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Fecondazione artificiale – lo strano caso dell’isola di Malta

Comunicato Stampa N. 126

PER LA CHIESA CATTOLICA MEGLIO NESSUNA LEGGE CHE UNA CATTIVA LEGGE.
L’IMBARAZZO DEL QUOTIDIANO AVVENIRE.

Il Parlamento di Malta sta per discutere e votare una legge sulla Fecondazione artificiale. Che cosa c’è di “strano” in questa storia? E’ semplice: a oggi la piccola isola è sprovvista di qualunque legge sulla produzione di esseri umani in provetta. Malta è cioè nella stessa condizione in cui era l’Italia fino al 2004, anno in cui fu varata la legge 40.
E che cosa dice la Chiesa cattolica di fronte alla proposta di legge che dovrebbe regolamentare la fivet (magari mettendo pure qualche “paletto”)? Il vescovo di Gozo, Mario Grech, ha lanciato un appello ai politici che si dichiarano cattolici affinché non sostengano la nuova legge. Il presule – come riportato dall’agenzia SIR e dall’Osservatore Romano – ha detto testualmente che la “fertilizzazione in vitro” (IVF) non è un metodo moralmente accettabile. Secondo monsignor Grech sono tre le ragioni per cui si deve dire di no alla legge di regolamentazione. Primo: “la dignità della vita umana” il cui concepimento deve avvenire tramite “l’atto d’amore di una coppia sposata”. Secondo: il mancato “rispetto della dignità dei genitori, specialmente della madre”, con l’altissimo rischio per la sua salute. Terzo: si tratta di “una tecnologia altamente abortiva”, non esente dalla “tentazione” di “selezionare tra embrioni sani ed embrioni deboli”.
In un bell’articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire, Lorenzo Schoepflin spiega che il vescovo maltese ha rimarcato come la fivet comporti “la mancanza di rispetto per la vita del concepito” poiché “sono molti gli embrioni che muoiono a causa della fallibilità intrinseca di tali tecniche”. Sulla stessa lunghezza d’onda, prosegue Schoepflin, si è sintonizzata l’associazione pro-life “Gift of life” (“Il dono della vita”).
Questo scenario non avrebbe nulla di strano, se raffrontato con la dottrina della Chiesa sul diritto alla vita, chiaramente espresso nella Evangelium Vitae, nella Donum Vitae e nella Dignitas Personae. Ma questo scenario diventa davvero singolare se lo paragoniamo a ciò che è accaduto e accade in Italia nell’ambito del dibattito sulla Fecondazione artificiale. Nelle parole del vescovo di Gozo e dei pro life maltesi non si fa nessun accenno alla distinzione tra fivet omologa ed eterologa. Si sceglie invece di colpire e affondare ogni fivet, a causa della sua (testuale) “abortività”. In Italia, tolto il Comitato Verità e Vita (che è censurato per questo motivo) e tolte altre coraggiose voci fuori dal coro, è stata fatta una scelta diversa: combattere la “cattiva” fivet eterologa, e difendere come una bandiera per la quale morire la legge 40 del 2004.
Lo prova il fatto che lo stesso Avvenire non riesce a mascherare il suo imbarazzo di fronte alla sortita de vescovo di Gozo. Il titolo dell’articolo (confezionato dalla redazione) infatti, recita: “Figli in laboratorio: Malta si divide sulla legge che gioca con le provette”. Come si vede, nessun cenno al vescovo anti-fivet. Inoltre, la legge viene associata all’idea che si “gioca con le provette”; come se ci fosse un modo di maneggiare le provette che invece è serio e non prevede giochi. Magari, applicando la legge 40, oppure congelando ovociti, come fa la dottoressa Porcu a Bologna, esperta intervistatissima da Avvenire.
Ultima ciliegina sulla torta: nell’articolo del quotidiano cattolico non c’è traccia della parola “abortività”, usata dal vescovo Mario Grech per parlare di fecondazione artificiale.

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