
Norlevo – parte 9 – L’impatto diseducativo
Norlevo – parte 9 – L’impatto diseducativo
Pillola del giorno dopo
- Norlevo – parte 1 – Introduzione
- Norlevo – parte 2 – Composizione, processi e definizioni
- Norlevo – parte 3 – Effetti e processi di evoluzione dell’embrione
- Norlevo – parte 4 – L’embrione umano
- Norlevo – parte 5 – Meccanismo di azione e classificazione
- Norlevo – parte 6 – Le strategie Ingannevoli
- Norlevo – parte 7 – Il Mercato e gli aborti nascosti
- Norlevo – parte 8 – Gli effetti avversi
- Norlevo – parte 9 – L’impatto diseducativo
- Norlevo – parte 10 – Conclusioni
Riuscendo a ricorrere con estrema facilità alla pillola del giorno dopo in caso di presunto concepimento, le occasioni sessuali aumenteranno progressivamente (come confermano gli studi sulla sessualità giovanile); la consapevolezza di cautelarsi ogni volta che si desidera con l’assunzione di prodotti simili a questo sta portando inevitabilmente un impatto diseducativo sulla sessualità umana sempre più banalizzata dal mondo giovanile.
In questo caso, il termine “pillola” pensandoci bene, è stato ancora una volta applicato “ad hoc”.
Infatti si presta bene per addolcire l’impatto sulla consumatrice, ispirarle spesso simpatia ed evitare sia una corretta percezione della sferzata ormonale che si è appena assunta, sia l’effetto che è in grado di provocare a carico del concepito.
“OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE”
Purtroppo una società che tra le conquiste del progresso fa rientrare con vanto la messa a punto di “soluzioni” più facili e meno traumatiche per eliminare il problema di una gravidanza indesiderata è destinata, come una sfera rotolante lungo un piano inclinato, ad una progressiva implosione.
Un attuale segnale di conferma è l’incalzante richiesta avanzata dalle strutture sanitarie regionali per accedere all’utilizzo del nuovo preparato abortivo RU486, detto anche “pillola del mese dopo“.
Ma siamo proprio sicuri che l’aborto chimico per la donna sia più facile?
Senz’altro per i ginecologi e gli ostetrici abortisti sì. A loro non incomberà più il peso di sporcarsi le mani di sangue innocente, basterà soltanto prescrivere tali preparati alla donna.
Sulla quale si sposterà l’intero peso di responsabilità morale e materiale del gesto compiuto.
Che nel caso della RU486 corrisponderà ad una lenta, progressiva e lancinante consapevolezza dello spegnersi di una vita nel proprio grembo. Tre interminabili giorni durante i quali la donna sa di non potere più tornare indietro una volta assunto tale pesticida umano.
Invece nel caso della “pillola del giorno dopo”, sebbene alla donna manca la percezione di soffocare il primissimo sviluppo di un figlio, rimane ugualmente la gravità propria della procedura: un aborto precoce, nascosto agli occhi e alla coscienza del medico, della madre e purtroppo ancor più dell’intera società.
Che ipocritamente misura la dignità dell’individuo umano in base alle esigenze altrui e al numero di cellule che lo compongono.
Infatti, come accade mentre si cammina lungo un prato incuranti delle formiche che lo popolano, così sta avvenendo con tanti figli appena concepiti: uomini come noi alle primissime fasi dell’esistenza schiacciati dal peso dell’ignoranza collettiva e delle menzogne politicamente interessate.
Potenti queste ultime almeno quanto il mercato che sono in grado di generare e provvidenziali per le spese della sanità pubblica relative alla voce ingannevole”IVG” (Interruzione Volontaria della Gravidanza).