Seleziona Pagina

Radicali quanto ci costate


Radicali quanto ci costate

 

Infuriano le solite polemiche autunnali sulla Legge finanziaria, sollevando un polverone che spesso impedisce ai cittadini di accorgersi delle nefandezze più clamorose. Come, ad esempio, il generoso finanziamento che Radio Radicale si vede assegnare dalla Finanziaria 2007. Il cattolico Romano Prodi – per altro in continuità con i governi precedenti – ha deciso di garantire all’emittente radicale un sontuoso emolumento per la trasmissione delle sedute parlamentari. Alla Radio di Pannella e Bonino andranno la bellezza di 10 milioni di Euro per ognuno degli anni dal 2007 al 2009. Un calcolo facile, che porta il contributo previsto alla bella sommetta di 30 milioni di Euro. Avete capito bene: si tratta di circa 60 miliardi delle vecchie lire. Un vero scandalo, se si pensa che in questi mesi gli uomini del Governo ci hanno ripetuto fino alla nausea che bisognava risanare, tagliare, risparmiare. Evidentemente, si rivolgevano ai soliti cittadini contribuenti inermi, e non ai radicali. Non ai paladini del libero mercato, della concorrenza aperta, dell’Agenda Giavazzi, del privato al posto del pubblico. Quei Radicali che, mentre predicano liberismo e antistatalismo, razzolano malaccio, portandosi a casa un bel gruzzolo delle nostre povere tasse. Che cosa fa la Radio diretta da Massimo Bordin per meritarsi cotanta ricompensa? E’ presto detto: manda in onda in diretta e in differita le sedute di Camera e Senato. Funziona così: un conduttore segue in religioso silenzio i lavori del Parlamento e, ogni volta che il presidente di turno dà la parola a qualcuno, ecco che il prezioso giornalista di Radio Radicale spiega agli ascoltatori di chi si tratti e a quale partito appartenga. Stop, fine del servizio. Domanda: ma la Rai non potrebbe garantirlo lei, un servizio simile, con i mezzi pletorici che secondo molti ha a disposizione? Certo che potrebbe, risparmiando i suddetti 30 milioni di Euro, ma non lo fa. Altra domanda: ma lo Stato, e il risparmiosissimo Governo Prodi, non potrebbe indire una bella gara pubblica per offrire il servizio al miglior pretendente, cioè a chi sia disposto a garantirlo al minor costo per le tasche dei contribuenti? Certo che potrebbe. Ma non lo fa. Anche se è molto probabile che si troverebbe qualcuno disposto a irradiare per tre anni le dirette dal Parlamento per meno di 60 miliardi di lire. Il fatto più sconcertante è che, così facendo, lo Stato italiano – in una triste continuità fra governi democristiani, di centro destra e di centro sinistra – consolida un odiosissimo regime di monopolio, che prevede l’assegnazione sempre allo stesso interlocutore, cioè Radio Radicale, di questo compitino delle elementari, pagato però come una consulenza universitaria di prim’ordine. Senza dimenticare che di tutte le radio possibili e immaginabili, Radio Radicale è certamente l’organo di informazione più fazioso e schierato che esista. Una radio-partito che usa ogni minuto delle sue trasmissioni per incensare acriticamente il verbo di Marco Pannella, per propugnare il libero aborto, la libera fecondazione in provetta, la libera eutanasia. Sento già l’apocalittica obiezione di Capezzone: perché, voi vorreste metterci il bavaglio e impedirci di dire quello che pensiamo? Per carità. Però, cari Radicali, fatelo senza usare i nostri soldi. I soldi di chi, come me e come molti altri contribuenti, non ha niente in comune con voi.