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Provette e pipette uccidono sempre – con e senza legge 40

Provette e pipette uccidono sempre – con e senza legge 40

Più figli nati e più figli morti

Sono una Biologa-analista, specializzata in Tecnologie Biomediche, Perfezionata nei due livelli (Base ed Avanzato) in Bioetica, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Roma.

Le tesi che sostengo :

a) impossibile la tutela del concepito fuori dal naturale luogo rappresentato dal seno materno (tuba di Falloppio),

b) inestimabile offesa della dignità umana anche per l’embrione sopravvissuto alle tecniche di fecondazione extracorporea,

c) le stime dei bambini morti sono di gran lunga superiori ai nati vivi con e senza la Legge 40, nella modalità eterologa od omologa che sia, bambini morti costantemente registrati, anche se risparmiati ai congelatori,

d) i sopravvissuti(5%) alla tecnica hanno più del 50% di malformazioni e problemi a distanza rispetto ai concepiti naturalmente,

e) una tecnica non al servizio della persona (figlio, genitori, famiglia), non al servizio della ricerca scientifica nel campo Bio-medico, non al servizio del decisore clinico, non al servizio della società e relativo bene comune.

C’è da chiedersi se possa essere promossa una qualsivoglia legge che permetta l’uso di una tecnica inaccettabile. In assenza di normativa in campo della cosiddetta “procreatica”, si è pensato di avanzare promuovendo direttamente la forma “omologa”, pur se accompagnata da una serie di divieti di fatto evitabili. Esultare per ciò che si vuol considerare un buon risultato, non permette un’analisi lucida e scevra da ogni pregiudizio. Per una valutazione obiettiva è opportuno consultare i numerosi lavori di chi effettua FIVET e sue varianti, essi dichiarano semplicemente alla comunità scientifica i risultati ottenuti. Studi pubblicati su riviste della Società Europea di Riproduzione ed Embriologia Umana come la Human Reproduction, statistiche presentate da ricercatori di fama mondiale ai Congressi di Genetica, come Steptoe, Muller, Cox, Pearson, Jacques Testart e vi assicuro molti altri.

Poter consultare i registri italiani dei centri dove si effettua la stessa tecnica e leggere le relazioni ministeriali alla luce del concepito: è veramente sconvolgente il numero di morti provocato e viene resa difficile la lettura dei dati perché persiste una reiterata difesa della Legge 40. Si acclamano le nascite mentre si tacciono le morti, semmai, queste ultime, paragonate a quelle per eventi naturali. Di fronte a questo scempio, va da solo il giudizio etico, non c’è bisogno di lauree o di complicati corsi di Etica per comprenderne il male intrinseco. Seguire il Magistero ed i relativi documenti, disponibili anche a tutti gli uomini di buona volontà, rende veramente liberi. Ascoltare le parole del Santo Padre Benedetto XVI, dissipa ogni dubbio: “La legge morale naturale non è solo per i cristiani” e sottolineando ancora una volta l’importanza dell’Istruzione Dignitas Personae:

” Il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita ”.

L’Istruzione testé citata tratta temi di Bioetica ed Etica Medica circa la fecondazione extracorporea (ne denuncia le morti) e nuove proposte terapeutiche riguardanti l’utilizzo dell’embrione e del patrimonio genetico umano.

Passo ora ad esporre qualche punto delle tesi da me presentate, mi rendo conto che ci vorrebbero capacità e doti ben differenti dalle mie, tuttavia mi permetto di approfittare della pazienza.

Che lo spermio maturo (gamete maschile) giunga a penetrare la membrana (zona pellucida) dell’ovocita (gamete femminile) è il risultato di un atto umano (coito) posto dentro una speciale relazione interpersonale. Esso è di una tale intensità, unicità e bellezza, che trasforma i coniugi in genitori, ognuno attraverso il dono e l’accoglienza dell’altro. Questo singolare atto brilla per la particolare valenza significativa, laddove l’unione intima è causa efficiente della procreazione, che a sua volta avviene proprio mediante la sintesi corporale e spirituale dei due, sintesi possibile solo nel nome di un amore autenticamente umano e perciò stesso scolpito “in interiore homine”.

Il trasferire la “chiamata all’esistenza” in una provetta altera, modifica, tergiversa il significato della generazione e trasmissione della vita, trasmissione che di per sé è relazione vivificante che passa dai generanti al generato e passa in un contesto fatto anche di sessualità. Tagliare questa relazione solo perché tecnologi e tecnici non si pongono interrogativi etici, è la più grande offesa al soggetto umano (persona), che sessuato fin da subito è costretto ad essere “concepito”, per meglio dire prodotto , (purtroppo) senza l’apporto di quella componente definita “ricchezza di tutta la persona”. Allo stadio embrionale, fin dal primo momento, non solo abbiamo già la nostra identità sessuata, ma abbiamo autonomia tale da condurre tutta la formazione e sviluppo del nostro corpo, secondo l’ontologia che ci caratterizza. I geni umani sono solo l’impalcatura che l’io personale utilizza per manifestarsi e tutto questo è racchiuso nel codice genetico, che è molto di più del solo DNA.

Ci siamo mai chiesti come giungono i gameti su un banco di laboratorio? Stimolazione ormonale (non esente da danni e/o complicanze) e laparoscopia (intervento invasivo) per la donna, masturbazione o puntura epididimale per l’uomo. Lo spermatozoo e la cellula uovo sono cellule speciali dotate di corredo cromosomico dimezzato, perché   finalizzate a raggiungersi per l’aurora dell’io, che risulta così sciolta dalla relazione intragenitoriale (tra i coniugi) e genitoriale (tra i genitori e il figlio). E’ una divisione che non può non pesare come un macigno. L’assenza della dimensione coniugale proprio nell’atto della trasmissione della vita, consegna l’embrione umano all’arbitrio del più forte. L’embrione umano, relegato in provetta, vive la sua solitudine forzata, perché isolato contro natura, sospeso nel brodo di coltura (così tanto dissimile dal liquido tubarico), non dialoga più con la propria madre attraverso quel cross-talk materno embrionale, così ampiamente dimostrato dall’Embriologia dello sviluppo. Le chiede accoglienza immunitaria, le chiede preparazione dell’endometrio (membrana interna dell’utero) per l’attecchimento e relativo blocco delle mestruazioni. Messaggi di natura biochimica da egli stesso inviati, proprio come mail rispedite al mittente, lo avvolgeranno in concentrazioni elevate: quali ripercussioni sulla salute bio-psichica ?

Chi studia Chimica comprende bene quanto possa incidere sul meccanismo biochimico anche una sola molecola in eccesso o in difetto. Quali patologie a distanza come conseguenza non di eventi naturali e/o accidentali, ma di una deliberata azione umana come quella della fecondazione extracorporea? Quali e quante morti? La morte è compagna di viaggio di una procedura che consegna l’uomo all’uomo. Procedura laboratoristica che come tutte non è esente da errori sistematici e casuali. Procedura che, anche se possibile perfezionare, mai consente cancellare l’abominio contenuto. I divieti della  Legge 40 non garantiscono alcuna difesa del concepito, perché l’unico modo per evitarne le morti è la NON PRODUZIONE, l’unico modo per non offenderne la dignità (anche dei sopravvissuti) è la NON PRODUZIONE, l’unico modo in definitiva per difendere la vita è la NON PRODUZIONE. Il solo regolamentare una condotta umana che, nonostante i divieti contenuti, resta immorale, significa consegnare il delitto al diritto.

Di chi le responsabilità delle morti certe ed annunciate? Perdite? Non siamo frigoriferi ma, anche se lo fossimo, nessuna fabbrica per venderne 7.000 ne produrrebbe 70.000 da rottamare. Tuttavia trovo molto difficile utilizzare esempi con  logiche di Economia Aziendale e riferirli a soggetti umani. Si potrebbe parlare di “perdite” embrionali nel caso di aborti spontanei, non quando ci sono morti per azione (tecnica) umana, quindi evitabile: responsabilità dell’atto umano. Mi hanno insegnato che gli atti si dividono in atti dell’uomo (respirare) ed atti umani (le nostre azioni) e che la moralità di un atto umano risiede nell’oggetto, nel fine e nelle circostanze e  che una azione per essere buona deve avere fine giusto e mezzo giusto.

Un fine anche se apparentemente giusto, dare un figlio ad una coppia, dove è già il dare che crea problemi per il nostro giudizio etico, passa sicuramente per un mezzo sbagliato, quello cioè della  fecondazione extracorporea recante morti certe e prevedibili e relativa offesa della dignità, anche per i sopravvissuti. Abbiamo ferree leggi per piante ed animali, sentenze per assegnazioni di cani e gatti per coniugi separati, animali considerati soggetti fruitori di lasciti testamentari e……. per il bambino? L’ordinamento giuridico italiano dice che il bambino può essere prodotto.

Quando il fondamento etico di una legge non poggia sul diritto naturale, quando ci si scosta anche solo un poco dall’oggettività in esso contenuto, si cede il passo al relativismo. La questione antropologica non risponde più alla sua domanda fondamentale e non si comprende più quale etica debba sottendere le scelte umane e le leggi. Vari modelli etici, dal liberal-radicale al pragmatico-utilitarista,  consegnano la libera scelta al compromesso,  alimentando il delirio di onnipotenza umana difficile da contenere. Una deriva scientista e nichilista coperta purtroppo dalla logica del male minore, che minore non è. Il proporzionalismo etico ha prodotto quel pensiero debole che attraversa non poche cattedre, la locuzione  di Grozio illumina ancora non pochi pensatori, mentre si cerca di far procedere la verità dalle opinioni. Difendendo l’indifendibile per la ragione umana (una legge che consente la produzione dell’uomo), non aiutiamo a fare discernimento tra il Bene e il Male, che avanza sempre più indisturbato, perché sempre più astutamente “regolamentato”. Leggevo qualche giorno fa un articolo apparso sul Sì alla Vita di Luglio-Agosto a firma Carlo Casini, autorità nel campo della difesa della vita. Eppure, dopo sei anni dal varo della Legge 40, mi sarei aspettata ben altre considerazioni.

Sono rimasta veramente addolorata soprattutto del passaggio :

“….altro è  affidare i concepiti  al corpo della madre pur sapendo che le loro probabilità di sopravvivenza sono poche.”,

ed ancora,

”L’artificio termina con la immissione del concepito in utero. Da quel momento egli è restituito al suo luogo naturale ed è affidato alla natura, pur essendo indebolito, probabilmente, dalla artificiosità delle manovre subite.” L’ “affidare i concepiti al corpo della madre”,

dunque, metterebbe  tutto a posto, ma è troppo poco rispetto al torto che l’embrione umano ha già subito nella fase del pre-impianto.

Non  so chi potrà o vorrà leggere queste mie considerazioni, forse pochi amici, o forse qualche autorità in campo etico, giuridico, ecclesiastico. Io vi chiedo semplicemente aiuto, la mia penna è povera, il mio dolore è grande. Abbandonate pure me, ma non ciò che strenuamente difendo: l’oggetto della mia difesa è un soggetto umano, unico, irripetibile, avente dignità eccelsa, ad immagine e somiglianza del mio Dio, Unico mio Signore.

Lungi da me giudicare persone o intenzioni, scrivo in spirito di unione perché in tutti ed in ognuno brilla il volto di “Colui che fa nuove tutte le cose”. E’ per lo stesso motivo che mi sento unita anche a tutti i bambini concepiti e mai nati ed a tutti quelli offesi nella loro dignità, a tutti costoro chiedo intercessione per il trionfo della Verità, essi ora cantano l’Alleluia. Un ultimo sforzo ora vi chiedo, leggere quanto segue cercando di ricordarne anche la voce:

“L’atto in cui lo sposo e la sposa diventano padre e madre attraverso il reciproco dono totale li rende cooperatori del Creatore nel mettere al mondo un nuovo essere umano, chiamato alla vita per l’eternità. Un gesto così ricco, che trascende la stessa vita dei genitori, non può essere sostituito da un mero intervento tecnologico, impoverito di valore umano e sottoposto ai determinismi dell’attività tecnica e strumentale.” Ed ancora “ La stessa comunità dei fedeli si impegni a sostenere gli autentici percorsi della ricerca, resistendo nei momenti decisionali alle suggestioni di una tecnologia sostitutiva della vera paternità e maternità e per ciò stesso lesiva della dignità dei genitori e dei figli.”

(Discorso di Giovanni Paolo II ai Partecipanti All’Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita) Sabato, 21 febbraio 2004 Discorso tenuto dopo solo due giorni dall’approvazione della Legge 40

08/09/2010

Adelaide Grimaldi
Biologa

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