
La legge 194 è integralmente iniqua, punto!

Comunicato Stampa 206
1. Le dichiarazioni del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana card. Gualtiero Bassetti in chiusura dei lavori dell’Assemblea Generale hanno voluto chiudere una settimana nella quale è stato ricordato il 40° anniversario dell’approvazione della legge 194 sull’aborto: una settimana che ha visto lo svolgimento della Marcia per la Vita a Roma e nella quale, in tutta Italia, con un grande impegno di associazioni e di persone, è stato ricordato agli italiani che colui che viene soppresso con l’aborto non è un’invenzione della politica o della Chiesa, ma è un bambino il cui cuore sta battendo quando viene ucciso; una settimana, ancora, in cui nel mondo si è combattuta la battaglia per la vita, con la grave sconfitta in Irlanda, con la mobilitazione del popolo argentino con le 100 marce contro la legalizzazione dell’aborto, con i provvedimenti decisi e positivi del Presidente degli Stati Uniti.
Il card. Bassetti era consapevole di parlare in un frangente come questo? E si è chiesto quale era il motivo della domanda che gli era stata fatta sull’aborto?
2. Il motivo della domanda è chiaro. In Italia, per non essere esclusi dagli ambienti che contano, per non essere visti come dei malvagi, visionari, impresentabili, occorre una precondizione: affermare che la legge 194 non si tocca, non deve essere modificata, deve essere difesa.
Chi sostiene il contrario è “fuori”: ignorato, represso nella sua libertà di manifestazione del pensiero, deriso, aggredito, minacciato. Quanto ai soldi pubblici, poi, non ne vedrà. Sembra evidente che il mantenimento dell’8 per 1000 alla Chiesa Cattolica dipenda anche da questa posizione.
Ebbene: il card. Bassetti non si è sottratto e ha tranquillizzato tutti. Le sue parole riportate da chi era in sala stampa sono queste:
“La legge sull’aborto la conosciamo, però bisogna anche apprezzare certi punti che, perlomeno quand’è nata, erano fermi, rispetto a certe proposte di legge che sono di un totale relativismo sul rispetto della vita e della donna. La 194 non era a favore dell’aborto ma prevedeva in certi casi particolari e circoscritti l’aborto. Noi ne abbiamo sempre visti limiti e difficoltà, però di fronte a un relativismo totale di fronte all’embrione alla vita, almeno lì c’erano dei paletti, si doveva fare tutto il possibile. Non dico che fosse buona, perché c’è un principio di morale che dice bonum ex integra causa, deve essere buona per tutte le basi su cui poggia, ma bisogna distinguere e discernere“.
La professoressa Scaraffia, editorialista dell’Osservatore Romano, ha confermato, in un’ intervista ad un quotidiano, che “la legge 194, quando era stata fatta, era una buona legge“.
3. Il card. Bassetti, per parlare della legge 194, usa il tempo imperfetto, come se non fosse una legge vigente che, ogni giorno, produce i suoi effetti letali; in realtà, così facendo, pretende di distinguere tra legge “imperfetta” – ma, in fondo, distinguendo e usando discernimento, non proprio ingiusta, con i “paletti” e i “punti fermi” – e la sua applicazione, in una posizione che la prof.ssa Scaraffia esplicita: “Purtroppo è stata applicata male“.
Insomma, una legge che non deve essere cambiata, ma applicata meglio.
Di questa legge il card. Bassetti utilizza il termine “vita” (Art. 1: “la legge tutela la vita dal suo inizio”) per poi parlare di “embrione”: ma non fa alcun cenno al bambino, quello il cui cuore batte e che viene straziato e ucciso, quello che, dai manifesti affissi questa settimana, diceva: “Guardami!” e che – tanto scandalo faceva guardarlo! – si è cercato di cancellare e di impedirne la vista.
4. Per correttezza riportiamo ciò che invece è stato pubblicato su Avvenire, probabilmente rivisto.
“Come Chiesa ne abbiamo visti sempre i limiti ma è comunque una normativa che pone limiti rispetto al relativismo totale sull’embrione e sulla vita”.
Il card. Bassetti, evidentemente, non conosce o finge di non conoscere il contenuto di quella legge che, semplicemente, permette sempre l’aborto su richiesta della donna: questo è il primo “punto fermo”, perché per abortire nei primi tre mesi di gravidanza basta una richiesta e un’attesa di una settimana mentre, nel periodo successivo, è sufficiente una diagnosi prenatale non del tutto favorevole, visto che, in base al secondo “punto fermo” della legge, un bambino imperfetto o malato si deve poter uccidere in ogni caso. “Paletti” alla soppressione del bambino non ce ne sono mai stati.
5. I cattivi sono altri, sembra suggerire il Card. Bassetti, gli autori di proposte di legge che professano un “totale relativismo sulla vita e sulla donna”. Ma sono state proprio le leggi 194 sull’aborto e 40 sulla fecondazione artificiale a far vedere un bambino come un “problema” che si può tranquillamente eliminare e un embrione come una cosa di cui fare tutto quello che si vuole.
Quindi, sono proprio queste leggi ad essere integralmente inique, non solo per aver causato l’uccisione di quasi sei milioni di bambini con la sola 194, ma per aver favorito una crescente banalizzazione dell’aborto, come dimostra la liberalizzazione della vendita senza ricetta delle pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo. Si torna così all’aborto privato e clandestino grazie alla stessa legge che, stando ai suoi sostenitori, avrebbe dovuto sconfiggerlo.
I vescovi italiani sembravano averlo compreso quando, all’indomani dell’approvazione della legge, espressero un “chiaro giudizio morale sulla legge civile che autorizza l’aborto: é una legge intrinsecamente e gravemente immorale“, spiegando che “quando autorizza l’aborto lo Stato contraddice radicalmente il senso stesso della sua presenza e compromette in modo gravissimo l’intero ordinamento giuridico, perché introduce in esso il principio che legittima la violenza contro l’innocente indifeso“.
Dobbiamo pensare che la CEI o sua parte sia d’accordo con le dichiarazioni del suo Presidente e si sia fatta educare dalla legge sull’aborto?