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Pillola del giorno dopo


Pillola del giorno dopo

Pillola del giorno dopo

Ma siamo proprio sicuri che l’aborto chimico per la donna sia più facile?

Senz’altro per i ginecologi e gli ostetrici abortisti sì. A loro non incomberà più il peso di sporcarsi le mani di sangue innocente, basterà soltanto prescrivere tali preparati alla donna.

Sulla quale si sposterà l’intero peso di responsabilità morale e materiale del gesto compiuto.

Che nel caso della RU486 corrisponderà ad una lenta, progressiva e lancinante consapevolezza dello spegnersi di una vita nel proprio grembo. Tre interminabili giorni durante i quali la donna sa di non potere più tornare indietro una volta assunto tale pesticida umano.

Invece nel caso della “pillola del giorno dopo”, sebbene alla donna manca la percezione di soffocare il primissimo sviluppo di un figlio, rimane ugualmente la gravità propria della procedura: un aborto precoce, nascosto agli occhi e alla coscienza del medico, della madre e purtroppo ancor più dell’intera società.

Che ipocritamente misura la dignità dell’individuo umano in base alle esigenze altrui e al numero di cellule che lo compongono.

Infatti, come accade mentre si cammina lungo un prato incuranti delle formiche che lo popolano, così sta avvenendo con tanti figli appena concepiti: uomini come noi alle primissime fasi dell’esistenza schiacciati dal peso dell’ignoranza collettiva e delle menzogne politicamente interessate.

Potenti queste ultime almeno quanto il mercato che sono in grado di generare e provvidenziali per le spese della sanità pubblica relative alla voce ingannevole”IVG” (Interruzione Volontaria della Gravidanza).