
Legge 194 e aborto
Domanda
Salve, mi chiamo serena e ho letto la domanda di Giada. Non
so se mi sentirei mai in grado di eliminare un piccolo dal mio
grembo, mi sorge spontanea una domanda terribile ma che purtroppo
fa parte della nostra realtà. Una ragazzina violentata di 13
anni, dovrebbe essere obbligata a portare avanti una gravidanza, il
ricordo più tragico della sua vita? Nove mesi sono lunghi e
anche dopo un’adozione la sua vita sarebbe rovinata ulteriormente.
come farebbe a scuola con un pancione?
Risponde il Prof.
Giuseppe Garrone
Risposta
Carissima Serena,
grazie per la tua bella sensibilità e soprattutto per la
ricerca della verità che leggo fra le righe.
La tua domanda ci pone di fronte a eventi purtroppo tragici, ma
proviamo a rispondere nella verità. La violenza sessuale su
una donna, specie se molto giovane, è davvero
un’esperienza sconvolgente; ma credimi, l’aborto lo
è ancora di più, e non farebbe che aggiungere trauma
a trauma per la ragazza. Pensi che farsi violentare da un
aspirapolvere (perchè in questo consiste l’aborto)
potrebbe far dimenticare la violenza subita? E pensi che la
consapevolezza di aver ucciso un bimbo indifeso, il più
innocente in assoluto in questa situazione di odio, aiuterebbe la
ragazza a soddisfare il naturale desiderio di vendetta?
Certo, ritrovarsi incinta in giovanissima età, e per di
più in seguito a uno stupro, non è certo facile da
accettare, ma è la via più giusta e più umana,
per la ragazza e per il bambino. Il piccolo, anche se frutto di
violenza, è totalmente innocente, ed è quindi lo
strumento più idoneo a guarire le ferite della mamma: appena
concepito, quando la mamma ancora non sa della sua esistenza,
inizia a mandare messaggi bio-chimici che invitano
l’organismo intero della mamma a preparargli una culla nel
suo grembo. La invitano ad uscire in qualche modo da se stessa e
dal suo dolore per pensare a lui. Quando la mamma si renderà
conto della sua presenza, proverà certo ribellione e
angoscia, forse per un po’ arriverà ad odiare questo
bimbo che le rinnova il ricordo di ciò che ha subito, questo
esserino che porta anche il sangue del violentatore. Ma se
avrà vicino persone attente ad aiutarla, troverà
proprio nel figlio la forza di vincere: la vita porta vita e la
morte porta morte.
Giuseppe e Elena
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