
Legge 194 e aborto
Domanda
Al Prof. Mario Palmaro Mi sembra che la sua posizione e
l’attacco che porta ad Assuntina Morresi, siano almeno miopi. E’
fuorviante dire che Assuntina Morresi “difenda” o addirittura
promuova l’aborto. Dice una cosa molto più semplice: usare
anche quelle parti della legge 194 per frenare il fenomeno
dell’aborto. Esistono già degli esempi, come il fatto che il
movimento della vita sia presente alla mangiagalli di Milano,
permettendo l’incontro con le mamme che vanno per l’aborto e che in
diverse occasioni sono riusciti a far desistere dalla loro iniziale
decisione di abortire. Non credo sia intelligente e fecondo
dividersi fra noi cattolici su questo tema, solo per una a
ffermazione assoluta e teorica di un principio. La Chiesa ci
insegna che è legittimo usare il criterio del “male minore”
nelle scelte politiche. Anche durante il referendum sull’aborto fu
quella la strada, ricorda!? Grazie. Cordialmante, Bruno
Foresi
Risponde il Prof. Mario
Palmaro
Risposta
Rispondo alla cortese domanda di Bruno Foresi con
l’intento di spiegare a tutti la nostra presa di
posizione.
1. Per ragionare onestamente e pacatamente
bisogna togliere di mezzo, mettere fra parentesi, le persone e il
giudizio sulle persone. Qui non si tratta di stabilire quanto
è brava o quanto è cattiva la professoressa Morresi.
O quanto è bravo o cattivo Mario Palmaro. Fra qualche
decennio – se tutto va bene: sennò anche prima –
la Morresi e il Palmaro passeranno a miglior vita, e verranno
giudicati dall’Unico che ha titoli per farlo. Speriamo bene
per entrambe. Gli uomini passano. Quello che non passa in questa
scena del mondo è la questione di che cosa sia vero, giusto
e buono. E questa è faccenda molto più grande e
terribile delle Morresi e dei Palmaro.
2. Il punto allora è: in
quell’articolo pubblicato sul numero 48 di Tempi si
sostengono o non si sostengono tesi abortiste? La nostra risposta
– che riteniamo purtroppo inconfutabile – è:
sì, senza dubbio, quello è un articolo abortista
3. L’abortismo non consiste soltanto nel
dire: “la donna deve abortire obbligatoriamente”.
Oppure: “l’aborto è una bella cosa, una
conquista di civiltà”. Oppure: “abortire o non
abortire è la stessa cosa”. Queste tesi sono oscene,
ma tutto sommato anche piuttosto rare, e non solo oggi. Tutto il
fronte abortista degli anni Settanta, ad eccezione dei Radicali e
di pochi altri, sosteneva questa tesi: “noi siamo contro
l’aborto, che è una sconfitta della donna e della
società. Solo che dobbiamo regolamentarlo per sconfiggere
l’aborto clandestino”.
4. Purtroppo – e sfidiamo chiunque
dimostrare il contrario – questa tesi coincide perfettamente con la
tesi sostenuta nell’articolo di Tempi. Che va a raggiungere
così la compagnia di una Turco o di una Meandri, di una
Bindi o di un Bertinotti, non potrebbero che essere concordi.
5. L’abortismo in realtà
più diffuso – quello che Luigi Lombardi Vallari
definiva in un suo scritto mirabile del 1977 “abortismo
umanitario” – è quello fondato sulla libera scelta.
Negli Stati Uniti non a caso gli abortisti si chiamano
“pro-choice”. La tesi è che l’aborto
è una questione da affidare alla scelta della donna, sovrana
sulla vita e sulla morte del proprio figlio. La società
però non deve lasciare sola la donna stessa, ma deve
offrirle tutto il supporto necessario per far sì che, se
ella lo desidera, si possa tenere il figlio.
6. Bene: questa posizione è abortista al
cento per cento. Intendiamoci: consentirà operativamente di
aiutare molte donne in concreto, permetterà ai Centri di
Aiuto alla Vita di salvare esseri umani dall’aborto; e in
questo senso, è una posizione da “sfruttare” sul
campo, perché anche un solo innocente sottratto ai ferri del
medico aborzionista è un successo enorme.
7. Ma mentre si fa questo, non si può
tradire la verità e trasformare il mostro in un principe
azzurro: la 194 è e rimane una legge gravemente ingiusta,
che consente l’aborto, lo promuove culturalmente e
moralmente, promuove l’eugenetica e diffonde la cultura
“pro-choice”. La 194 uccide. Tacere su questa
verità – o addirittura dire il contrario, parlando di
“buona legge”! – significa assumersi una
responsabilità diseducativa devastante.
8. L’articolo pubblicato da Tempi
è così zeppo di tesi abortiste che non saprei davvero
da dove cominciare. Un esempio: l’autrice scrive che –
dipendesse da lei – vorrebbe una legge che consenta
l’aborto “solo nei casi di grave pericolo per la salute
o per la vita della madre”. Ma questo è clamoroso:
perché fu proprio per consentire l’aborto nel caso di
“pericolo per la salute della donna” che la Corte
costituzionale nel 1975 introdusse l’aborto legale, e che fu
poi fatta la 194. Ma i pro life (e con loro la Chiesa cattolica)
non sono mai stati, non sono e non potranno mai essere a favore del
diritto di uccidere il proprio figlio nel caso in cui esiste un
pericolo per la salute della donna. Soltanto il caso di pericolo
per la vita della madre consente di applicare il principio dello
stato di necessità, e di escludere la punibilità:
così andavano le cose nell’ordinamento italiano fino
al 1975. Che poi questo sarebbe oggi un risultato migliorativo
della 194, non v’è dubbio. Ma per applicare il numero
73 della Evangelium vitae occorre prima chiarire oltre ogni dubbio
e pubblicamente la propria personale contrarietà alla legge
ingiusta che si intende emendare al meglio (o al meno peggio).
9. “Oggi non esiste la possibilità
concreta di abrogare la legge 194 e di sostituirla con una legge
giusta, che vieti totalmente questo delitto”. Questa
affermazione è un giudizio politico di realtà,
difficilmente confutabile.
10. “Oggi noi non vogliamo cambiare la
legge 194, perché è una buona legge, che deve solo
essere applicata nelle sue parti migliori”. Questo è
invece un giudizio di valore, l’affermazione di un principio
abortista. Noi di Verità e Vita non potremo mai
sottoscrivere una simile menzogna, e ci batteremo sempre
perché l’iniquità costituita dalla legge 194
venga denunciata senza tregua e senza quartiere.
11. Sapete perché lo facciamo?
Perché noi guardiamo in faccia tutte le sere i nostri figli.
E non vogliamo che crescano leggendo stampa “cattolica”
che insegna loro che la legge sull’aborto è normale,
è buona, che non c’è niente da fare, e che
basta applicarla bene. No. Noi vogliamo per loro una sola piccola
grande cosa: la verità, tutta la verità. Cresceranno
in mezzo a un mondo che considera la legge sull’aborto
normale? Lo sappiamo. Ma loro non si faranno mai omologare –
così almeno speriamo – a questa orribile menzogna.
12. Ci spiace per tutti coloro che alla
verità antepongono l’amicizia con le persone
coinvolte; oppure “la strategia”; oppure “la
tattica”; oppure l’idea sussurrata “sai, avete
ragione, ma è meglio se non lo dite.” Un’intera
nazione provò a convincere Tommaso Moro che sarebbe bastato
un piccolo sì, e si sarebbe salvato la testa. Noi, che
continuiamo ad avere la testa al suo posto, cioè sul collo,
e a farla funzionare discretamente, siamo disposti – come
Tommaso – a perderla, se necessario. Solo a quel punto,
evidentemente, dovremo tacere. Ma altri parleranno al nostro
posto.
Mario Palmaro
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