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A proposito di Legge 194

2009-06-24

Un approfondimento su una legge che nulla ha di buono.

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A seguito
di un articolo sul Cav della Mangiagalli di Milano pubblicato su
Avvenire il 14-06-2009 (visionabile in fondo pagina), evidenziamo
lettera al direttore di Avvenire, risposta della giornalista e
replica di Domenico Ferro.



Caro Direttore, la prego di voler rettificare una frase non
rispondente a verità contenuta nell’articolo sul Cav
Mangiagalli di Lucia Bellaspiga pubblicato a pag. 3
dell’edizione di domenica 14 giugno. La frase a cui mi
riferisco è: «È la famosa 194, citata di solito come
’legge sull’aborto’, in realtà intitolata in
primo luogo ’Norme per la tutela sociale della
maternità’, dove ’l’interruzione volontaria
della gravidanza’ è solo l’ultima spiaggia».
In realtà la legge è intitolata: ‘ Norme per la tutela
sociale della maternità e sull’interruzione volontaria
della gravidanza’. Leggendo l’articolo, invece, il lettore
è indotto in errore, in quanto è spinto a credere che lo
scopo della legge sia ‘la tutela sociale della maternità’,
mentre ‘l’interruzione volontaria della gravidanza’
(traduzione in antilingua del termine ‘aborto’, come ben
evidenziò Pier Giorgio Liverani nel suo ‘Dizionario
dell’antilingua’) sembrerebbe quasi un evento non voluto
dalla legge. E ciò, peraltro, si evince dal prosieguo
dell’articolo. Secondo me, invece, la 194 è citata a
ragione come ‘legge sull’aborto’, in quanto, come certo lei
saprà bene, il suo vero scopo è proprio
l’istituzione del diritto all’aborto libero e gratuito,
e tutte le parti sulla prevenzione e sulla tutela della
maternità sono solo delle ipocrisie scritte – e peraltro mai
applicate, anche perché per la loro violazione non è
prevista alcuna sanzione – per ingannare gli sprovveduti. E
ciò è dimostrato dai quasi 140.000 aborti volontari
praticati ogni anno ( corrispondenti a circa il 25% delle
gravidanze). La legge 194 è una legge integralmente iniqua e
assassina, e non una buona legge applicata male, come invece – e
ciò mi provoca molto dolore – vorrebbe far credere il suo
giornale.

Domenico Ferro

Presidente FederVita Calabria




Risponde
Lucia Bellaspiga


Gentile signor Ferro, se ogni legge inapplicata o disattesa fosse
solo liquidata come ipocrita, sarebbe troppo comodo: noi riteniamo
invece che i diritti vadano pretesi, specie quando appunto sono le
leggi stesse a sancirli. La 194, come abbiamo più volte
scritto e qui confermiamo, promette e non mantiene: dice infatti a
chiare lettere che, prima di arrivare all’aborto (visto
appunto come ultima spiaggia), il consultorio e la struttura
socio-sanitaria devono aiutare la donna ‘a rimuovere le cause che
la porterebbero alla interruzione della gravidanza, metterla in
grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre,
promuovere ogni intervento atto a sostenerla, offrendole tutti gli
aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto’. Il
vero scandalo è che tutto ciò resti sulla carta, non che
sia stato scritto. La frase che le provoca dolore, d’altra
parte, non è farina del mio sacco ma dei miei intervistati,
ovvero gli operatori dei Centri di aiuto alla Vita. Nessuna
rettifica, dunque: se quella legge, divenuta irresponsabile
scorciatoia per l’aborto, fosse applicata, molti di quei
140mila bambini verrebbero al mondo. Ed è questo che a noi
provoca ‘molto dolore’.




Replica
Domenico Ferro


Gentile Direttore,

La ringrazio per aver pubblicato, sull’edizione del 21/6, la
mia lettera sull’intervista al CAV Mangiagalli.

Ringrazio anche la signora Bellaspiga per avermi risposto.

Al riguardo ho l’impressione di non essere riuscito a
spiegarmi adeguatamente, e vorrei approfittare ora per cercare di
chiarire meglio ciò che intendo dire.

Una legge che vuole sancire un diritto contiene un precetto e una
sanzione per chi non ubbidisce al precetto. Se manca la sanzione,
il precetto rimane solo un’ipocrita proclamazione di un
astratto principio. Questo lo capisce chiunque, anche senza essere
un giurista. A maggior ragione lo sa bene il legislatore, che
pertanto, se omette deliberatamente la sanzione, dimostra di non
avere a cuore il diritto che vorrebbe far credere di voler sancire.
Nel nostro caso, l’unico vero diritto sancito dalla 194
è, ripeto, quello all’aborto libero e gratuito. E’
questo dunque lo scopo della legge, e non certo la tutela della
maternità. Questa, piaccia o no, è la verità. E non
è vero che la legge è inapplicata: infatti il servizio di
aborto (che, ripeto, è il vero scopo della 194) funziona alla
grande! Di questo sono convinti molti nel Movimento per la Vita.
Purtroppo non tutti, evidentemente. Ma se invece di dire la
verità si dicono le bugie, si sta dalla parte degli assassini.
Io sto dalla parte dei 370 bambini massacrati ogni giorno in
applicazione della 194. Per questo grido la verità,
sull’esempio degli insigni Maestri Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI. Perché non lo fa anche Lei, signora Bellaspiga,
se davvero prova tanto dolore?



Distinti saluti.

Domenico Ferro

Presidente FederVita Calabria



Testo
dell’articolo comparso su Avvenire il 14/06/2009 preso
dall’archivio storico online del giornale:


Il Cav
Mangiagalli


In 25 anni undicimila bambini
salvati Ma ci restano soltanto gli spiccioli




DA MILANO LUCIA BELLASPIGA

 In 25 anni, fino al dicembre del 2008, undicimila bambini
sono scampati alla morte per aborto nel solo Cav della Mangiagalli,
il Centro di Aiuto alla Vita che opera all’interno del noto
ospedale milanese. Undicimila figli di madri che per disperazione,
solitudine o povertavevano scelto di rinunciare a loro. Non avranno
la stessa fortuna tante madri e tanti figli del 2009,
probabilmente: il Cav Mangiagalli dopo 25 anni di attivitsta per
gettare la spugna.­ disperato l’allarme di Paola Bonzi,
fondatrice e direttore del Centro:­Siamo in bolletta, il che
ci costringe a rimandare indietro d’ora in poi le giovani
madri che busseranno alla nostra porta. L’altro giorno in
consiglio direttivo abbiamo presentato i conti: risulta che in
questo momento abbiamo in carico mamme e figli per 80mila euro, con
90mila euro in cassa. L’ultima donna l’abbiamo
accettata l’altroieri, dopo di lei basta.

  La parola fine sembra calare come una scure sulle speranze
di vita di migliaia di bambini condannati a non nascere, perchsenza
un aiuto concreto molte pidonne in difficoltsaranno indotte ad
abortire. Non si capacita Paola Bonzi e non si capacitano gli
operatori – psicologi, educatori, medici – che nel Cav Mangiagalli
lavorano da anni.­Ciche verra mancare a un esercito di donne
italiane e straniere sarnon solo l’aiuto economico, che pio
meno­necessario al 90 per cento di loro – sottolinea il
direttore – , ma ancor piil sostegno psicologico, questo
snecessario a tutte. Sono madri confuse, abbandonate, sole, quelle
che ricorrono a noi, ma da oggi se me ne arriva una sarcostretta a
rimandarla gi. E quel gi lo pronuncia­con la morte nel cuore:
Noi siamo in un ospedale, le donne incinte ci arrivano su dal piano
di sotto dove si erano presentate per abortire…. Una ‘risalita’
fisica e spirituale insieme, con la disperazione che
all’improvviso vede un ultimo spiraglio e la decisione di
morte che puancora tramutarsi in vita, purchqualcuno ti tenda una
mano. Da un piano all’altro non c’una corsia
preferenziale o un iter automatico,qualche medico o ostetrica ce le
manda su, come d’altra parte prevede la legge. Magari lo
facessero tutti!.la famosa 194, citata di solito come ‘legge
sull’aborto’, in realtintitolata in primo luogo ‘Norme per la
tutela sociale della maternit’, dove ‘l’interruzione
volontaria della gravidanza’­solo l’ultima spiaggia.
­questo il paradosso,­una legge ben costruita nella parte
positiva ma non ha un finanziamento – spiega la fondatrice del
Cav­. L’articolo 5 dice chiaro che il consultorio e la
struttura socio-sanitaria hanno il compito di esaminare tutte le
soluzioni possibili per aiutare la madre a rimuovere le cause che
la porterebbero alla interruzione della gravidanza, devono quindi
offrirle tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia
dopo il parto. Invece…

Grazie alle donazioni private e a qualche boccata d’ossigeno
da Regione e Comune, fino a oggi il Cav Mangiagalli ha potuto dare
a ogni donna un minimo di 200 euro al mese (tanto costa un posto
letto in una casa in coabitazione), oltre alla spesa per mangiare,
medicine, pannolini, abiti premaman, carrozzina, corredino per il
bimbo, il tutto a partire da sei mesi prima della nascita e fino a
un anno di vita, per un totale di 18 mesi. Significa che 500 mila
euro bastano per mantenere solo cento donne.­ Proprio per
tenere fede agli impegni già presi con centinaia di mamme, ora
siamo costretti a dire alt. L’ultima che ce l’ha
fatta­un’italiana di 36 anni, affetta da una grave
patologia che le ha fatto perdere il lavoro, Maria si era rivolta
al consultorio pubblico, dove per­se sei povero ti dicono che
non hai diritto a tuo figlio: ‘se non ha soldi per mantenerlo non
se lo pupermettere’, le hanno detto semplicemente. L’assurdo
­che non ti aiutano a cercarli quei soldi, solo perchsei
povero ti prospettano l’aborto come soluzione. Un figlio come
la pelliccia: un articolo di lusso per soli ricchi. Grazie a un
solo Cav undicimila vite hanno avuto la loro occasione. In futuro,
chissà”







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