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Il caso Agnoli-MpV – Comitato Verità e Vita


Il caso Agnoli-MpV

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Dossier Articoli  ‘Il caso Agnoli-Movimento per la Vita Italiano’


Francesco Agnoli (Il Foglio del 18/09/2010)
TOC TOC, C’E’ VITA NEL MOVIMENTO?

Giuseppe Anzani, v.pres. del MPV, risponde ad Agnoli (Il Foglio del 18/09/2010)
“Il MpV è vivo e replica. Lo scontro sulla legge 40 e i “non negoziabili””

Agnoli risponde ad Anzani (Il Foglio, 21/9/2010)
Anzani, vicepresidente MpV, mi risponde

Appello MPV Ambrosiano (Il Foglio 21/09/2010)
Piccolo appello per far risorgere il Movimento 

La lettera di Silvio Ghielmi, cofondatore del Progetto Gemma (Il Foglio 21/09/2010)
L’obiettivo di Casini è quello di una presidenza totalitaria

La replica di Giuseppe Anzani, (Il Foglio, 23/9/2010)
Il problema non è all’interno al MpV, ma fuori

Articolo di Mario Palmaro (Il Foglio, 23-09-2010)
La legge 40 non è “buona” e nemmeno il testamento biologico – Ecco il vero dissidio con il MpV

Articolo di Pietro Soliani (www.libertapersona.org 23-09-2010)
Servire la vita, non servirsi della vita

Corrispondenza Romana: secondo Agnoli il Movimento per la Vita è fermo   (Corrispondenza Romana n.1159 del 24/9/2010)
Ferve la polemica, sul quotidiano “Il Foglio”, diretto da Giuliano Ferrara, tra il giornalista cattolico Francesco Agnoli e i vertici del Movimento per la Vita italiano.

Francesco Agnoli risponde ad Anzani (Libertà e Persona 30/09/2010)
Rispondo per punti….


TESTO COMPLETO DEGLI INTERVENTI


Francesco Agnoli (Il Foglio del 18/09/2010)
TOC TOC, C’E’ VITA NEL MOVIMENTO?

Il Movimento per Italia è fermo. Ingessato. Quasi inesistente. Mi spiego meglio. Non che manchino valorose, coraggiose, con idee e buona volontà. Ci sono, qua e là. Neppure mancano volontarie e volontari attivissimi, straordinari, che rendono il loro servizio, ogni giorno, nei Centri aiuto alla vita, dando speranza e salvando molti bambini dalla morte.
Quello che manca è un movimento culturale per la vita forte, che sappia intervenire, dire la propria nel dibattito pubblico, quando se ne parla, sui giornali, in televisione, nelle strade. Chi lo ha mai visto? Si parla ormai da anni di bioetica, e il Movimento per la Vita in quanto tale dimostra la sua estrema debolezza. Perché? Perché in America, ma anche in altri paesi europei, il mondo pro life appare più attivo, dinamico, giovane? Anzitutto vi è un motivo di carattere generale: da troppi anni il mondo cattolico fatica a capire l’importanza di una battaglia per la vita. Già all’epoca della legge 194 e poi del referendum, il mondo pro life italiano era diviso, ma soprattutto, solo. Erano gli anni in cui buona parte delle gerarchie ecclesiastiche e del mondo cattolico “progressista” ritenevano inutile e perdente la battaglia. In cui vigeva l’idea secondo cui è meglio “cercare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide”, che significò poi farsi da parte, per non disturbare. Per tanti anni nello stesso mondo cattolico certi temi sono stati tabù. Essere del Movimento per la Vita significava rimanere emarginati, guardati come dei matti, residui del passato, non solo rispetto alla cultura radicale e di sinistra, ma anche nel mondo cattolico stesso. Il concetto di “valori non negoziabili” non godeva buona stampa: tutto nel clima del post Concilio permanente sembrava negoziabile, anzitutto a molti cattolici. Perché litigare su queste questioni “marginali”, si diceva. “Altri sono i problemi”… Oggi che ci troviamo nell’inverno demografico più nero, forse qualcuno si ricrede… Oggi, grazie al referendum sulla legge 40, promosso dai Radicali, e all’azione di personaggi come il cardinale Camillo Ruini e Dino Boffo, in campo cattolico, e Giuliano Ferrara in campo laico, qualcosa sta cambiando.
Ma i problemi del Movimento per la Vita italiano rimangono, e sono enormi. Mi permetterò di elencarne alcuni, anche se so che scontenterò molti, anche amici, che mi rimprovereranno di non aver capito, oppure di aver detto cose in parte giuste, ma da tener segrete, “tra di noi”. Eppure, dopo averle sentite e risentite, viste e riviste, a me sembra che occorra dirle. Oportet ut scandala eveniant, se gli scandali non sono fini a se stessi, ma servono a rilanciare un dibattito ormai sepolto, e a portare linfa nuova, vitalità nuova.
Il primo di questi motivi interni è sicuramente una presidenza troppo lunga.
Lungi da me negare a Carlo Casini i suoi meriti. Non ritengo però possibile che certe cariche diventino quasi vitalizie, senza conseguenze per tutti. L’attuale presidente del Movimento è in carica da ben 20 anni, cioè dal lontano 1991. Le presidenze troppo lunghe, inevitabilmente, soffocano l’attività, paralizzano l’innovazione e la creatività. Anzitutto perché si crea intorno a esse un nocciolo duro che tende a perpetuarsi e a escludere nuove forze e nuove soluzioni. In secondo luogo perché anche la persona più brillante del mondo non può avere, dopo tanti anni, la voglia, lo slancio, le idee, il tempo, dei primi anni.
Soprattutto se l’età avanza e le cariche, numerose, si sovrappongono. Soprattutto se colui che riveste quel ruolo, invece di delegare il più possibile, per creare sinergie e responsabilizzare nuove persone, accentra il più possibile.
L’altro problema della presidenza attuale è poi la sovrapposizione tra la militanza pro life e l’appartenenza a un partito (sovrapposizione che per esempio Paola Binetti ha evitato, dimettendosi da presidente di Scienza e Vita prima di entrare in politica, o che si potrebbe comunque scongiurare dimettendosi dalla politica, qualora da lì si provenga, una volta eletti presidenti del MpV).
In primo luogo, infatti, non sembra realistico poter svolgere nel contempo i compiti tanto gravosi di presidente del Movimento per la Vita italiano e di europarlamentare. In secondo luogo perché l’appartenenza a un partito limita inevitabilmente la libertà d’azione e di parola che dovrebbe caratterizzare un incarico così delicato come quello di guida dei pro life italiani. Recentemente per esempio l’Udc, partito in cui milita Carlo Casini, si è schierato a fianco della Bonino piemontese, Mercedes Bresso, senza che la posizione del presidente del MpV risuonasse forte e sicura: non possumus! Analogamente Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, ha recentemente dichiarato che i pro life italiani si sarebbero sbagliati a prendere la posizione che presero nel 1981, senza che Carlo Casini contraddicesse pubblicamente il suo superiore di partito, al fine di tutelare l’onore di chi non ritiene assolutamente vere le parole del politico-filosofo ondivago per eccellenza. In terzo luogo l’appartenenza del leader del MpV italiano a una fazione, limita la sua stessa capacità di manovra, che dovrebbe essere invece a 360 gradi: come chiedere un appoggio a destra e a manca, se colui che chiede è già schierato? In questo campo, purtroppo, le appartenenze politiche vengono spesso prima della battaglia per il bene e la verità. Infine, l’ultimo inconveniente della sovrapposizione tra politica e presidenza del Movimento, sta nella mentalità che può (non che deve) venirsi a creare.
Uno dei problemi principali del MpV italiano è infatti che ha cessato di portare avanti battaglie di testimonianza, culturali, capaci di attrarre ed educare i giovani agli altissimi valori del rispetto della vita.
La battaglia pro life è divenuta quasi esclusivamente, con l’appoggio di qualche ecclesiastico molto politicante, un affare di politica e di parlamenti: incontri tra Casini, qualche vescovo e altri politici di alto rango. Senza coinvolgere più di tanto il movimento stesso: “Ce la vediamo noi”. In questi incontri, alla fine, si è spesso ragionato da politici: io cedo qui, tu cedi là… così di compromesso in compromesso si è dimenticato che alle nuove leve, alle generazioni che crescono, il Movimento non deve dare solo leggi che siano il “meno peggio possibile”, ma anche valori non negoziabili, verità complete per cui valga veramente la pena battersi.
Il Pontefice Benedetto XVI lo ha fatto capire in molte occasioni, e difficilmente certe posizioni del MpV oggi possono dirsi compatibili con documenti magisteriali assai chiari e ben poco “diplomatici” (vedi l’“Evangelium vitae” e la “Donum vitae”). Pensiamo al movimento pro life americano: è forte perché accanto alla strada della politica, che ci vuole, che non va trascurata, non cessa di dire tutta la verità, e nient’altro che la verità (almeno per un pro life). Invece in Italia accade che proprio nel MpV questa mentalità abbia portato a dissociazioni mentali inconcepibili. Mi è capitato di sentire: “Sì, è vero, hai ragione a dire così, ma ora è politicamente inopportuno dirlo, come ha spiegato bene Casini”. Portare la battaglia quasi solo nel campo della mediazione politica ha generato un ulteriore indebolimento: perché la mediazione politica la può perseguire soltanto qualcuno, soltanto chi rappresenta il movimento ai suoi vertici. Ecco così immobilizzata la base, ma anche il resto della dirigenza. Mentre si consumavano mediazioni qui e incontri pre-parlamentari là, dibattiti col vescovo di turno e col politico di turno, quasi sempre a opera di un solo interlocutore, il presidente nazionale, o qualche suo beniamino, il pro life medio non poteva che dirsi: “E io che faccio?”. E così il pro life di tutti i giorni, magari del movimento da anni e anni, si è trovato quasi senza possibilità di agire, senza supporto.
Lo dimostrano tantissimi fatti. Uno per tutti. In tanti anni dall’interno del Movimento per la Vita non sono sorti né pensatori né opere pro life di rilievo. Anche i movimenti si sono fatti portatori sempre e soltanto delle stesse pubblicazioni, se possibile del presidente e solo sue. Non si sono valorizzati i giovani, non si sono valorizzate le penne abili, gli oratori interessanti e carismatici, con il risultato che alla fine girano sempre le solite, le medesime facce (o i più generosi o i più “carrieristi”).
Eppure, compito della guida di un movimento è anzitutto creare spazi per altri, che possano proseguire la battaglia intrapresa. E’ creare una classe dirigente valida, il più possibile ampia e capace.
Tanto altro ci sarebbe da dire, ma voglio concludere con ciò che a mio avviso ha fatto traboccare il vaso: il continuo stillicidio di espulsioni dal movimento (come se ci si potesse permettere di farlo). Negli anni ho visto lasciare personalità e intelligenze troppo numerose e troppo importanti: Angelo Francesco Filardo, Maria Paola Tripoli, Mario Palmaro e tanti altri della direzione nazionale. Ho visto molte persone che avrebbero potuto essere valorizzate per la loro intelligenza, farsi piano piano da parte, perché quasi si temeva facessero ombra. Ma la cosa più grave è che proprio in questi giorni scade l’ultimatum lanciato dalla direzione centrale del MpV a personaggi che sono la storia del movimento stesso (benché nelle rievocazioni ufficiali siano stati cancellati, come ai tempi di Stalin, quando si bianchettavano le foto). Mi riferisco all’alternativa che è stata imposta dalla presidenza nazionale ad alcuni membri del MpV italiano: o rinnegate “Verità e vita” – un altro gruppo pro life italiano – o uscite dal movimento. Scomunicati latae sententiae.
L’assurdo è che questo ultimatum è stato lanciato contro personaggi come Mario Paolo Rocchi, Silvio Ghielmi e Giuseppe Garrone. Il primo è stato nientemeno che socio fondatore del primo Centro aiuto alla vita in Italia, a Firenze nel 1975; socio fondatore del MpV, suo primo tesoriere ai tempi dell’autonomia finanziaria e coideatore del progetto Gemma, una delle più nobili attività concrete del movimento. Il secondo, Silvio Ghielmi, è stato cofondatore e per anni gestore di tale progetto.
Il terzo, Giuseppe Garrone, è stato anch’egli cofondatore del progetto, fondatore del numero verde SOS Vita, e riscopritore della Ruota degli esposti. E’ la direzione attuale del movimento che decapita parte essenziale della sua storia. Come già accadde con la messa in disparte, poco gentile, del fondatore e primo presidente, Francesco Migliori. Per un pro life medio, di tutti i giorni, è veramente troppo. Per cui non può che auspicare il ritorno di un po’ di democrazia interna, vera. Per dirla in breve: ci vorrebbero meno personalismi, e le primarie, per rilanciare un movimento qua e là eroico, ma nel complesso agonizzante.

 


Giuseppe Anzani, v.pres. del MPV, risponde ad Agnoli (Il Foglio del 18/09/2010)
“Il MpV è vivo e replica. Lo scontro sulla legge 40 e i “non negoziabili””

Sul Foglio del 16 settembre Francesco Agnoli scrive critiche aspre verso il Movimento per la Vita. Sembra squalificarlo sul versante “pro life” in nome della verità, tutta la verità, e lo commisera, lo dice agonizzante. Prontamente, il sito dei radicali italiani sul Web pubblica, diffonde. Vita contro vita, che cosa ghiotta. Agnoli, che non fa parte del MpV se la prende con la presidenza di Carlo Casini troppo longeva, con gli organi direttivi, e suggerisce di fare le “primarie”. Ignora, il critico, che nel MpV si fanno non solo le primarie, ma anche le secondarie e le terziarie; che il presidente è eletto da un consiglio direttivo, il quale è eletto da un’assemblea nazionale, i cui membri sono eletti in sede locale, insieme con i presidenti regionali eletti perifericamente. Più democrazia di così. Quei quattro o cinque che Agnoli cita e che non fanno più parte del direttivo del Mpv, non ne fanno più parte semplicemente perché non sono stati più eletti. Saranno insigni, ma non sono stati più eletti. Se hanno fondato un Comitato, dove non è necessario essere eletti, e l’hanno chiamato “verità e vita”, buon per loro; e speriamo sia buono anche per la vita e per la verità; ma non possono pretendere di confondere la gente sul fatto che loro siano la stessa cosa del MpV, o anzi il “vero” MpV.

Circa le critiche personalizzate contro Carlo Casini per la sua partecipazione alla vita politica, solo una malevolenza ottusa può ignorare che proprio per la presenza e l’attività instancabile di questo uomo nel Parlamento italiano e nel Parlamento europeo la difesa della vita ha raggiunto risultati e traguardi che sarebbero parsi insperabili. Un esempio culminante è la formulazione della legge 40 sulla procreazione assistita, che ha posto fine alle pratiche selvagge della provetta. Proprio su alcune sue espressioni la Corte Suprema ha di recente poggiato un importante dictum sulla soggettività giuridica del concepito ancor prima della nascita. Ma è proprio sulla legge 40 che si registra da tempo uno dei punti di violento attacco contro il Mpv da parte del Comitato verità e vita, che vorrebbe cancellata quella legge, quasi fosse compromissione della coscienza e dei valori non negoziabili.

Per paradosso, la cancellazione è l’identico obiettivo che i radicali sostennero in sede referendaria, e che la Consulta bocciò dicendo che era “costituzionalmente necessario” l’impianto di una legge protettiva della vita contro gli arbitri della provetta. Similmente quel Comitato rifiuta in radice ogni discorso sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, trascurando che dopo il caso Eluana l’assenza di norme protettive della vita è un silenzio che facilita l’arbitrio. Qui dunque è il divario profondo: il MpV sente la vocazione ad operare nella storia, nella concretezza quotidiana, nel soccorso reale fino al limite del possibile, nella testimonianza di amore alla persona.

In questo si spende, si affatica, investe la speranza, e nelle sue sedi non riempie scaffali e pareti di trattati e di striscioni, ma di storie di vite aiutate, di vite salvate. C’è un fervore di iniziative che coinvolge anche il volontariato giovanile, la formazione di nuove leve, la preparazione culturale, la generosità operosa. Agnoli, che non fa parte del MpV questo non lo sa e non lo vede, e siccome non lo vede dice che non c’è. Eppure la verità, di solito, si scopre andando a vedere, e dopo aver visto, a pensare. Ma venga a vedere Agnoli, anche lui, qualche volta, dopo aver scritto e detto; abbiamo nei nostri centri, invece di centomila parole, centomila foto di centomila bambini salvati.


Agnoli risponde ad Anzani (Il Foglio, 21/9/2010)
Anzani, vicepresidente MpV, mi risponde

Il mio articolo sul MpV (http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2009) non è stato un parto facile. Viene dopo anni e anni di testimonianze, di racconti, di cose viste a quattr’occhi. Mi è dispiaciuto attaccare un uomo, Casini, che ha certamente tantissimi meriti. Eppure non potevo fare altro: di fronte al MpV reso sempre più ininfluente culturalmente, trasformato sempre di più in una proprietà privata,  in cui personaggi “mitici” venivano espulsi, emarginati, vilipesi, senza che nessuno potesse fare nulla, bisognava parlare. Anche perchè a Casini avevo scritto personalmente, invitandolo a una maggior collegialità e a non cacciare in malo modo i fondatori stessi del MpV. Senza risposta. Come senza rispta sono rimasti altri, ben più seri di me.

Dopo il mio articolo, in cui ho taciuto moltissime cose scabrose, economiche e non solo,  Giuseppe Anzani ha scritto sul Foglio per ribattere alle mie affermazioni. L’articolo di Anzani in verità, non affrontava alcuno dei punti salienti e delle critiche da me fatte, ma inanellava una imprecisione sopra un po’ di retorica e null’altro. Per questo gli ho risposto:

Giuseppe Anzani, vicepresidente del Movimento per la Vita (MpV), ha replicato sul Foglio alle mie riflessioni, impostando il discorso sul fatto che Agnoli “non fa parte del movimento per la vita” e che se invece sapesse… Purtroppo Agnoli fa parte del MpV e ne conosce la storia, sin dalle origini, per tradizione familiare. Ne fa tanto parte che mentre veniva catechizzato da Anzani, riceveva in contemporanea l’ingiunzione immediata: espulso! Non avevo dubbi: il mio articolo infatti era nato appunto perché stanco di vedere che il presidente Casini dedicasse il suo tempo ad espellere o emarginare fondatori, co-fondatori, dirigenti storici…

Mi fa però piacere che a rispondere sia proprio Anzani, che molte voci autorevoli danno per “prossimo presidente”. Prossimo presidente? Come, e le elezioni? Lo stesso Anzani presenta il MpV come un capolavoro di democrazia. Agnoli, invece, sa bene, come tanti, che le elezioni non sono sempre state limpidissime; che vi sono persone che esordiscono dai vertici, cooptate dall’alto; conosce anche le trame con cui fu emarginato il fondatore stesso del MpV, Francesco Migliori, ed altro ancora…

Ma perché, in molti, mi dicono: “guarda che Anzani è il prossimo presidente”? Perché la tecnica è semplice: il presidente Casini è colui che di fatto decide chi deve incontrare il cardinal X, chi il politico Y, chi parlare al Quarenghi, chi altrove, nelle occasioni importanti. Quando la base inizia a vedere che Anzani è oratore qua e là, su e giù, non tarda a chiedersi: forse Casini sta lanciando il suo successore? E allora ben venga il dialogo con Anzani.

A lui ribadisco la mia stima per i Cav e i volontari: sono il cuore del MpV. Persone fantastiche. Non c’è bisogno che mi si inviti a vedere le foto dei “centomila bambini salvati”. Soprattutto perché quei bambini sono stati salvati in primis dai CAV, dal Progetto Gemma e dal telefono SOS vita: non da Casini, né da Anzani, né da me. CAV, SOS vita e Progetto Gemma, lo ribadisco, fondati e a lungo guidati dalle persone che oggi Casini minaccia di espellere. Come fa allora Anzani ad imputarmi di non vedere cosa fa di buono il MpV, quando racconto che proprio coloro che hanno creato le iniziative concrete più efficaci, sono oggi messi alla gogna? Non si girano così, le frittate.

L’occasione della lettera di Anzani è ghiotta per ricordare che attribuire il “successo” della legge 40, elevata a dogma di fede, ad un solo uomo, Carlo Casini (come fa Anzani), è pura mitologia. Nel MpV si racconta questa bufala per legittimare ogni decisione del presidente. Eppure Alessandro Cè, che ebbi la fortuna di conoscere, fu colui che introdusse nella legge i diritti del concepito e non era un seguace del MpV, bensì un leghista (in contatto, addirittura, con alcuni “dissidenti” del MpV). Mentre l’on. Alfredo Mantovano, uno dei registi della legge, non era un estimatore del MpV, bensì, da anni, un suo puntiglioso critico.

Ma se fosse vero che è stato “tutto merito di Casini”, e del suo ruolo politico, come mai in tanti anni il MpV italiano ha perseguito una ed una sola carriera politica, e sempre quella? Passando all’attualità, perché Casini non ha dissentito pubblicamente, ma solo “all’ interno”, dall’appoggio dato dal suo partito, l’Udc, alla super abortista e pro eutanasia Mercedes Bresso? Perché “Sì alla vita” n.2/2010 ha dedicato un ampio articolo contro la Bonino, candidata in Lazio, e neppure due righe alla Bresso, candidata in Piemonte, ben più pericolosa e data per vincente? Perché, dopo la vittoria di un sincero pro life come Roberto Cota, Casini, invece di esultare, ha cercato di espellere i responsabili storici del MpV del Piemonte, rei di averlo sostenuto? Infine perché Casini continua a proteggere il tentativo del suo fedelissimo Valter Boero di dividere senza successo il MpV piemontese, ben sapendo che costui, essendo anch’egli dell’Udc, ha fatto apertamente campagna elettorale per la Bresso, nei movimenti e nelle parrocchie? Vuole veramente farci credere ancora, caro Anzani, che è questa la politica che serve al Mpv? 

 


Appello MPV Ambrosiano (Il Foglio 21/09/2010)
Piccolo appello per far risorgere il Movimento 

In merito all’articolo comparso sul Foglio di 16 settembre di Agnoli , condividiamo la preoccupazione per l’immobilismo presente nel Movimento per la Vita, per i personalismi che hanno portato a divisioni anche tra i vari Movimenti locali. Manca una seria azione che porti a fare rete tra i vari mo vimenti pro-life. Condividiamo dal punto di vista contenutistico l’operato di Carlo Casini che ha saputo guidare il Movimento nelle scelte decisive a favore della vita anche di fronte alle nuove problematiche emergenti sapendo scegliere strategie vincenti (vedi legge 40/2004, fine vita). Casini ha guidato il Movimento quando la battaglia per la vita era minoritaria. Adesso però è necessario un ricambio generazionale che rivitalizzi il Movimento con uno slancio nuovo. Che proponga una nuova generazione libera dagli scontri anche aspri che hanno segnato il Movimento. Il Movimento per la Vita ambrosiano ha già operato questa scelta, il presidente e tre membri del direttivo hanno meno di 40 anni e la continuità generazionale è garantita dalla presenza degli ex presidenti. La nostra posizione ci spinge a richiedere un Congreso straordinario dove ci sia un solo punto all’ordine del giorno: ricambio del gruppo dirigente con riconoscimento di correttezza contenutistica e perciò culturale compiuti in tanti anni di gestione produttiva, ma che segni una svolta generazionale.

Luca Tanduo (vicepresidente del movimento per la vita ambrosiano) , Andrea Verga direttivo (ex presidente), Chiara Corrado (direttivo), Paolo Sorbi (direttivo, ex presidente), Paolo Tanduo (direttivo, responsabile dei giovani)


La lettera di Silvio Ghielmi, cofondatore del Progetto Gemma (Il Foglio 21/09/2010)
L’obiettivo di Casini è quello di una presidenza totalitaria

Sig. Direttore non posso che plaudire all’articolo di Francesco Agnoli sulla mummificazione del Movimento per la Vita Italiano. L’ultimo passo di Casini di scomunicare dal MpV gli associati di Verità e Vita non fa che completare la sua opera che ha sempre mirato a una presidenza totalitaria ancor prima dell’emarginazione di Francesco Migliori che fu l’uomo di grande sapienza e umiltà che fece crescere il Movimento secondo il criterio di ricercare, scoprire, stimolare tutte le risorse umane possibili al contrario di Casini che ha sempre operato per essere l’unico interlocutore sentendo la vocazione di leader unico e supremo di ogni possibile attività pro-life italiana. Cosi perfino Progetto Gemma (opera della Fondazione Vita Nova fondata da Francesco Migliori) che aveva raggiunto il livello di 1200 adozioni all’anno perchè condotto con la passione di salvare vite sull’orlo dell’uccisione e di dare ai Cav (Centri di Aiuto alla Vita) in difficoltà un punto cui aggrapparsi, è diventato, dopo l’ennesima appropriazione di Casini, un affare di gestione burocratica con un andamento che non si capisce. Se però qualcuno osa esprimere qualche dissenso è accusato di diffamazione e denigrazione.

di Silvio Ghielmi, cofondatore del Progetto Gemma


La replica di Giuseppe Anzani, (Il Foglio, 23/9/2010)
Il problema non è all’interno al MpV, ma fuori

Agnoli torna a parlare del Movimento per la Vita e dice che ha piacere che gli abbia risposto io. Io invece sono un po’ deluso che lui non abbia capito il senso e il succo della mia risposta. Rispiegarglielo? Ci posso provare, ma solo se si rifletterà sulle idee, differenti, che abbiamo. Le idee, non i pettegolezzi. Le idee differenti sono per esempio la legge 40 e le dichiarazioni anticipate di trattamento; più in profondo e per esplicito, le strategie di promozione e difesa della vita dentro la storia concreta che viviamo. L’avevo detto chiaro e tondo, ma Agnoli ha svicolato su queste differenze, ha incorniciato un chiacchiericcio sul presidente, sulle cose politiche di Piemonte, sulle manovre espulsive, l’emarginazione dei fondatori, la successione lanciata, insomma una leggenda nera. Che pena. Che disinformazione. Che brutte cose dice su Carlo Casini, che falsità sulle voglie espulsive, che ostilità, e che antagonismo strano. Io credo che Agnoli, che dice di sapere tutto della storia del MpV “dalle origini”, memorie d’infanzia dunque, sia semplicemente ”imbeccato” da quelli che se ne sono andati sei anni fa (non più eletti). Scaduti e non più eletti, dopo la stagione delle estenuanti polemiche interne fra il loro integrismo e la linea del MpV votata dall’Assemblea generale e dal Direttivo nazionale, e tradotta in opere da Casini e dal “popolo della vita”, che senso ha questa rivincita distruttiva? Hanno messo su un comitato Verità e Vita, e liberi di farlo, si capisce, e auguri di prosperità; ma senza confusioni e camuffamenti. Perché allora attaccano il Movimento, lo denigrano, diffamano il presidente, fanno scrivere quelle cose? Cosa c’entrano più?

Parliamoci chiaro: non è un problema “interno” al MpV , dove la normale dialettica del confronto fra opinioni e indirizzi, si risolve in modo democratico. E direi, in modo finalmente sereno, amicale, solidale, gioioso, dopo le passate asprezze aggressive dei quattro bastiancontrari. Il problema è fuori dal MpV, il problema è che questi ex bastiancontrari non demordono dall’ostilità verso la linea del Movimento. E si pensano virtuosi, col dovere della spietatezza di chi “possiede la verità” e ce l’ha scritta nel patronimico. E’ bene che riflettano sul male che vanno facendo; perché da un lato non possono illudersi di reintrodursi nel Movimento, magari colonizzando qualche organo direttivo di federazioni periferiche, o prendendo sede all’identico indirizzo di una sede piemontese del Movimento; dall’altro lato seminando divisione, amarezza e discordia, non fanno buon servizio alla causa della Vita, che squalificano agli occhi dei veri avversari.

Agnoli mi pronostica “prossimo presidente” secondo delle voci che lui sente; neanche tirato per i capelli raccoglierei il pettegolezzo. Via, a parte la sciocchezza di ignorare che la presidenza dipende da una elezione e non dalle voci che lui sente, resta il dettaglio che un’elezione andrebbe anche accettata. E basta così, dopo l’insinuazione di dubbia limpidezza di elezioni, gratuita calunnia che non concorda con una coscienza onesta. Ma su un punto chiedo ancora a Agnoli e a quelli di Verità e Vita di riflettere un poco, quando parlano di cariche preparate, e dunque di incontri, discorsi, convegni come il cammino programmato che conduce a una carica. E’ una visione, se qualcuno la tien praticabile, miserevole. Non è la mia. Non so se è la loro, se soffrono di mancate presidenze. Non so se conoscono il tormento e il mistero della parola detta, o scritta. Non so se hanno mai letto che ci sarà chiesto conto di ogni parola inutile. Non è il frastico, non sono i convegni, il parlare, lo scrivere che interessano come ingredienti di un’appariscenza, sarebbe troppo stupido: è il neustico, è il contenuto, è la parola fuori dal seno, fuori dalla nostra piccola storia, dalla nostra banalità. Parliamo di questo, se cerchiamo la verità. Non confondiamo nel gossip la parola della Vita. Il rischio di perderla è quello – come diceva Paolo VI – di amare più l’occhio che la luce.


Articolo di Mario Palmaro (Il Foglio, 23-09-2010)
La legge 40 non è “buona” e nemmeno il testamento biologico – Ecco il vero dissidio con il MpV

Al direttore – Il testo scritto dal vicepresidente del Movimento per la Vita Giuseppe Anzani, apparso sul Foglio di sabato scorso, contiene una serie di affermazioni che non corrispondono alla realtà delle cose. Alcuni di questi errori riguardano in particolare il Comitato Verità e Vita, e dunque sono costretto a rettificare tali “inesattezze”. Anzani scrive che nel nostro comitato “non è necessario essere eletti”, ma questo non è vero: nella nostra associazione si svolgono regolari elezioni, nel contesto delle assemblee nazionali, dove si discute e poi si vota in base alle modalità descritte dallo statuto, che è consultabile sul nostro sito ( www.comitatoveritaevita.it ). Fra l’altro, il nostro statuto prevede alcune incompatibilità molto severe, stabilendo che il presidente e i vicepresidenti “non possono ricoprire incarichi partitici e/o politico-amministrativi- istituzionali elettivi a livello locale, regionale, nazionale o europeo”.

Anzani scrive che noi pretenderemmo di “confondere la gente” lasciando credere di essere “la stessa cosa del MpV, o anzi il vero MpV”, e anche questo non è vero. Verità e Vita ha un proprio simbolo, propri rappresentanti, una precisa identità. Fin dalla fondazione, avvenuta il 28 febbraio 2004, abbiamo assunto pubblicamente delle posizioni molto precise, che marcano una differenza evidente rispetto ad altre espresse dal Movimento per la vita. Questo ci ha portato in alcune occasioni anche a criticare il MpV, poiché le radici di quel movimento sono le nostre stesse radici, e abbiamo provato a spiegare perché, secondo noi, essere a favore delle DAT, o fare l’apologia della fecondazione artificiale omologa, o dire che la 194 è una legge buona ma applicata male, significa discostarsi da quelle radici.

Verità e Vita sostiene da sempre che la legge 40 del 2004 è gravemente ingiusta, perché permette la fecondazione artificiale extracorporea, con la sua inevitabile produzione tecnica dell’essere umano e con il suo carico di vittime innocenti. Le limitazioni contenute nel testo della legge – per altro pesantemente ridimensionate da alcuni interventi “creativi” della magistratura – spiegano le ragioni della “difesa” della 40 da parte dei pro life e del mondo cattolico nel referendum del 2005. In quell’occasione Verità e Vita lanciò l’idea dell’astensione prima ancora che tale linea venisse ufficializzata dalla Conferenza episcopale. Ma, al di là della legge, il punto è che non esiste una fecondazione extracorporea “buona”.

Per quanto riguarda le DAT, devo ricordare ad Anzani che “Sì alla Vita” – il mensile del MpV – nell’estate del 2008 prendeva duramente posizione contro il testamento biologico, in coerenza con la linea pro life di sempre; e che solo a partire dal settembre di quell’anno il Movimento per la Vita ha mutato il suo atteggiamento sulla materia.

Anzani scrive che il Comitato Verità e Vita sarebbe stato fondato da “quei quattro o cinque che non fanno più parte del direttivo del MpV semplicemente perché non sono stati più eletti”. E anche questo non è vero. Sia perché dietro a Verità e Vita non ci sono “quattro o cinque persone”; sia perché non pochi dei nostri soci oggi militano ancora nel MpV; e sia perché qualcuno – come ad esempio il sottoscritto – si è dimesso dal direttivo nazionale dopo essere stato rieletto, spiegando le ragioni di coscienza che lo obbligavano a lasciare un movimento identitario in grave crisi di identità. Su una cosa Giuseppe Anzani ha ragione: “La verità, di solito, si scopre andando a vedere, e dopo aver visto, pensare.” E’ quello che almeno noi di Verità e Vita stiamo cercando – con mille limiti personali – di fare. Tenendo anche conto che la nostra è un’associazione totalmente autofinanziata e basata esclusivamente sul volontariato. E, forse proprio per questo, libera di dire la verità.

Mario Palmaro
Presidente del Comitato Verità e Vita


Articolo di  Pietro Soliani (www.libertapersona.org 23-09-2010)
Servire la vita, non servirsi della vita

La polemica di questi giorni sulle pagine del Foglio riguardo al Movimento per la Vita fa star male tutti coloro che dedicano la loro vita alla difesa della dignità umana, ma è una discussione necessaria.

Sono nodi che vengono al pettine, sono panni che non si è voluto lavare in casa a dovere e divengono di pubblico dominio nel tentativo di cambiare le cose, per aprire le finestre del MpV e fare entrare aria nuova. Lo dico subito. Sono un volontario del MpV da otto anni, lo divenni a 19 anni. Nessuno può dire che non conosca cosa significhi vedere una mamma che rinuncia all’aborto e torna con il suo bimbo in braccio a ringraziarti per averla aiutata a salvare la sua vita e quella di suo figlio. Proprio per questo le proposte degli ultimi anni del MpV nazionale, fatte di “mali minori”, di “salviamo il salvabile”, e di etiche della situazione sono, non solo tradimenti della vocazione originaria, ma soprattutto sintomo di stanchezza e disperazione. La disperazione che le cose possano cambiare, che non si possa lavorare su proposte più alte di quelle partorite nei palazzi della politica e di certi cardinali. Quello che ricorda l’amico Francesco Agnoli è la verità di ciò che nel MpV sta accadendo da diversi anni.

Chi dissente viene minacciato di espulsione. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle ed è una tristezza, ma è triste vedere anche un movimento per la vita come quello piemontese, vitale e sempre in prima linea, essere osteggiato. Ciò che ho imparato in termini di cultura della vita lo devo a Giuseppe Garrone, Maria Paolo Tripoli, Giovanni Ceroni, Marisa Orecchia, Mario Palmaro e vederli prima messi ai margini e poi trattati come nemici mi rende molto pessimista sulle sorti del MpV. Quando si critica l’operato della dirigenza nazionale del MpV si ottengono sempre le solite frasi: «smettetela con questa storia della verità tutta intera», «abbiamo salvato 100000 bambini», «la legge 40 è una buona legge, lo dice anche la Corte costituzionale», «fate il gioco dei radicali».

Sono slogan che aggirano i problemi che sono sotto gli occhi anche di molti esterni al Mpv . È stato significativo che al Meeting di Rimini di quest’anno un costituzionalista intelligente come Andrea Simoncini al termine del suo intervento sul caso di Eluana Englaro abbia sconfessato la linea del MpV e del suo presidente Carlo Casini (che era in sala in prima fila!) riguardo alle cosiddette “dichiarazioni anticipate di trattamento”, bollandole come pericolose e inutili di fronte ad altri casi come quello di Eluana. Non vincerà mai la cultura della vita se si continua a puntare sulla riduzione del danno. È necessario davvero dire la verità tutta intera sulla dignità dell’uomo. Il MpV nasce con questa vocazione ed essa non appartiene a nessuno. Nessuno può impugnarla distorcendola, facendola cosa propria o peggio ancora una questione ereditaria. «Chi vuole essere il primo fra voi serva».

Il MpV non appartiene ai carrieristi, né ai politici e nemmeno a questo o quel cardinale o vescovo. O tornerà ad essere un movimento presente nella società, creativo, con idealità grandi oppure marcirà, inascoltato, culturalmente marginale, in preda alle circostanze e costantemente in difesa nel tentativo di contrastare, in modo sterile e spesso controproducente, le battaglie radicali.


Corrispondenza Romana: secondo Agnoli il Movimento per la Vita è fermo   (Corrispondenza Romana n.1159 del 24/9/2010)

Ferve la polemica, sul quotidiano “Il Foglio”, diretto da Giuliano Ferrara, tra il giornalista cattolico Francesco Agnoli e i vertici del Movimento per la Vita italiano.

Agnoli, membro da anni del Movimento e attivissimo nel campo della cultura pro-life, ha accusato la presidenza del MpV di poca attività, di commistioni indebite con la politica, di scarsa incisività culturale e di mancanza di dinamismo (cfr. “Il Foglio”, 16 settembre 2010). Il MpV si è difeso, con un articolo del suo vice-presidente, ribadendo da un lato la democraticità della vita interna del Movimento (che avrebbe eletto dal basso il suo Presidente) e dall’altro mostrando i numeri delle vite salvate in 30 anni grazie al lavoro e l’impegno dei Centri di aiuto alla vita (CAV) (cfr. “Il Foglio”, 18 settembre 2010).

Le critiche di Agnoli paiono del tutto pertinenti. Dalla sconfitta al referendum sull’abrogazione della legge 194 (1981), che non dimentichiamolo mai, ha legalizzato l’aborto in Italia, il fronte pro-life si è a poco a poco diluito in una generica e vaga “difesa della vita” che non disturba nessuno, e che per come è formulata, può essere condivisa da tutti, abortisti e anti-abortisti.

Con il passare del tempo poi l’opposizione alla legge 194, che il Magistero della Chiesa dichiara essere del tutto illegale oltre che immorale (cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae), si è evaporata e si è passati alla paradossale difesa della legge iniqua, definita una buona legge (come dissero la Morresi, la Roccella, etc.), se ben interpretata! Il panorama internazionale dà altresì ragione ad Agnoli: in America e in Francia, in Spagna o in Germania a fronte di leggi parimenti inique e illegali, è nato e si è sviluppato un vero movimento per la vita, attivo e propositivo, che non ha ceduto sui principi dottrinali di fondo e proprio per questo è in continuo sviluppo, soprattutto tra i giovani. Questi movimenti pro-life hanno prodotto cultura, associazioni, momenti di formazione e spazi di militanza del tutto assenti qui da noi e hanno passato il testimone in ordine alla lotta all’aborto legale senza se e senza ma. Il MpV nostrano è arrivato invece, attraverso la mediazione dell’UDC (di cui è parlamentare Carlo Casini), a sostenere una pro-choice come la Bresso in Piemonte contro un pro-life dichiarato come Cota.

Questo recente tradimento è solo l’ennesimo compromesso al ribasso di un movimento e di una cultura che non crede più in ciò per cui è nata, cioè la lotta contro la legalizzazione e la banalizzazione di un “crimine abominevole” (la definizione è in Gaudium et Spes). Ovvero si preferisce tacere sull’aborto piuttosto che denunciare la cultura di morte come instancabilmente fatto dai recenti Pontefici. In un libro di alcuni anni fa, scritto dalla dirigenza del MpV, si arrivava al punto di dire che l’aborto non deve chiamarsi omicidio! Ma allora, per che cosa stiamo lottando? Come ripete spesso Benedetto XVI il relativismo si è insinuato nella stessa comunità ecclesiale causando danni e confusione. Le derive di tanti pro-life italiani e dello stesso MpV ne sono un esempio particolarmente eclatante.


Francesco Agnoli risponde ad Anzani (Libertà e Persona 30/09/2010)

Rispondo per punti.

1) Ho scritto: Valter Boero, intimo di Casini, del direttivo nazionale, che cerca di spaccare il MpV senza successo, ha appoggiato la Bresso, radicale, abortista, pro eutanasia, pro pillola del giorno dopo, pro Ru 486… Ho scritto: “Sì alla vita” periodico del MpV, fa la stessa commedia: non parla della Bresso prima delle elezioni, ma solo della Bonino. Ho scritto: Casini non prende pubblicamente le distanze dall’appoggio dato dal suo partito alla Bresso. Cosa risponde il giudice Anzani, un uomo che dovrebbe stare sul punto, e spaccare il capello in quattro? Fa sfoggio di qualche parola un po’ desueta (“frastico” e “neustico”: cercherò sul vocabolario…) e si limita a parlare di “chiacchiericcio” sulle “cose politiche in Piemonte”. Ma non smentisce affatto! La Bresso e il Boero, vanno bene anche a lui. Come ai radicali.

2) Ho scritto che sono membro del MpV, mentre lui spiegava che “Agnoli non fa parte del MpV”. Anzani soprassiede: gli sembra un dettaglio minimo. In fondo chi fa parte del Mpv lo decide Casini e qualche suo intimo. Ora però, visto che ormai lo ho spiegato, risponde mettendomi insieme a “Verità e Vita”, sempre per confondere i lettori, penso. Ma io ribadisco di essere del MpV, non di “Verità e vita” (di cui nei miei interventi non ho parlato: non si risponde “bisi per fave”).

3) Ho scritto che ormai nel MpV si espellono le persone così, su due piedi: Anzani finge di non capire e glissa… Anche dopo che gli ho spiegato che il mio articolo ha determinato l’immediata minaccia: “espelletelo subito!” Fregandosene dello Statuto…Dettagli… se si è abituati alle espulsioni a raffica, una più una meno non conta…

4) Ho scritto che Casini espelle o emargina nientemeno che i fondatori di Cav, Progetto Gemma e SOS vita! Anzani finge ancora una volta di non capire, declassa costoro a “quattro bastiancontrari”, ma certo non smentisce che i “bastiancontrari” siano appunto le persone che ho detto, con i meriti e la storia che ho illustrato. E poi scrive che coloro che hanno ricevuto l’ultimatum che scade il 15 ottobre (l’ultimatum di solito si manda a chi fa parte non a chi è fuori, vero?) sono fuori del MpV: “non possono illudersi di reintrodursi nel Movimento, magari colonizzando qualche organo direttivo di federazioni periferiche”. Come non sapeva che io faccio parte del MpV, e passi, così ignora che tra i reprobi che hanno ricevuto l’ultimatum vi è per esempio Marisa Orecchia, che è dirigente nazionale da prima di lui, e che siede nel direttivo nazionale anche oggi, regolarmente eletta! Orecchia inoltre è anche presidente del MpV del Piemone, che non è per nulla “marginale”, bensì uno dei più attivi e vivaci d’Italia. Quanto al verbo “colonizzare” le elezioni teleguidate dall’alto sono elezioni democratiche, mentre le elezioni vinte e stravinte da coloro che riturbano i capi sono colonizzazioni!

5) Una sola ammissione importante fa Anzani: parlando della convinzione diffusa che lui sia il delfino designato dal presidente a vita, Anzani, non risponde: “no, figuriamoci, a me l’elezione non interessa… le voci non hanno alcun fondamento…e soprattutto ritengo che ci voglia un po’ di rinnovamento, che un pensionato come me debba anche lasciare spazio a qualcuno di un po’ più giovane. E poi sarebbe troppo gravoso, ad una certa età dirigere un Movimento così impegnativo”. No, Anzani afferma: “resta il dettaglio che un’elezione andrebbe anche accettata”. Vedrà, caro Anzani, sono in tanti ad avere capito: sono innumerevoli i commenti positivi di gente del MpV ai miei articoli, e forse le prossime elezioni saranno con meno deleghe, meno automatismi e ci sarà qualcuno che starà ben attento. Pena la morte per eutanasia del MpV.

6) Quanto infine alla frase ingiuriosa “se soffrono di mancate presidenze” riferito ai reprobi, si sbaglia di grosso: i Palmaro, i Filardo e tanti altri hanno dato le dimissioni dal direttivo nazionale, dove erano stati regolarmente eletti, proprio perché hanno a cuore non la sedia, ma il MpV.

L’affare Boero:

Breve premessa: queste considerazioni nascono leggendo un po’ di mail di Valter Boero, personaggio che ama scrivere a più persone: qualcuna finisce poi anche al sottoscritto… Per esempio sono entrato in possesso di sue mail agli ambienti del Timone in cui dice di diffidare dal sottoscritto, perché direi menzogne e calunnie sul MpV. Quali siano le menzogne, non viene detto. Conservo poi altre mail in cui Boero parla del MpV e delle elezioni regionali in Piemonte. Valter Boero è presidente del MpV di Tornino e dirigente nazionale del Movimento. Si tratta di un professore universitario che si è avvicinato da pochi anni al Movimento, ma che ha fatto subito una certa carriera. Boero è persona che ama la politica, e fa parte, come Carlo Casini, dell’Udc.

Alle ultime elezioni regionali ha avuto contatti con Cota, secono molte voci per chiedergli un posto nel listino del presidente. Ma il posto non è arrivato. Così Boero ha deciso di appoggiare Mercedes Bresso, la candidata della sinistra e dei radicali, oltre che del suo Udc. Bresso è la candidata per cui Bonino e Pannella si sono spesi maggiormente. Ha infatti ha un passato di radicale e ha sempre sostenuto aborto, fiv, ru 486, eliminazione di Eluana, matrimoni gay….Non insomma una pro life. Ebbene, Boero, come si diceva, la ha sostenuta, come membro del MpV e dell’Udc. Lo ha fatto argomentando, spiegando agli amici del MpV piemontese che non “capivano” di aver ragione: meglio la Bresso di Cota, che non ci dà nessun posto di assessore o in listino…

Leggere le mail di Boero è imbarazzante: traspare la smania di un posto, più che altro…dice spesso che se Cota capisse, dovrebbe dargli qualcosa..mah… Ma procediamo: Andrea Morigi, su Libero, accusa Boero di aver sostenuto la Bresso; Boero non smentisce. Io ripeto tutto sul Foglio. Boero non smentisce ufficialmente neppure questa volta. Però racconta ad altri personaggi del MpV, che gli chiedono chiarimenti, che sono tutte calunnie… Per la verità neppure Carlo Casini, che ha minacciato di espulsione chi ha appoggiato la Bresso, ha mai smentito: rispondendo a Morigi, infatti, non ha difeso il suo pupillo piemontese, l’uomo che gli serve per rompere Federvita Piemonte, troppo “disobbediente” ai suoi voleri…

Non ne ha neppure parlato (ma neppure ha richiamato Boero). Eppure Casini rispondeva ad un articolo, lo ripeto, in cui l’accusa era chiara. Neppure Anzani, rispondendo a me, come notavo sopra, smentisce. Riduce a “chiacchiericcio”. Torno a chiedere: dove va il MpV se il partito del presidente vota un radicale, senza che il presidente parli? Dove va, se un dirigente nazionale del MpV finisce a braccetto con i radicali? Se un vicepresidente nazionale, Anzani, fa capire che il fatto che un dirigente nazionale spacchi una federazione locale e voti radicale, non importa nulla? Sono un rompiballe ottuso io, qualcosa mi sfugge, perché sono corto, invidioso e ignorante, o c’è del marcio al vertice?