
Fecondazione eterologa lecita: Il cerchio si chiude

Comunicato Stampa n. 153
1. “La fecondazione umana extracorporea (omologa ed eterologa) è eticamente inaccettabile in quanto viola il diritto alla vita e la dignità della persona umana; la fecondazione extracorporea (omologa ed eterologa) comporta la decisione di ricercare la nascita di un figlio mediante l’intervento di tecnici estranei, pur nella loro consapevolezza del sacrificio di embrioni fratelli; qualunque legge che consenta e regolamenti la fecondazione extracorporea (omologa ed eterologa) non è compatibile con l’ordinamento giuridico di una sana democrazia e con la carta costituzionale italiana; la fecondazione extracorporea (omologa ed eterologa) non è un trattamento terapeutico perché non cura né rimuove le cause della sterilità (…) l’unica legge proponibile e necessaria deve vietare qualsiasi tipo di fecondazione extracorporea (omologa ed eterologa)“.
La riflessione sulla decisione della Corte Costituzionale di permettere la fecondazione eterologa non può che partire da questo “annuncio doveroso” fatto nel 1998 da coloro che avrebbero fondato il Comitato Verità e Vita.
“Doveroso”: perché puntuale affermazione di principi non negoziabili, “particolarmente urgente e prioritario in quanto riguarda le radici stesse dell’uomo e la sorte della società di domani“: nessuna strategia, nessuna tattica, nessun “male minore” giustificava la legittimazione di una tecnica antiumana come la fecondazione in vitro.
Nel 2004, il Comitato Verità e Vita, appena sorto, sentì il “dovere di riaffermare la verità tutta intera” con il Manifesto Appello “Una legge gravemente ingiusta: la verità sulla fecondazione artificiale in vitro“. Solennemente si ribadiva che “Con questa legge viene riconosciuta piena cittadinanza giuridica alla fecondazione artificiale in vitro omologa, attuata secondo alcune indicazioni vincolanti. Questa legge contraddice radicalmente l’insegnamento del Magistero cattolico (…) Come l’aborto procurato e l’eutanasia, anche la fecondazione in provetta rimane, in quanto occisiva, un atto intrinsecamente antigiuridico per uno Stato laico, nonostante sia reso formalmente lecito da una legge. (…) La produzione degli embrioni umani in vitro si oppone al rispetto della dignità e dei diritti del concepito riconosciuti dallo jus gentium (…) (La FIVET) riduce l’uomo-embrione a oggetto da usare come mezzo per ottenere una gravidanza; incoraggia la selezione eugenetica dei concepiti per l’eliminazione dei difettosi; crea le premesse per l’uccisione dei gemelli con l’aborto selettivo – legale in forza della l.194/78 – nel caso di gravidanze plurime. Inoltre, non è oggettivamente possibile garantire una effettiva tutela giuridica a un embrione umano che si trovi fuori del corpo della madre.“.
2. Sono passati sedici anni da quell’annuncio e solo dieci anni dall’approvazione della legge 40, fortemente voluta e sostenuta dal mondo cattolico ufficiale e dal Movimento per la Vita, nonostante l’insegnamento del Magistero con la Donum Vitae e la Dignitas Personae. Dieci anni durante i quali centinaia di migliaia di embrioni sono stati prodotti per morire (come risulta dalle relazioni ministeriali, che riportano l’enorme numero di embrioni prodotti e i pochi bambini nati vivi), oppure sono stati congelati, o ancora sezionati con la diagnosi genetica preimpianto; e migliaia di coppie, spesso senza avere alcun “bambino in braccio” si sono sottoposte a pratiche degradanti, pagando talvolta somme ingenti e sviluppando anche patologie. Non solo: la legalizzazione ha rapidamente creato costume, tanto da far considerare quelle tecniche come “buone”, “utili”.
Ma quale è il reale contenuto della legge 40? Lo troviamo nell’articolo 1: “è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita”: tutto il resto sono i “paletti” che, via via – come era assolutamente prevedibile ed era stato pubblicamente previsto dal Comitato – sono caduti, stanno cadendo e continueranno a cadere (la Corte Costituzionale renderà tra pochi mesi lecita anche la sperimentazione sugli embrioni congelati?).
Sì! La vera scelta di allora era se permettere o vietare la fecondazione artificiale: e si decise di permetterla – anche per coprire le pratiche di un famoso ospedale cattolico che, guarda caso, è caduto insieme ai “paletti” – con un’operazione semantica che Mario Palmaro ricordava bene nel suo ultimo comunicato stampa: “Verità e Vita nasceva dall’indignazione di constatare che mondo cattolico e Movimento per la vita non subiva quella legge, ma la promuoveva politicamente e moralmente. Risultato: in questi dieci anni il mondo cattolico e il Movimento per la Vita hanno difeso a spada tratta ogni giorno la legge 40/2004. E hanno difeso la fecondazione artificiale nella sua versione omologa e “depurata” dai suoi aspetti più clamorosamente odiosi, chiamandola con le stesse parole inventate dall’antilingua abortista: procreazione assistita“.
Proprio questa ipocrita operazione – ritenere queste tecniche di origine veterinaria una “terapia” – ha dapprima permesso alla Corte Costituzionale di eliminare il numero massimo di embrioni producibili, poi ai Giudici di ritenere legittima la diagnosi genetica preimpianto e – sembra probabile – nuovamente alla Corte Costituzionale di ritenere illegittimo il divieto di fecondazione eterologa.
3. Non è certo il caso di segnalare: “Noi l’avevamo detto”. La triste parabola cui stiamo assistendo impone, però, qualche riflessione pubblica: a) la legge 40 ci insegna in concreto che quando una legge èintegralmente iniqua perché il legislatore ha fatto una scelta contraria alla dignità degli esseri umani, non serve esaltare l’importanza dei “paletti”; b) una volta che essa è stata approvata, diventa più difficile riconoscere la natura ingiusta ed iniqua di una legge: ci si sofferma sulla regolamentazione senza avvedersi della scelta di fondo; c) i principi non negoziabili sono tali non solo perché su di essi non si deve negoziare, ma anche perché, quando si decide di cedere su parte di essi, si perde tutto e non si ottengono nemmeno quei risultati parziali che si perseguivano.
Qualcuno è disposto a sostenere con il dovuto coraggio – almeno ora! – che questa legge, insieme alla sorella maggiore sull’aborto, non può che essere contestata ed abrogata? Ci sono altri interessi da coprire?
Il Comitato Verità e Vita continuerà nel suo annuncio doveroso, fedele alla sua origine e alla sua storia, a proclamare la verità tutta intera.