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Norlevo – parte 5 – Meccanismo di azione e classificazione


Norlevo – parte 5 – Meccanismo di azione e classificazione

Pillola del giorno dopo

Abbiamo già osservato che l’effetto “barriera” esercitato tardivamente dal muco cervicale è inefficace per frenare la risalita dello sperma e abbiamo provato l’inefficacia del blocco ovulatorio di emergenza della pillola del giorno dopo.
Ora dobbiamo proseguire lo studio degli eventi considerando la presenza effettiva dell’embrione nella tuba di Falloppio: giunti quindi allo stadio in cui il concepito migra lungo questo canale in direzione dell’endometrio per potersi annidare, il levonorgestrel -principio attivo di questa pillola- mima le azioni del progesterone.

Se assunto entro le 72 ore successive al rapporto, è in grado di agire a livello:

a) delle tube di Falloppio modificando la motilità delle cellule epiteliari impedendo così all’embrione di poter raggiungere l’endometrio uterino ove avviene il suo annidamento.

b) dell’endometrio uterino inducendo ipoplasia ghiandolare, riduzione della moltiplicazione cellulare, comparsa di aspetto edematoso, rarefazione delle arteriole, decidualizzazione abortiva, ovvero trasformazione secretoria e incompleta dell’endometrio.

Condizioni entrambe ostili all’annidamento dell’embrione e alla prosecuzione della gravidanza.

A conferma di quanto osservato, ecco schematizzati alcuni dati significativi:

In tabella è riportata l’incidenza di gravidanze proseguite nonostante la somministrazione di levonorgestrel.
Da notare, come il richiamo asteriscato in basso evidenzia, che si tratta di uno studio su metodi post-ovulatori.
Ne consegue che l’efficacia della “pillola del giorno dopo” si misura in base alla capacità di eliminare l’embrione attraverso i due meccanismi d’azione (a – b) citati ed illustrati precedentemente.
Dunque lo scopo specifico del Norlevo è garantire alla donna che ne fa uso L’UCCISIONE DELL’EMBRIONE.

CLASSIFICAZIONE DELLA “PILLOLA DEL GIORNO DOPO” – Non siamo infatti di fronte ad un prodotto ad azione contraccettiva, in grado cioè di impedire l’incontro dei due gameti, ma ad azione intercettiva, poichè è in grado di svolgere un’azione anti-nidatoria sull’embrione formatosi.
Come già detto, grazie all’effetto di questo prodotto vengono infatti alterate la funzionalità del trasporto da parte della tuba e la fisiologia dell’impianto in utero esercitando in questo modo una vera e propria intercettazione dell’embrione umano.
Di qui la natura occisiva di questa “pillola”.

Nel dibattito che si è aperto a seguito della registrazione nel prontuario farmaceutico italiano (26 settembre 2000), i promotori della commercializzazione di tale prodotto hanno rifiutato di dichiarare la sua natura abortiva.
Purtroppo dispiace ripetersi, ma alcuni concetti elementari che fino a ieri sembravano scontati andrebbero oggi opportunamente ribaditi: cioè che ogni prodotto in grado di esercitare un effetto MIRATAMENTE OCCISIVO in sede uterina, è classificato in ambito medico come ABORTIVO.