
La Notte degli imbrogli
La testimonianza più intensa e commovente è stata
quella data da Giuseppe Colombo, 93 anni.
Ricordate il Capitolo 8° dei Promessi
Sposi? Era quello della notte degli imbrogli.
Ieri sera Lecco è stata il teatro di una notte di
incredibili imbrogli. Innanzitutto un imbroglio nei confronti di
ciò che è la Medicina, l’Assistenza Sanitaria,
la professione del prendersi cura dei malati.
Sono medico da oltre vent’anni, e mai avrei immaginato un
giorno di assistere alla scena di cui sono stato testimone ieri
sera: un’ambulanza della Croce Rossa Italiana che preleva una
paziente disabile per portarla incontro ad un destino che dovrebbe
essere quello della morte per inedia, per fame e per
sete. Dico “dovrebbe” non solo
perché continuo a sperare insieme alle migliaia di persone
che sono vicine ad Eluana con tutta la loro solidarietà, ma
anche perché- paradossalmente o forse ipocritamente—la
struttura assistenziale di Udine che si è resa disponibile
per procedere alla soluzione finale di Eluana ha dichiarato ben
altri intenti. Il piano assistenziale formalmente dichiarato
dalla struttura la Quiete e avallato dall’Asl di Udine
infatti prevede, testualmente, di fornire adeguata assistenza
alla persona di Eluana Englaro. Quale sarebbe dunque questa
adeguata assistenza? La deprivazione di alimentazione e
idratazione? L’inganno è anche far
credere all’opinione pubblica che possano esistere delle zone
franche del servizio sanitario dove le norme etiche e deontologiche
che riguardano l’assistenza ai malati possano non
valere.
La struttura La Quiete dovrà rispondere penalmente delle
sue azioni.
La notte di ieri ha visto l’esito infelice di tanti altri
imbrogli: quello di aver fatto a lungo credere che Eluana sia
attaccata ad una spina, che Eluana sia una sorta di morta vivente,
a dispetto delle testimonianze anche recentissime che parlano di
una persona con gli occhi aperti, che respira autonomamente, in uno
stato che persino il sanitario di riferimento degli Englaro,
Defanti, ha definito “stato di vigilanza”, pur senza
consapevolezza, aggiunge il Defanti, il che è in
realtà tutto da dimostrare. L’inganno di aver
spacciato per sedicente volontà di Eluana una frase buttata
là nell’adolescenza riguardante le condizioni di coma,
e come d’incanto ci si è ritrovati con una specie di
testamento biologico espresso però da terzi, da chi afferma
di dover adempiere ad un patto di sangue e onore, una terminologia
che suscita di per sé orrore.
L’inganno verso le leggi della Costituzione italiana,
verso la Carta dei Diritti del malato dell’ONU, oltrepassate
con disinvoltura da giudici sordi a qualunque appello, a qualunque
richiesta di prendere atto delle reali condizioni di una paziente
disabile.
Ma accanto a tutto ciò, vorrei rendere testimonianza
della straordinaria prova di coraggio civile di chi ieri sera ha
affrontato la terribile serata fuori dalla Casa
di Cura Beato Talamoni, persone che sono accorse spontaneamente non
appena la notizia che Eluana sarebbe stata prelevata aveva iniziato
a circolare; persone normali e Amministratori Pubblici l’uno
affianco all’altro, chi a pregare, chi a reggere un cartello,
chi ad abbracciare disperatamente il cofano del mezzo per impedire
che portasse via Eluana, prima di essere trascinato via dalle forze
dell’ordine, chi semplicemente a dire con
la propria presenza che la vita umana è sacra e va
rispettata.
La testimonianza più intensa e commovente è stata
quella data da Giuseppe Colombo, 93 anni, il Maestro Colombo che
tutti i lecchesi conoscono e hanno conosciuto, una delle figure
più alte e nobili della nostra città. Alla 1,15,
mentre l’ambulanza venuta da Udine stava per fare il suo
ingresso nella Casa di Cura, l’anziano maestro ha risalito a
passi lenti Via san Nicolò, e si è fatto avanti con
il suo volto di gentilezza e di bontà tra i sostenitori
della vita e gli agenti della Questura che avevano avuto
l’ordine di far passare ad ogni costo il convoglio della
morte. Questo uomo anziano e fragile che si è posto davanti
al grosso automezzo della CRI ha mostrato tutto il coraggio civile,
la forza, la dignità di chi sta dalla parte dell’uomo,
e per un attimo la piccola figura del vecchio maestro ha ricordato
a chi era presente il giovane cinese che oppose la sua persona ai
carri armati di Piazza Tien an men, cercando di sbarrare la strage
all’ingiustizia e all’orrore.
Chi ieri sera ha assistito a tutto questo, nella nuova notte
degli imbrogli di Lecco, ha ricevuto una straordinaria lezione, che
non dimenticherà e che- ci auguriamo- darà frutti in
questa battaglia di civiltà per Eluana e contro
l’eutanasia.
Paolo Gulisano