e favorendo la contraccezione attraverso i consultori -
tesi smentita dalla semplice osservazione dei tassi e dei rapporti
di abortività raffrontati alle aree di diffusione dei
consultori – e accorciando i tempi di attesa per l’intervento
di aborto.
Per ultimo ci ha lasciato la relazione sull’attuazione della
legge 40 per l’anno 2006, con un considerevole anticipo sui
tempi previsti dalla stessa legge.
Il quadro che ne emerge è complessivamente desolante: 7505
bambini nati sono il risultato certo di 70.695 cicli delle tecniche
usate.
Ipotizzando la produzione dei tre embrioni consentiti
dall’art. 14 della L. 40 ci troviamo di fronte alla solita
ecatombe da sempre associata alle tecniche della fecondazione
assistita e che rimarrebbe tale anche se, invece di tre, fosse
stato prodotto e impiantato anche solo un embrione.
Ma i dati forniti danno ulteriormente da pensare.
7507 bambini sono nati da 8108 gravidanze regolarmente monitorate a
seguito di fivet che tuttavia, secondo la relazione Turco, aveva
dato inizio a 10.608 gravidanze. Le cronache dei giornali che
riportano la notizia della relazione riferiscono acriticamente di
una percentuale del 21% di gravidanze iniziate persa al follow up.
Dove sono finiti questi bambini?
Sono andati ad aumentare ulteriormente la percentuale di fallimento
della fivet, a causa di un’ abortività spontanea che
sappiamo essere decisamente più elevata per i concepiti in
vitro?
Sono stati abortiti entro i novanta giorni ai sensi della 194 per
decisione materna a causa di sopravvenute difficoltà o di un
semplice ripensamento? Sono stati eliminati con il cosiddetto
aborto terapeutico per malformazioni rilevate?
Sono invece da collocare in un’area di illegalità, a
conferma che i famosi paletti della legge 40 sono aggirabili dalla
mancanza di controlli prevista dalla stessa legge?
Vengono spontanee ipotesi un po’ inquietanti:
a) eludendo l’art.9, comma 2 della L. 40, sono stati
abbandonati dopo il parto all’ospedale da madre che abbia
dichiarato la volontà di non essere nominata, a causa di
sopravvenute difficoltà o di un semplice ripensamento.
b) eludendo l’art. 9, comma 1 della legge suddetta sono stati
riconosciuti solo dalla madre (magari lesbica), posto che il padre,
autocertificato convivente per l’occasione, in realtà
era solo un donatore di sperma che non aveva nessuna intenzione di
divenire padre anche legalmente.
Possibile che si perda di vista il destino di più di 2500
bambini, appositamente prodotti, senza che il ministro alla salute
e qualche pro life non abbiano nulla da dire?
Possibile che non ci si voglia accorgere che i famosi paletti che
dovrebbero tutelare il concepito (art.1 L.40), servono soltanto a
tranquillizzare la coscienza di chi si ostina a ritenere la 40 una
legge accettabile?
Marisa Orecchia