
Aboliamo il principio di autodeterminazione della donna.
Comunicato Stampa N. 21
Aboliamo il principio di autodeterminazione della donna. Necessaria una sanzione per tutelare la vita nascente.
In questi giorni da più parti si è chiesto di riaprire una discussione sulla legge 194 del 1978. Il Comitato Verità e Vita vede con favore questo clima di confronto, ma ritiene anche che sia necessario mettere in discussione tutta la logica che sottende alla legge sull’aborto.
Su tutto: il principio di autodeterminazione della donna, in base al quale la legge consente alla madre di decidere arbitrariamente della vita e della morte di suo figlio. Siamo favorevoli a un dibattito serio e costruttivo sulla 194; siamo consapevoli che non esistono a oggi i presupposti per la sua abrogazione totale e per il ripristino di un totale rispetto dell’uomo concepito. Ma questo dibattito sarà del tutto inutile se si limiterà – come già avvenuto molte volte – a disquisire di argomenti marginali.
Soprattutto, non deve trasformarsi in una nuova occasione di confusione educativa, nella quale alcuni pro life in buona fede svendano i principi in cambio del piatto di lenticchie di qualche finta concessione al volontariato negli ospedali.
In questo senso, riteniamo assolutamente inopportuna la proposta – avanzata da alcuni – di rinunciare definitivamente alla sanzionabilità del reato d’aborto. La norma giuridica non può limitarsi alle esortazioni e ai fervorini moralistici. Il diritto ha un unico linguaggio, che non prevede alternative: stabilire precetti e divieti, e presidiarli con una sanzione. Non è detto che questa sanzione debba essere il carcere, soprattutto quando ragioni di umanità suggeriscono clemenza e comprensione. Ma la pietà non può fare velo alla necessità di tutelare un bene giuridico fondamentale come quello della vita umana. L’infanticidio è, ad esempio, un delitto che mette insieme una colpa oggettivamente gravissima e una condizione spesso fragilissima della madre colpevole. Eppure, nessuno ha proposto – almeno per ora – di depenalizzare questo reato.
Ora, se una tutela giuridica deve essere reintrodotta per il concepito, almeno in alcuni casi, si dovrà avere il coraggio di utilizzare anche l’arma della minaccia sanzionatoria, pur nelle forme e nei modi più compatibili con la natura di questo delitto.
Se – come al solito – la discussione sulla 194 aggirerà questi punti cruciali, finirà con l’attorcigliarsi nel solito equivoco, che risponde a una logica di scuola marxista: credere che l’aborto sia essenzialmente un problema economico. Non è così. L’aborto è innanzitutto il prodotto di una cattiva cultura, frutto di una legge che in questi 30 anni ha normalizzato e incentivato l’eliminazione di milioni di cittadini italiani non ancora nati.
Per Verità e Vita
Il Presidente
Mario Palmaro