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Le opere di misericordia e la difesa della vita – Don Christian Cerasa

Le opere di misericordia e la difesa della vita – Don Christian Cerasa

Le opere di misericordia e la difesa della vita

3° SEMINARIO “MARIO PALMARO”

Foligno 27 agosto 2016

LE OPERE DI MISERICORDIA E LA DIFESA DELLA VITA

Desidero esprimere il mio saluto a tutti voi e un ringraziamento vero e sincero a quanti hanno organizzato questo Convegno così ricco di tematiche forti ed attuali in questo particolare e difficile momento storico imperato da una sorta di relativismo etico totale dove tutto è niente e che sta creando un vero e proprio disorientamento non solo negli uomini di questo tempo appartenenti ad ogni estro sociale e culturale, ma anche, ahimè, nella Chiesa dai suoi vertici ai singoli fedeli laici che spesso si trovano a doversi confrontare con pronunciamenti non ortodossi e nemmeno conformi alla Tradizione e alla Dottrina cristiana.

Spero di poter rispondere alle vostre attese vista la grandezza del tema che mi è stato affidato: sono molte le angolature di questa tematica… non voglio ripetere dunque quello che già sicuramente conoscete e sapete a proposito, mi limiterò quindi ad una riflessione catechetica che possa lasciare in noi qualche piccolo spunto per un approfondimento personale della vita spirituale.

Parto subito con una premessa. Papa Francesco, con l’indizione di questo Anno Giubilare dedicato alla Misericordia, ha volutamente riportato all’attualità le opere di misericordia corporale e spirituale: opere rimaste sempre vive nella dottrina cristiana ma forse cadute un po’ in disuso anche nella catechesi ai più piccoli e relegate semplicemente a qualche pratica di carità o devozione personale vissuta in maniera personalistica. Non che “vestire gli ignudi – consolare gli afflitti o i dubbiosi” siano realtà cadute in disuso nella vita e nel cammino della Chiesa, del resto rispondono ad ammonimenti evangelici in cui Gesù afferma: “i poveri saranno sempre con voi”, ma certamente oggi devono portarci ad esprimere una forte denuncia verso un’umanità che continua a percorrere un cammino presuntuoso di apparente perfezionismo rivelando invece una forte manchevolezza nei riguardi dei più piccoli, dei più poveri e dei più indifesi… e qui non possiamo non mettere al primo posto tutta quella realtà che abbraccia la dignità di ogni singola persona dal suo concepimento alla sua morte naturale.

La misericordia oggi interpella tutti: i governi, i potentati economici, le brame personali e le assurdità ideologiche che lacerano (o meglio squartano) interi Paesi come Siria, Nigeria, Libia – e molti altri -, dopo Afghanistan, Somalia e Iraq, e sono all’origine di una colossale ondata di migranti affamati, assetati e afflitti, i cui figli nei campi profughi resteranno ignoranti e cresceranno traumatizzati ed arrabbiati. L’incertezza fisica e morale attanaglia da sempre la condizione personale tanto da ritrovare la raccomandazione di “consigliare i dubbiosi” in testa all’antica lista delle opere di misericordia “spirituali”. Non è forse il dubbio su diritti e doveri quello oggi più lacerante? Lobby culturali e mediatiche molto potenti, spesso con il sostegno delle Nazioni Unite, dettano l’agenda dei “diritti umani”, includendovi l’aborto procurato ed altri discutibili comportamenti circa la vita e la famiglia. Non esistono doveri nei confronti dell’embrione, del nascituro e della crescita dei figli; solo diritti riguardo a se stessi.

Si fatica tremendamente a garantire il debole e l’indifeso rispetto alla persona adulta, istruita, sana o ben curata. Si spacciano per diritti umani e progresso civile le versioni moderne dell’infanticidio e della Rupe Tarpea. La pratica della pena di morte diminuisce, ma rimane da molte parti il simbolo dell’espulsione definitiva dalla comunità umana. Si ritiene inutile visitare invece queste persone da carcerati, indurli a pentirsi, chiedere scusa e riparare loro stessi la colpa con opere di misericordia. Si preferisce sopprimerli da umiliati e reietti. La raccomandazione finale delle tradizionali quattordici opere di misericordia a “pregare Dio per i vivi e per i morti” suona, quindi, evidentemente a perenne ammonimento dei primi: contro la presunzione e l’orgoglio di chi pensa di poter camminare da solo e fidarsi solo di sé. Può succedere anche alla Chiesa e a uomini di Chiesa. Per questo Francesco ritiene “necessario” l’Anno della Misericordia per ricordarci che siamo un popolo di pellegrini, non di arrivati.

UN PO DI TERMINOLOGIA: MISERICORDIA

Dal latino misericordia, derivato dall’aggettivo misericors, composto dal tema di miserere aver pietà, e cor cuore. Capiamo che è dunque una parola bella, ma vasta e complessa. La misericordia è un versante funzionale di sentimenti quali la pietà e la compassione: non esiste una misericordia intima, che resta ferma e nascosta in cuore. La misericordia è il traboccare di questi sentimenti in un atto di soccorso, in un aiuto concreto rivolto a ciò che suscita pietà. Una condotta autentica, misurata dall’etimologia in una compassione non cerebrale, ma scaturita dal cuore.

In questo periodo sentiamo ripetere continuamente la parola “misericordia”, spesso usata anche spropositatamente. Papa Francesco, non è l’inventore della misericordia nella Chiesa, in quanto questa è sempre vissuta ed è sempre stata proclamata dalle labbra di tutti i Pontefici non da ultimi san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Anche perché tutte le opere di misericordia le troviamo riassunte in quello stupendo capitolo 25 del Vangelo di Matteo. Insegnamento, quello dell’evangelista Matteo che ha costruito e costruisce la santità in tanti fratelli e sorelle di ieri e di oggi. Non è inutile allora chiarire nuovamente il significato della misericordia, usando un’altra definizione che abbraccia la verità e la giustizia, il rigore e la compassione, e che troviamo tra il legalismo e il buon senso. L’Enciclopedia filosofica definisce “misericordia=virtù consistente in una determinazione specifica dell’amore, comprensiva di un momento passivo (compassione), nel quale la miseria altrui arreca tristezza al cuore (in ciò l’etimologia), e di un momento attivo (beneficenza), nel quale ci si adopera per ottenere l’eliminazione della miseria compatita”.
in questa definizione, don Giovanni Tangorra, docente di ecclesiologia alla Lateranense, individua tre elementi fondamentali: il cuore, la miseria e l’azione. L’amore è la sorgente, la miseria il movente, l’azione impedisce le derive della verbosità e del sentimentalismo.

Non dobbiamo comunque dimenticare che misericordia è l’altro nome di Dio.

San Giovanni Paolo II ha scritto tre encicliche per evocare i nomi e i ruoli delle persone della Trinità. Per Dio Padre ha scelto il titolo Dives in misericordia, ricco di misericordia, pronto a perdonare ogni colpa senza limiti di tempo e di misura. Gesù è ilo Redentore dell’uomo, colui che personifica la bontà del Dio vicino, che giudica il peccato ma salva il peccatore. Scrive sempre don Tagorra: “… il suo visitare le città, percorrere le strade, superare i confini, vedere e toccare le persone, sedersi alle mense più improbabili, conversare, perdonare, consolare, dare voce, hanno gettato il seme della misericordia nella storia. Nel campo visivo della misericordia rientrano temi chiave come la povertà, l’esclusione, il perdono. Schierandosi a favore delle vittime, Gesù denuncia la causa dei mali nel potere oppressivo, qualunque sia la sua origine, e annuncia la soluzione nella discesa della compassione divina. Egli dichiara beati i poveri, sposta gli ultimi in prima fila, perdona e riconcilia i peccatori. Questi rovesciamenti, osserva don Tangorra, non potevano passare inosservati, ma Gesù rimanda i suoi denigratori a scuola del profeta Osea, che scrisse: “misericordia io voglio e non sacrifici”. Il sacrificio esprime un rapporto chiuso della religione, mentre la misericordia la riempie di relazioni. Nell’insegnamento evangelico la misericordia non si definisce solo come attributo divino ma anche come regola d’oro del discepolo. San Luca infatti trasforma il detto che troviamo in Matteo “essere perfetti come il Padre celeste” in “siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”. Siccome il nostro tempo è il tempo della misericordia, chi vuole essere perfetto lo sarà nella misura in cui sarà misericordioso. Senza parlarne a sproposito. Agendo in verità. Non a difesa di una dogana. Ma come portieri di una casa paterna sempre aperta.

OPERE DI MISERICORDIA: indicazioni generali e attualizzazioni

Scrive Papa Francesco: “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.” Bolla Misericordiae Vultus, 2.

1. Che cosa sono le opere di misericordia?

Le opere di misericordia sono azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. Istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia spirituale, come pure perdonare e sopportare con pazienza. Le opere di misericordia corporale consistono segnatamente nel dare da mangiare a chi ha fame, nell’ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti. Tra queste opere, fare l’elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio.
Catechismo della Chiesa Cattolica, 2447

Contemplare il mistero

Di nuovo papa Francesco: “È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.”
Papa Francesco, Bolla Misericordiae Vultus, 15.

La misericordia non si limita a un mero atteggiamento di compassione: la misericordia è sovrabbondanza di carità che, simultaneamente, comporta sovrabbondanza di giustizia. Misericordia vuol dire mantenere il cuore in carne viva, umanamente e soprannaturalmente pervaso da un amore forte, abnegato, generoso. San Paolo, nel suo inno alla carità, ne parla così: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.”

2. Quali sono le opere di misericordia?

Le opere di misericordia sono quattordici: sette corporali e sette spirituali.

Opere di misericordia corporale:

Dar da mangiare agli affamati.
Dar da bere agli assetati.
Vestire gli ignudi.
Alloggiare i pellegrini.
Visitare gli infermi.
Visitare i carcerati.

7. Seppellire i morti.

Opere di misericordia spirituale:

Consigliare i dubbiosi.
Insegnare agli ignoranti.
Ammonire i peccatori.
Consolare gli afflitti.
Perdonare le offese.
Sopportare pazientemente le persone moleste.
Pregare Dio per i vivi e per i morti.

Le opere di misericordia corporali, in massima parte, vengono da una lista fatta dal Signore nella sua descrizione del Giudizio Finale.

L’elenco delle opere di misericordia spirituali la Chiesa l’ha preso da altri testi della Bibbia e da atteggiamenti ed insegnamenti di Cristo stesso: perdono, correzione fraterna, consolazione, sopportare la sofferenza, ecc.

3. Che effetto hanno le opere di misericordia in chi le pratica?

L’esercizio delle opere di misericordia comunica grazie a chi le esercita. Nel Vangelo di Luca Gesù dice: «date e vi sarà dato». Perciò con le opere di misericordia facciamo la volontà di Dio, diamo agli altri qualcosa di nostro e il Signore ci promette che anche Lui darà a noi quello di cui possiamo avere bisogno.

D’altra parte, le opere buone sono uno dei mezzi per cancellare la pena che resta nell’anima per i nostri peccati già perdonati. Le opere di misericordia sono certamente opere buone. “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia” (Mt 5,7) è una delle beatitudini.

Inoltre le opere di misericordia ci aiutano ad avanzare sulla strada verso il cielo, perché ci fanno assomigliare a Gesù, nostro modello, che ci ha insegnato come deve essere il nostro atteggiamento verso gli altri. Nel Vangelo di Matteo (6, 19-21) si trovano queste parole di Cristo: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore». Seguendo questo insegnamento del Signore cambiamo i beni temporali in quelli eterni, che sono quelli che hanno davvero valore.

Le opere di misericordia corporale: breve spiegazione

San Matteo riporta il racconto del Giudizio Finale (Mt 25,31-46): «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allorarisponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

1) Dar da mangiare agli affamati e 2) Dar da bere agli assetati

Queste due prime opere di misericordia si complementano a vicenda e si riferiscono all’aiuto che dobbiamo procurare in cibo e altri beni ai più bisognosi, a quelli che non hanno l’indispensabile per mangiare ogni giorno.

Gesù, secondo quanto riporta il Vangelo di San Luca, raccomanda: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3, 11).

3) Vestire gli ignudi

Quest’opera di misericordia è diretta a rispondere ad un’altra necessità fondamentale: il vestito. Molte volte viene facilitata dalle raccolte di abiti che si fanno nelle parrocchie o in altri centri. Al momento di donare il nostro vestiario ci farà bene pensare che possiamo dare quello che ci avanza o che non ci serve più, ma che possiamo dare anche qualcosa di quello che ci serve. Nella lettera di Giacomo siamo incoraggiati ad essere generosi: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve?» (Gc 2, 15-16).

4) Alloggiare i pellegrini

Anticamente ospitare i pellegrini era una questione di vita o di morte, per le difficoltà e i rischi dei viaggi; oggi in genere non è più così. Potrebbe però toccarci di accogliere qualcuno nella nostra casa, non per pura ospitalità di amicizia o di famiglia, ma per qualche vera necessità.

5) Visitare gli infermi

Si tratta di una vera attenzione ai malati e agli anziani, sia dal punto di vista fisico, che nel fare loro un po’ di compagnia. Il miglior esempio della Sacra Scrittura è la parabola del Buon Samaritano, che curò il ferito e, non potendo continuare ad occuparsene direttamente, affidò le cure necessarie ad un altro, offrendogli di pagarle (cfr. Lc 10, 30-37).

6)Visitare i carcerati

Quest’opera di misericordia consiste nell’andare a trovare i carcerati e prestare loro non solo aiuto materiale ma anche un’assistenza spirituale che serva loro per migliorare come persone, correggersi, imparare un lavoro che possa essere loro utile quando termini la pena, ecc. Significa anche riscattare gli innocenti e i sequestrati. Nell’antichità i cristiani pagavano per liberare gli schiavi e si scambiavano con prigionieri innocenti.

7) Seppellire i morti

Cristo non aveva posto in cui riposare. Un amico, Giuseppe di Arimatea, gli cedette la sua tomba. Non solo, ma ebbe anche il coraggio di presentarsi davanti a Pilato e chiedergli il corpo di Gesù. Anche Nicodemo aiutò a seppellirlo. (Gv 19, 38-42) Seppellire i morti sembra un comandamento superfluo, perché -di fatto- tutti vengono sepolti. Tuttavia, per esempio in tempo di guerra, può essere una comando molto esigente. Perché è importante dare degna sepoltura al corpo umano? Perché il corpo umano è stato dimora dello Spirito Santo. Siamo “tempi dello Spirito Santo” (1Cor 6,19). Mi viene da pensare anche alla possibilità e alla necessità della celebrazione delle esequie con relativa sepoltura anche dei bimbi abortiti.

Scrive san Josemaria Escrivà de Balanguer. “Un uomo o una società che non reagiscano davanti alle tribolazioni e alle ingiustizie, e che non cerchino di alleviarle, non sono un uomo o una società all’altezza dell’amore del Cuore di Cristo. I cristiani — pur conservando sempre la più ampia libertà di studiare e di mettere in pratica soluzioni diverse, e godendo pertanto di un logico pluralismo — devono coincidere nel comune desiderio di servire l’umanità. Altrimenti il loro cristianesimo non sarà la Parola e la Vita di Gesù; sarà un travestimento, un inganno, di fronte a Dio e di fronte agli uomini.”

San Josemaría È Gesù che passa, 167

Mi domando: cosa facciamo noi Chiesa, noi popolo di Dio per accompagnare coloro che vivono situazioni dolorose dove sperimentano la solitudine nel fare delle scelte?. Trovano in noi accoglienza, ascolto, dottrina vera e ferma, fede certa e convinta?

Le opere di misericordia spirituale: breve spiegazione alla luce della difesa della vita nascente dal suo concepimento

1) Consigliare i dubbiosi

Uno dei doni dello Spirito Santo è il dono del Consiglio. Perciò, chi vuole dare un buon consiglio deve, prima di tutto, essere in sintonia con Dio, perché non si tratta di dare opinioni personali, ma di consigliare bene chi ha bisogno di una guida. Aggiungerei qui anche un altro aspetto: per consigliare è necessario essere anche formati!. Opera di misericordia è anche chiedersi: quanto tempo dedico alla mia formazione personale, all’approfondimento di ciò che può essere necessario per rischiarare una coscienza?. Quanto sono disposto ad accompagnare e fino a che punto sono disposto a farlo?.

2) Insegnare agli ignoranti

Consiste nell’insegnare all’ignorante in qualsiasi materia. Questo insegnamento può avvenire attraverso gli scritti o la parola, per mezzo di qualunque mezzo di comunicazione o direttamente. Come dice il libro di Daniele, “coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Dn 12, 3b). a volte credo che ci si chiuda nella trincea dell’ignoranza per non porsi troppi scrupoli o domande. Quanto nelle nostre predicazioni, nei nostri incontri, nelle nostre riflessioni anche scritte, richiamiamo il valore della dignità e dell’identità umana di ogni uomo fin dal suo concepimento?… quanto catechismo facciamo agli adulti in modo particolare per richiamarli a valori di bioetica così tanto bistrattata anche dai media stessi, sempre pronti a falsare le notizie e le comunicazioni per portare avanti le logiche di potere?. Abbiamo paura di essere uomini e donne cristiani controcorrente?. Oppure amiamo anche noi la logica del compromesso che a volte giustifichiamo con la scusante del male minore?…. E’ davvero sempre così?.

3) Ammonire i peccatori

La correzione fraterna è spiegata da Gesù stesso nel Vangelo di Matteo: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18, 15-17).

Dobbiamo correggere il nostro prossimo con mitezza ed umiltà. Molte volte sarà difficile farlo, però in quei momenti possiamo ricordarci di quello che dice l’apostolo Giacomo alla fine della sua lettera: «Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati» (Gc 5,20). Nelle nostre realtà ecclesiali, siamo capaci di offrire dei veri e propri cammini di riconciliazione che prima di portare ad una assoluzione sacramentale formano una coscienza nuova liberandola dai lacci del peccato?. Penso ai Confessori e anche ai Penitenzieri delle Cattedrali: quale formazione hanno a livello umano, di fede, e psicologico per accogliere e accompagnare coppie e singoli macchiati dalla pena di scomunica dell’aborto?. Li trattiamo come qualsiasi altro peccato o delineiamo la necessità di un vero e profondo e convinto cammino di riconciliazione prima di giungere all’assoluzione con la relativa eliminazione della censura?. Misericordia e giustizia non sono contrastanti ma diventano il volto completo dell’agire di Dio nella storia e nel tempo.

4) Consolare gli afflitti

Consolare gli afflitti, chi soffre qualche difficoltà, è un’altra opera di misericordia spirituale. Molte volte comprenderà anche il dare un buon consiglio, che aiuti a superare quella situazione di dolore o di tristezza. Essere vicini ai nostri fratelli in ogni momento, ma soprattutto in quelli più difficili, mette in pratica il comportamento di Gesù che aveva compassione del dolore altrui. Un esempio si trova nel Vangelo di Luca. Si tratta della resurrezione del figlio della vedova di Naim: “Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre”. (Lc 7, 12-15) I nostri fedeli hanno la grazia di incontrare nel volto dei Vescovi e dei Sacerdoti quello di Cristo buon Pastore che si fa carico della pecorella smarrita per riportarla all’ovile?. Ho l’impressione che sia sempre molto difficile da parte dei nostri fedeli trovare pastori pronti all’ascolto, e non solo perché gravati da molteplici impegni, a volte perché incapaci di gestire determinate situazioni di sofferenze e di fatiche umane. Dobbiamo imparare a formare prima degli uomini maturi e poi eventualmente pensare alla formazione del loro essere preti. Questo è uno degli insegnamenti che spesso sentivo ripetere dal mio Rettore e dal Mio Vescovo negli anni della formazione sacerdotale…. E oggi riesco a scoprirne tutto il valore profetico che racchiudevano quelle parole.

5) Perdonare le offese

Nel Padre Nostro diciamo: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” e il Signore stesso chiarisce: «se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe»(Mt. 6, 14-15). Perdonare le offese significa superare la vendetta e il risentimento. Significa anche trattare con amabilità chi ci ha offeso. Il migliore esempio di perdono nell’Antico Testamento è quello di Giuseppe, che perdonò i suoi fratelli che avevano cercato di ucciderlo e poi di venderlo. «Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita.» (Gen. 45, 5) E il perdono più grande del Nuovo Testamento è quello di Gesù in croce, che ci insegna che dobbiamo perdonare tutto e sempre: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc. 23, 34).

6) Sopportare pazientemente le persone moleste

La pazienza di fronte ai difetti altrui è una virtù e un’opera di misericordia. Tuttavia, c’è un consiglio molto utile: quando sopportare questi difetti fa più danno che bene, con molta carità e dolcezza, si deve dare un avvertimento.

7) Pregare Dio per i vivi e per i morti

San Paolo raccomanda di pregare per tutti, senza distinzione, anche per i governanti e per quelli che stanno al potere, perché “egli vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”(cfr. 1Tim 2, 1-4). I defunti che si trovano in purgatorio dipendono dalle nostre preghiere. È un’opera buona pregare per loro perché siano liberati dai loro peccati. (cfr. 2Mac 12, 46)

La nostra vita deve accompagnare quella degli altri perché nessuno sia o si senta solo. La nostra carità deve essere anche affetto, calore umano.

San Josemaría È Gesù che passa, 36

Concludo con una breve riflessione spirituale: penso che la Misericordia divina costituisca un livello di potenza anche superiore alla stessa Creazione…

Questi i motivi:

1) Dio ha voluto incarnarsi nel suo Figlio per salvare l’umanità peccatrice soffrendo e morendo terribilmente solo sulla Croce. Questo è un fatto estremamente importante che ancora l’uomo non abbia ancora ben compreso in tutta la sua portata. Siamo troppo assuefatti dalla croce come “segno” comune visibile in molti luoghi ma che non riusciamo a capire nella sua dimensione esistenziale e salvifica straordinaria.

2) “Creare” è porre in essere qualcosa dal nulla. Solo Dio Onnipotente ha questa facoltà. Perdonare i peccati è qualitativamente superiore. La creatura che ha in sé il libero arbitrio, fa tante scelte sbagliate che la portano verso il nulla, verso la distruzione della propria esistenza perché l’allontanano da Dio e chi non ha come fondamento il Creatore e Signore non vive una vita autentica. Dio ci concede teneramente la sua Misericordia attraverso il nostro pentimento ed i Sacramenti. Egli ha il potere di rimettere i nostri peccati tramite suo Figlio Gesù Cristo che li ha espiati per noi. Chi può comprendere un mistero così grande? L’uomo con il peccato calpesta la sua dignità e quella del Creatore. Dio gliela restituisce continuamente con il suo perdono, il quale non è come il nostro perdono. Egli davvero dimentica i nostri errori e ci reintegra nella sua grazia. La superiorità di questo dinamismo rispetto alla stessa creazione non è compresa bene da noi uomini. Ma se ci pensiamo bene il dinamismo del perdono autentico richiede una potenza davvero divina. Noi, ad esempio, non siamo capaci di perdonare a fondo le persone che ci hanno fatto dei torti ed amarle ancora più di prima. Dio lo fa continuamente con ciascuno di noi quando ci pentiamo.. Realmente dimentica tutto e ci reintegra nel suo amore eterno. Quando l’uomo intuirà la profondità di questo mistero sarà ancora più attratto da Dio per amarlo con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima e con tutta la sua mente.

3) Riflettere, meditare e contemplare la Misericordia di Dio è un esercizio che in un certo senso anticipa l’aldilà. In questa vita terrena ci sprona a diventare veramente misericordiosi con il prossimo per essere simili al Padre Celeste che è misericordioso con tutti.
“Perdonare” è un atto che ci porta alla divinizzazione della nostra anima, il che è in linea con il fine per cui siamo stati creati, quello, cioè, di diventare Figli di Dio per amarlo, contemplarlo e goderlo in pienezza nell’altra vita.

Contemplare la sua misericordia significa anche predisporci alla gratitudine nei suoi confronti. Prendere coscienza che il Padre ci ama continuamente, nonostante le nostre infedeltà, scioglie il nostro cuore indurito dall’indifferenza e dal peccato.

4) Gesù, nella sua vita terrena ha spesso accompagnato le sue guarigioni fisiche con il perdono dei peccati, per far capire a tutti gli uomini che il “perdono” è un gesto molto più grande dei miracoli stessi.

“Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato” – dice Gesù alla peccatrice di quella città che era venuta a piangere ai suoi piedi. (Lc. 7,48) Se il perdono di Dio ci spinge ad amare ancora di più, allora ha ragione la Chiesa quando esclama “o felix culpa”! Gesù è amato dalle anime soprattutto perché tramite il perdono scaturito dal suo sacrificio ha dato loro la possibilità di “ricreare” se stesse, ex-novo. L’anima che lo capisce intuirà che il primo elemento di contemplazione per l’eternità è e sarà la sua grande Misericordia, come Maria stessa ci ha anticipato nel Magnificat: “di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”. La teologia odierna dando un grande risalto alla Misericordia divina non fa altro che insegnarci che ‘umanità potrebbe realmente cambiar e convertirsi, in modo tale che si realizzi in pienezza il misterioso piano di redenzione iniziato con l’Incarnazione di Gesù Cristo.

Don Christian Cerasa

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