
Riflessioni di un veterano

Come si può contestare il degrado culturale adottandone gli attrezzi?
Riflessioni di un “veterano” sulle strategie politiche sostenute dalla rivista “Tempi”, nella forma, in particolare, dei recenti interventi della dott.sa Vergani e della prof.sa Morresi.
Una premessa, a scanso di equivoci. A chi mi chiedesse: “Sei Cattolico?”, risponderei: “No! Sono cattolico, apostolico, romano. Ma, trattandosi di politica, questo non c’entra. Non vorrei indurre qualcuno in un possibile reato di….cattofobia”. Veterano: socio fondatore del primo CAV (Firenze, 1975), del MpV fiorentino, socio fondatore e primo tesoriere del MpVI, promotore e animatore della proposta di legge di iniziativa popolare, eccetera….
Mi sorprende, diciamo così, l’organica, dichiarata, ufficiale, aggressiva ostilità alle idee, le proposte, le opinioni di una Associazione – Verità e Vita, del tutto estranea ad aggregazioni confessionali o politiche e pertanto fuori dai maggiori circuiti di influenza e potere sociale – principalmente, se non esclusivamente, proprio da parte di realtà Cattoliche. Come mai un messaggio così ovvio:
E’ certamente giusto che anche i Cattolici impegnati in questo negoziato politico seguano la propria coscienza. Che non è, però, un assoluto, posto al di sopra della verità e dell’errore; anzi, la sua intima natura postula il rispetto di quei principi, che non sono negoziabili, derogabili. So bene che spesso, in politica, si sceglie la strada possibile, anziché quella migliore. Ma si deve avere il coraggio di non imboccare sempre tutte le strade teoricamente percorribili.
Ora, rivisitando, da bravo veterano, questi ormai trentadue anni di impegno, vedo un filo rosso che, su questi temi, collega la presenza politica di Cattolici in una strategia che mi sembra riconducibile a quella che viene oggi riproposta.
- I “Cattolici del No” al referendum sul divorzio.
- La strategia di “privatizzazione” di certi valori fondanti adottata dalla DC di Moro e la sua rinunzia ad “opporsi” (oggi si direbbe a “porre la fiducia”…..) alla maggioranza abortista.
- L’abbandono in Senato della proposta di legge di iniziativa popolare. Il popolo era stato coinvolto (un milione e mezzo di firme legali), a differenza della legge 40 – che persino la prof.sa Morresi riconosce assai più abortigena della 194 – scritta, battezzata “buona” e votata da Cattolici.
- Il voto determinante a favore della legge abortista di senatori Cattolici.
- Il rifiuto della DC di utilizzare una esistente maggioranza parlamentare disponibile a superare la 194.
- La difesa della 194 davanti alla Corte da parte del governo Andreotti.
- La tecnica di “narcotizzazione”…….
Se oggi la “strategia” proposta, che sarebbe ostacolata e vanificata dal solo proclamare l’intera verità sulla legge “integralmente iniqua” (La Pira), giunge a definire la 194 (come ho sentito con le mie orecchie a Firenze dalla prof.sa Morresi) come ultima spiaggia, ancora di salvezza, di fronte alla RU486…….Beh! allora questo filo rosso non manifesta forse una (sistematica) rinuncia dei Cattolici impegnati in politica a superare la logica dell’utile e dell’immediato, nonché il pragmatismo, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, quale inevitabile accettazione di un presunto male minore?
Come si può contestare il degrado culturale adottandone gli attrezzi?
C’è poi un aspetto particolare che mi sembra ……..cruciale. Che non mi torna.
La rivista “Tempi” pubblica una foto del Card. Ruini, e lo cita (ci sono le virgolette, attenzione!): “noi certamente siamo contro l’aborto, ma non vogliamo modificare la norma……..”. Sbaglio, o si tratta della espressione di una volontà politica, quella di non volersi attivare politicamente per far modificare la norma? Qualunque cittadino italiano ha diritto di esprimere le proprie opzioni politiche. Se il cittadino Camillo Ruini esprime un suo personale orientamento a favore di una scelta politica che non includa l’impegno parlamentare per la modifica di una legge, ne ha tutto il diritto. Il fatto che sia il presidente dei Vescovi italiani non fa problema: è la sua personale scelta. Ma non è lo stesso, mi pare, se il presidente della CEI – che, oltretutto, ha detto di sé: “Riconosco di essere un animale politico” – dichiara: “NOI …..non vogliamo………”. “NOI” chi?
“La giustizia è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica”.
“La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta”.
Mario Paolo Rocchi