
Aborto, fecondazione e contraccezione
2010-12-8
Lettera del Dr. Gianluigi Parenti al Direttore de Il
Gentile Direttore,
sono un ginecologo che lavora in un ospedale della Brianza. Sono
molto contento che si svolga la “ Veglia per la
Vita”.
Io, però, la chiamerei la “sveglia “ per la vita,
in quanto mi sembra che il torpore (diabolico) stia permeando sia
gli operatori sanitari che i cittadini in generale (tra cui molti
bravi cattolici).
La sonnolenza serpeggia sempre più evidentemente quando
capisci che certi giudizi veramente umani (cioè squisitamente
morali) su aborto, fecondazione artificiale, contraccezione fanno
scattare un fastidio, quasi come quando al mattino vado a svegliare
i miei figli per andare a scuola e si girano scocciati
dall’altra parte.
In particolare sarebbe bello se per scuoterci da tale
atteggiamento da plantigradi, i Vescovi italiani prendessero carta
e penna, come i colleghi (scusate, i confratelli)
dell’episcopato polacco e dicessero una volta per tutte che
chi utilizza o gestisce tecniche di fecondazione artificiale si
trova fuori dal cammino umano (perciò morale) che la Chiesa
insegna.
Io sono stanco di sentimi dire da colleghi cattolici di essere
sì tali, ma di avere le loro idee sui temi sensibili. Questa
per me non si chiama comunione, ma relativismo. Tutto è
relativo a me, cioè io sono il centro della vita e il mio
istinto e il mio pensare costituiscono la strada maestra delle
scelte nella professione e nella vita. Ora, a Milano, uno che pensa
di essere il perno attorno al quale gira tutto come fosse una
trottola si dice che “pirla”, cioè gira ma non si
muove.
Come ginecologo ho assolutamente bisogno di sapere che i miei
Vescovi hanno un giudizio chiaro sulla salvaguardia della vita
anche di quella che è solo formata da due cellule. Mi chiedo:
l’uomo quante cellule deve avere per assurgere alla
dignità di essere vivente e a quante cellule entra
l’anima nell’uomo?
O ci importa dei nostri piccoli solo se diventano animali da
pelliccia come i poveri conigli che hanno fatto vedere stasera in
televisione con un servizio pro-animalista? Stiamo giocando con la
vita dei nostri figli, li stiamo usando come carne da macello per
le nostre voglie.
Ieri ho fatto un ecografia ad una paziente che inizia il percorso
per una ovodonazione in Grecia: “Sa, dottore, siamo avanti
con gli anni, non siamo sposati, con l’adozione magari
non ci darebbero un figlio, o magari ce ne darebbero uno grande,
così vado in Grecia per avere delle uova da far fecondare con
il seme del mio compagno e poi fare il trasferimento degli
embrioni…”. Quando ho chiesto che cosa avrebbe pensato
il figlio nato da due madri: muta. Senza poi valutare quanti
fratellini verranno sacrificati nell’intento
del”risultato” finale. I nostri Vescovi prendano carta
e penna o qui moriamo tutti.
(Gianluigi Parenti)
Lettera del Dr. Gianluigi Parenti al Direttore de Il
Sussidiario
Invito alla lettura:
lettera del Dr. Gianluigi Parenti al Direttore de ‘Il Sussidiario’,
pubblicata il 27/11/2010
link
Gentile Direttore,
sono un ginecologo che lavora in un ospedale della Brianza. Sono
molto contento che si svolga la “ Veglia per la
Vita”.
Io, però, la chiamerei la “sveglia “ per la vita,
in quanto mi sembra che il torpore (diabolico) stia permeando sia
gli operatori sanitari che i cittadini in generale (tra cui molti
bravi cattolici).
La sonnolenza serpeggia sempre più evidentemente quando
capisci che certi giudizi veramente umani (cioè squisitamente
morali) su aborto, fecondazione artificiale, contraccezione fanno
scattare un fastidio, quasi come quando al mattino vado a svegliare
i miei figli per andare a scuola e si girano scocciati
dall’altra parte.
In particolare sarebbe bello se per scuoterci da tale
atteggiamento da plantigradi, i Vescovi italiani prendessero carta
e penna, come i colleghi (scusate, i confratelli)
dell’episcopato polacco e dicessero una volta per tutte che
chi utilizza o gestisce tecniche di fecondazione artificiale si
trova fuori dal cammino umano (perciò morale) che la Chiesa
insegna.
Io sono stanco di sentimi dire da colleghi cattolici di essere
sì tali, ma di avere le loro idee sui temi sensibili. Questa
per me non si chiama comunione, ma relativismo. Tutto è
relativo a me, cioè io sono il centro della vita e il mio
istinto e il mio pensare costituiscono la strada maestra delle
scelte nella professione e nella vita. Ora, a Milano, uno che pensa
di essere il perno attorno al quale gira tutto come fosse una
trottola si dice che “pirla”, cioè gira ma non si
muove.
Come ginecologo ho assolutamente bisogno di sapere che i miei
Vescovi hanno un giudizio chiaro sulla salvaguardia della vita
anche di quella che è solo formata da due cellule. Mi chiedo:
l’uomo quante cellule deve avere per assurgere alla
dignità di essere vivente e a quante cellule entra
l’anima nell’uomo?
O ci importa dei nostri piccoli solo se diventano animali da
pelliccia come i poveri conigli che hanno fatto vedere stasera in
televisione con un servizio pro-animalista? Stiamo giocando con la
vita dei nostri figli, li stiamo usando come carne da macello per
le nostre voglie.
Ieri ho fatto un ecografia ad una paziente che inizia il percorso
per una ovodonazione in Grecia: “Sa, dottore, siamo avanti
con gli anni, non siamo sposati, con l’adozione magari
non ci darebbero un figlio, o magari ce ne darebbero uno grande,
così vado in Grecia per avere delle uova da far fecondare con
il seme del mio compagno e poi fare il trasferimento degli
embrioni…”. Quando ho chiesto che cosa avrebbe pensato
il figlio nato da due madri: muta. Senza poi valutare quanti
fratellini verranno sacrificati nell’intento
del”risultato” finale. I nostri Vescovi prendano carta
e penna o qui moriamo tutti.
(Gianluigi Parenti)