
Dignitas Personae: L’Istruzione Dimenticata

Comunicato Stampa 209
Il 12 dicembre del 2008 veniva pubblicata l’istruzione Dignitas personae. Su alcune questioni di bioetica. Il nostro Comitato salutò quel giorno come un «giorno importante» (C.S. n. 61), per i cattolici e per gli uomini di buona volontà. Con parole chiare ed inequivocabili quel documento ha dissolto tutti quei sofismi furbescamente escogitati, anche in casa cattolica, per sostenere la liceità morale della fecondazione in vitro omologa e la fondamentale bontà della legge 40/04.
Rileggendo il documento a dieci anni di distanza risulta immediatamente evidente l’estrema attualità delle questioni affrontate, ma insieme anche la cortina di silenzio scesa sul contenuto della Dignitas personae. La legge 40/04 sembra essere ormai stata digerita dalle coscienze e, anche in casa cattolica, se ne elogiano i positivi risultati in termini di nascite, dimenticando tuttavia che: «tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l’embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate. È vero che circa un terzo delle donne che ricorrono alla procreazione artificiale giunge ad avere un bambino. Occorre tuttavia rilevare che, considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero di embrioni sacrificati è altissimo. Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. In realtà è assai preoccupante che la ricerca in questo campo miri principalmente a ottenere migliori risultati in termini di percentuale di bambini nati rispetto alle donne che iniziano il trattamento, ma non sembra avere un effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione» (Dignitas personae, n. 14).
La fecondazione extracorporea è, dunque, dichiarata intrinsecamente occisiva e prevede, per una sua logica interna perversa, la colpevole e intenzionale degradazione dell’essere umano a cosa o strumento nelle mani di un altro uomo, in grado di distruggerlo o manipolarlo a piacimento. Tutti gli altri temi affrontati dalla Dignitas personae discendono da questo primo vulnus la cui radice è la separazione della procreazione dall’atto d’amore coniugale (Dignitas personae, nn. 13 e 17). Non è, dunque, possibile stare in silenzio o attenuare il giudizio sulla illiceità morale e giuridica della procreazione extracorporea omologa e scagliarsi contro la procreazione extracorporea eterologa, la clonazione o l’utero in affitto. Anche la proposta di “adozione prenatale” degli embrioni crioconservati, sebbene «lodevole nelle intezioni», non è moralmente percorribile perché prevede il ricorso alla stessa fecondazione in vitro che ha generato «una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile» (Dignitas personae, n. 19).
L’importanza di Dignitas personae si misura anche nello sguardo integrale che questo documento ha gettato su tutte le minacce alla vita umana che giungono dalle nuove tecniche irrispettose della dignità del concepito. Il documento distingue chiaramente tra due modelli opposti di relazione: la relazione di dominio e la relazione di riconoscimento. Solo il riconoscimento dell’essere umano come persona, in ogni sua fase, consente che i continui appelli a non discriminare, provenienti da diversi settori della nostra società, non suonino come una vuota ipocrisia (Dignitas personae, n. 22); ma oltre a questo ci ricorda la precarietà e i limiti della condizione umana, il rifiuto dei quali è ormai presente in diversi ambiti della cultura e della ricerca scientifica (Dignitas personae, n. 27).
Riguardo al nostro no alla fecondazione extracorporea e a tutto ciò che ne consegue, così si esprimeva il nostro comunicato stampa n. 61 del 2008: «Questa posizione ci è costata incomprensioni, minacce, censure, accuse di eterodossia. Sono fiorite perfino delle leggende su di noi, che pure siamo un’associazione aconfessionale pro-life: Verità e Vita non ascolta la Chiesa; Verità e Vita è pericolosa. Noi abbiamo molta pazienza, e per amore della verità accettiamo anche di essere calunniati ingiustamente. Ora, grazie alla Dignitas personae, vediamo con soddisfazione che la verità ha la testa dura, anche se si lascia mettere in croce. E, alla fine, vince. Speriamo che adesso sia a tutti chiaro come stanno le cose e chi, fino ad oggi, ha purtroppo sbagliato strada».