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Proporre il male minore è sempre male

Proporre il male minore è sempre male

 Comunicato Stampa 214

Oggi 11 luglio nella sala Apollo del Palazzo Maffei Marescotti si riunirà un seminario con oltre 30 associazioni no profit impegnate a vario titolo nella difesa della vita, per un confronto con alcuni esponenti dei gruppi parlamentari e del Governo, a fronte dell’ordinanza della Corte Costituzionale n. 207/2018, con la quale si chiede al Parlamento di modificare, entro il 24 settembre, la norma sull’aiuto al suicidio (art. 580 cod. pen.) agevolando per via legislativa «condizioni di attuazione della decisione di taluni pazienti di liberarsi delle proprie sofferenze … anche attraverso la somministrazione di un farmaco atto a provocare rapidamente la morte». Se entro tale scadenza non avverranno modifiche legislative, la Corte Costituzionale si riserva di annullamento, parzialmente o totalmente, l’art. 580. Di seguito riportiamo il testo fatto pervenire dal Comitato Verità e Vita ai partecipanti del seminario per richiamare la necessità di perseguire il bene comune, rifuggendo qualunque compromesso ispirato a quella logica del “male minore” che ha già comportato conseguenze nefaste in occasione dell’approvazione della legge 40/04, i cui supposti “paletti” sono già stati definitivamente abbattuti a colpi di sentenze giudiziarie.

DIRITTO O CONDANNA A MORIRE PER VITE INUTILI? CONTRIBUTO DEL COMITATO VERITÀ E VITA. Il Seminario vuole fornire risposte e proposte per il dibattito parlamentare in corso dopo l’ordinanza della Corte Costituzionale sul “caso Cappato”.

Questo contributo parte dal giudizio sulla legge n. 219 del 2017 sul consenso informato e sulle DAT, espressamente evocata nell’ordinanza, analizza il contenuto e la portata del provvedimento della Corte e argomenta sulle iniziative che è necessario od opportuno adottare o rifiutare.2. La legge 219 del 2017 è una legge integralmente iniqua, la peggiore tra quelle adottate dalla maggioranza parlamentare della precedente legislatura, approvata lasciando all’oscuro buona parte del popolo sull’effettivo contenuto delle norme.

La legge ha introdotto l’eutanasia su richiesta di malati e disabili, legittimando l’interruzione di trattamenti salvavita e delle forme di sostegno vitale, ossia l’alimentazione, l’idratazione e anche la respirazione/ossigenazione, la quale, sebbene non venga espressamente menzionata dal testo della legge, è già stata considerata nell’applicazione come misura che può essere sospesa su richiesta. Contro i proclami, attua l’esatto contrario dell’autodeterminazione: nessuna garanzia di effettiva libertà e informazione per chi chiede la morte, natura vincolante delle Disposizioni Anticipate di Trattamento (redatte senza nessuna informazione su moduli predisposti), attribuzione ai rappresentanti di minori, interdetti e sottoposti ad amministrazione di sostegno del potere di deciderne la morte. Lo Stato indica ai malati gravi, ai disabili, agli anziani la morte come via di uscita preferibile e mostra disinteresse verso di loro, trasformando i medici, non più alleati del paziente, in esecutori di volontà di morte.

Con questa legge, Vincent Lambert sarebbe ucciso nello stesso modo anche in Italia, così come avvenne per Eluana Englaro: quando il tutore decide di interrompere alimentazione e idratazione al disabile e il medico è d’accordo, non occorre nemmeno una pronuncia giudiziaria.

La morte procurata di Claudio de’ Manzano, avvenuta il 18/2/2019 a Trieste mediante sospensione di nutrizione ed idratazione, decisa dall’amministratore di sostegno ed attuata nonostante la mancanza di una DAT, lo dimostra: quella “procedura di fine vita” è durata 20 giorni! Gli unici ad essere stati denunciati sono i medici della struttura che si era rifiutata di sospendere il sostegno vitale.3. La Corte Costituzionale, con l’ordinanza n. 207 del 2018, intima al Parlamento di compiere un altro passo: obbligare i medici, in certi casi, ad uccidere direttamente i pazienti con “la somministrazione di farmaci in grado di provocare rapidamente la morte del paziente”; lo fa nel quadro disegnato dalla legge 219: l’uccisione del soggetto mediante l’interruzione dei sostegni vitali e la sottoposizione a sedazione profonda, quando è richiesta, è obbligatoria! Nonostante il profluvio di parole, il ragionamento della Corte è chiarissimo: “visto che certe persone devono essere uccise, facciamolo bene e rapidamente!”; per ottenere questo risultato, sono i medici gli “specialisti” migliori.4. I parlamentari che hanno a cuore la difesa della vita, di fronte a questo quadro, non possono in alcun modo assecondare la spinta che la Corte Costituzionale pretende sia data nel pendio scivoloso dell’eutanasia legale.

Sappiamo bene che i sostenitori dell’eutanasia non vogliono solo facilitare l’uccisione di coloro che chiedono la morte: mirano a colpire le persone che la società ritiene ormai un peso: neonati malati, disabili, fisici e psichici, pazienti gravi, anziani (soprattutto se poveri).

Ma ogni vita umana è sacra dal concepimento alla morte naturale! Una società che dimentica questo principio e che rinnega i diritti inviolabili dell’uomo, disconoscendo la pari dignità di ogni persona (artt. 2 e 3 della Costituzione), apre la strada alla legge del più forte e alla oppressione dei più deboli.

Le norme che vietano l’omicidio del consenziente e l’istigazione e l’aiuto al suicidio (artt. 579 e 580 cod. pen.), come la stessa Corte ricorda, costituiscono da sempre una difesa per le persone fragili, che “potrebbero essere facilmente indotte a congedarsi prematuramente dalla vita … senza controllo sull’effettiva sussistenza della loro capacità di autodeterminarsi, del carattere libero e informato della loro scelta e dell’irreversibilità della patologia da cui sono affetti”. Queste norme sono state svuotate dall’interno dalla legge 219, ma il loro mantenimento è fondamentale per ribadire ad ogni uomo che la sua vita è un bene per la società in qualunque condizione egli si trovi.5. L’ordinanza della Corte Costituzionale non obbliga affatto il Parlamento né ad approvare una legge né, tanto meno, a farlo nel termine assegnato; per di più, non vincola nemmeno la stessa Corte che, all’udienza del 24 settembre, potrebbe dichiarare infondata la questione di costituzionalità.Vi sono diversi motivi per non assecondare l’intimazione della Corte.

In primo luogo, una legge che prevedesse espressamente quanto richiesto nell’ordinanza o che attenuasse la sanzione per l’aiuto al suicidio o addirittura stabilisse l’impunità per alcuni soggetti avrebbe un effetto negativo ben più ampio di una (possibile) sentenza di parziale incostituzionalità dell’art. 580 cod. pen. “ritagliata” sul caso Cappato. Le leggi ingiuste hanno una capacità espansiva che una sentenza della Corte Costituzionale non ha, come dimostra la stessa legge 219 che ha permesso, in pochi mesi, di giungere ad una valutazione di parziale illegittimità della norma che vieta l’aiuto al suicidio; hanno poi la capacità di diseducare il popolo, sollecitato a considerare normale e giusta l’uccisione di un paziente da parte del medico e a ritenere un “bene” la soppressione di un malato o di un disabile in ragione della loro condizione.Inoltre, l’attenuazione delle pene per l’aiuto al suicidio, oltre a non essere giustificata (l’art. 580 cod. pen. è già una fattispecie attenuata della norma sull’omicidio volontario), è un risultato diverso da quello voluto dalla Corte e non le impedirebbe di dichiarare l’illegittimità costituzionale della norma.

Il Parlamento, poi, toglierebbe “le castagne dal fuoco” alla Corte Costituzionale: su questioni così importanti, ciascun organo costituzionale deve assumersi le proprie responsabilità; la Corte, se davvero ha questo ardire, metta “nero su bianco”, in un provvedimento vincolante, che i medici devono uccidere i pazienti!Infine, una proposta del genere renderebbe le forze politiche che vogliono difendere la vita e le associazioni che le sostengono corresponsabili della legge 219. E’ un errore evidente: quella legge ingiusta è stata approvata da una maggioranza diversa, con l’opposizione di alcune forze politiche che costituiscono l’attuale maggioranza e di buona parte del mondo cattolico! Non c’è ragione per cui queste forze e questo mondo dovrebbero condividere e addirittura peggiorare una legge che hanno avversato!6. Piuttosto proponiamo una legge che contrasti il pendio scivoloso ed affermi il valore di ogni vita umana! Abroghiamo la legge 219, che legittima le seguenti ingiustizie: l’uccisione degli incapaci, l’equiparazione tra forme di sostegno vitale e terapie, la vincolatività delle DAT, la mancata previsione dell’obiezione di coscienza.Anche la Corte Costituzionale – come si intuisce dalla motivazione dell’ordinanza – è divisa al suo interno: quindi potrebbe essere sensibile ad una scelta forte e decisa del Parlamento.

Non serve promuovere un male minore per ottenere un modesto ruolo nell’agone politico: facilita soltanto il compito di chi vuole (e, per buona parte, ha già ottenuto) un male maggiore. Meglio il bene comune!

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